Il governo turco mette città curde in gestione coattiva e prima dell’inizio dell’anno scolastico sospende migliaia di insegnanti- Lo stato di emergenza in Turchia verrà prolungato fino al 2017. Così ha riferito il quotidiano socialista Evrensel (edizione del venerdì) facendo riferimento a politici dell’opposizione socialdemocratica. Ufficialmente lo stato di emergenza era stato proclamato per il momento per tre mesi per procedere contro il movimento del predicatore Fethullah Gülen additato come regista occulto del fallito tentativo di golpe del 15 luglio. Ma ora il Presidente Recep Tayyip Erdogan usa i suoi poteri speciali per destituire sindaci eletti in dozzine di città del sudest della Turchia abitate in prevalenza da curdi e metterle in gestione coattiva. Il governo accusa i comuni governati dal Partito Democratico delle Regioni (DBP) curdo di sostenere il Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK perché nell’estate dello scorso anno hanno proclamato »amministrazioni autonome« basate sui loro consigli del popolo.
Secondo il decreto 28 amministrazioni comunali sono già state destituite, così ha dichiarato il Ministro degli Interni Süleyman Soylu giovedì. “Siamo al tutto per tutto. Siamo in procinto di dare a coloro che non vogliono sottomettersi al potere dello Stato una risposta in una lingua che capiscono.” I primi comuni nei quali giovedì sonno stati nominati come amministratori fiduciari i rispettivi governatori sono il distretto della città vecchia Sur della metropoli Diyarbakir e il vicino capoluogo di provincia Silvan.
Entrambe le località sono considerate roccaforti del movimento di liberazione curdo. E così il Partito Democratico dei Popoli (HDP), all’interno del quale il DBP è l’organizzazione più forte ad essere attiva nelle amministrazioni locali, nelle elezioni parlamentari dello scorso anno a Sur ha raggiunto l’81,6 % e a Silvan perfino all’88,9 % dei voti. Dopo che giovani per la protezione dell’amministrazione autonoma del quartiere aveva alzato barricate davanti alle violenze della polizia, entrambi i comuni nell’inverno sono stati bersagliati dall’esercito con armi pesanti durante pesanti coprifuoco. Successivamente gli abitanti espulsi dei quartieri distrutti sono stati espropriati per decreto. »Non riconosciamo questi amministratori fiduciari. Non possono rappresentare la volontà del popolo«, ha dichiarato la co-presidente del DBP, Sebahat Tuncel, giovedì scorso. »Questo è un golpe. E così come il nostro popolo ha opposto resistenza contro il golpe (del 15 luglio, jW), si opporrà anche a questo.« Il PKK già diversi giorni fa aveva minacciato di attaccare gli amministratori fiduciari statali.
Poco prima dell’inizio dell’anno scolastico il 19 settembre il Ministero dell’Istruzione giovedì ha fatto sospendere 11.285 insegnanti nelle parti del Paese a maggioranza curda per presunti collegamenti con il PKK. A Diyarbakir venerdì la polizia ha sciolto con la violenza una manifestazione del sindacato dell’istruzione Egitim-Sen, almeno 30 insegnanti sono stati arrestati.
Mentre Erdogan giovedì ad Ankara ha parlato della “più grande operazione militare nella storia” della Turchia contro il PKK, l’esercito si scontra con la forte resistenza da parte della guerriglia. I soldati conducono una »lotta per la vita o la morte«, ha ammesso di fronte alla stampa perfino il comandante supremo della polizia militare, il generale Yasar Güler, dopo giorni di combattimenti con molte perdite nella provincia di montagna di Hakkari.
di Nick Brauns
Junge Welt