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Kurdistan

Rapporto speciale: ISIS ha usato armi chimiche contro i curdi a Kobane?

Il destino della città di ora Kobane è appeso a un filo mentre circa 9000 miliziani dell’organizzazione Stato Islamico avanzano nell’area tenuta dai curdi.  L’attuale attacco di IS all’enclave di Kobane non è il primo tentativo degli jihadisti di distruggere l’area sotto controllo curdo.

 L’enclave di Kobane, la maggior parte della quale ora si trova nelle mani di IS, si estende verso Tel Abyad a est e verso Jarabulus all’ovest.  Costituisce un grosso ostacolo al desiderio degli jihadisti di mantenere un passaggio aperto per i loro miliziani dalla città di Raqqa fino al confine turco e ad ovest verso le linee del fronte della provincia di Aleppo.  Per questo IS cerca da tempo di distruggerla.

Prima dell’attuale campagna, il più grave (ma infruttuoso) tentativo di conquistare Kobane è stato quello del luglio 2014, poco dopo la drammatica avanzata di IS nell’Iraq.

È stato durante l’attacco a Kobane che sono emerse prove che sembrano indicare l’uso da parte di Stato Islamico di qualche tipo di agente chimico contro i combattenti curdi delle YPG (Unità di Difesa del Popolo) in almeno un’occasione.

L’offensiva di luglio è iniziata il 2 luglio.  Secondo attivisti curdi, l’uso dell’agente chimico è avvenuto il 12 luglio, nel villaggio di Avdiko, nella parte est dell’enclave di Kobane (ora nelle mani di IS.)  [i]

Nisan Ahmed, Ministro della Salute dell’autorità curda a Kobane, ha istituito una squadra sanitaria per esaminare l’incidente. Secondo Ahmed, i corpi di tre combattenti curdi non mostravano segni di danni causati da pallottole.  Piuttosto “bruciature e macchie bianche sui corpi dei morti indicavano l’uso di sostanze chimiche che hanno portato alla morte senza ferite visibili o sanguinamento esterno.” [ii]

La “Middle East Review of International Affairs” (MERIA Journal) ha ottenuto accesso esclusivo alle fotografie dei corpi di questi combattenti che appaiono qui di seguito per la prima volta. Secondo fonti israeliane esperte che hanno visto le immagini, queste sembrano indicare l’uso di una qualche forma di agente chimico, probabilmente iprite (agente vescicante), ma non è possibile confermarlo in via definitiva senza ulteriori indagini.

Dove potrebbe IS aver acquisito questi agenti?  Secondo un rapporto del sito web in lingua araba Al-Modon del 16 luglio, testimoni oculari nella città di Raqqa asseriscono l’esistenza di una struttura nei pressi della città che contiene agenti chimici. [iii]  L’affidabilità dei testimoni oculari è stata suggerita a MERIA da parti terze.

È possibile che questi [agenti chimici] siano stati trasferiti a Raqqa dall’Iraq dopo la cattura del complesso di Muthanna da parte di IS a giugno, 35 miglia a nordest in Iraq. L’ambasciatore dell’Iraq Mohammed Ali Al-Hakim, parlando dopo la conquista di Muthanna da parte di IS, ha indicato due bunker nella struttura, il 13 e il 41, come motivo di particolare preoccupazione.

Secondo un rapporto dell’ONU compilato dopo la partenza degli ispettori dell’ONU e citato dall’Associated Press, il bunker 41 conteneva “2,000 granate di artiglieria da 155mm vuote contaminate con l’agente chimico bellico iprite, 605 contenitori di iprite da una tonnellata con residui e materiale da costruzione fortemente contaminato.”

All’epoca, Jen Psaki del Dipartimento USA ha minimizzato l’importanza della conquista di Muthanna. Psaki suggeriva che la struttura conteneva “residui chimici degradati” ma che sarebbe stato “difficile, se non impossibile, usarli a scopi militari in modo sicuro o, francamente, spostarli.”  [iv]

Un rapporto della CIA del 2007 tuttavia fornisce prove che potrebbero mettere in discussione l’apparente assenza di preoccupazione da parte di Psaki. Il rapporto osserva che “La produzione di precursori e agenti a Al Muthanna non è stata completamente distrutta durante Desert Storm. Parti della produzione e dello stoccaggio di iprite (agente vescicante) sono sopravvissute. Le strutture di produzione di VX e Tabun (gas nervino) sono state rese inservibili.” [v]

Il rapporto osserva inoltre che “ISG non è in grado di determinare in modo inequivocabilmente l’intera sorte di vecchie munizioni, materiali e sostanze chimiche prodotti e immagazzinati lì. La questione è ulteriormente complicata dai saccheggi e dalle demolizioni fatte dagli irakeni.” [vi] Rispetto allo stato di al-Muthanna al momento della stesura del rapporto (2007), si nota che scorte di munizioni chimiche sono ancora immagazzinate in quel luogo. Le più pericolose sono state denunciate all’ONU e sono chiuse in bunker. Anche se denunciati, i contenuti dei bunker devono ancora essere confermati.

Numerosi bunker, inclusi undici bunker a forma di croce, sono stati utilizzati. Alcuni dei bunker erano vuoti. Alcuni bunker contenevano grandi quantità di munizioni chimiche non riempite. [vii]

Così il rapporto della CIA conferma che al-Muthanna è stato usato per la produzione di armi chimiche, inclusa l’iprite.  Il rapporto conferma anche che indagini non sono state in grado di ‘determinare in modo inequivocabile’ la sorte di munizioni nel sito e mentre è chiaro che scorte sono conservate nel sito, la natura precisa delle scorte resta senza conferma.  Non ci sono indicazioni sul fatto che questa situazione sia cambiata nel periodo successivo al rapporto. Le prove sembrano sostenere l’affermazione che, almeno in un’occasione, forze di Stato Islamico hanno usato una qualche forma di agente chimico, acquisito da quale parte, contro le YPG a Kobane.

Non sono stati riportati ulteriori casi.  Le prove indicano anche che è probabile che come risultato della conquista del complesso di al-Muthanna, scorte di munizioni chimiche siano entrate in possesso del gruppo.

L’incidente nel villaggio di Avdiko il 12 luglio suggerisce che IS potrebbe essere riuscito a rendere parte di questo materiale disponibile per l’uso in combattimento.

Il probabile possesso da parte di Stato Islamico di una capacità di armi chimiche per ovvie ragioni è motivo delle più gravi preoccupazioni e dovrebbe essere urgentemente oggetto di ulteriore attenzione e di indagini.

 

[i] conversazioni con attivisti curdi, luglio, 2014. [ii] Hadi Salameh, ‘Did ISIS use chemical weapons against the Syrian Kurds,’  16 luglio, Al-Modon. (arabo). http://www.almodon.com [iii] Ibid. [iv] Associated Press, 9 luglio 2014.  http://www.theguardian.com [v] Al Muthanna Chemical Weapons Complex, Iraq’s Chemical Warfare Program – Allegato B, 23 aprile 2007.   https://www.cia.gov [vi] Ibid. [vii] Ibid. Fonte: http://www.gloria-center.org/2014/10/meria-special-report-did-isis-use-chemical-weapons-against-the-kurds-in-Kobane-warning-graphic-content/

di Jonathan Spyer – gloria-center.org 13 Ottobre 2014  

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