Questo appello è rivolto a tutte le donne che, nelle proprie lotte e resistenze, si sentono solidali al popolo curdo e, in particolare, con le sue donne. Ne chiediamo la massima diffusione su qualsiasi sito, lista mail, blog, ecc. Invitiamo inoltre tutte le realtà ad aderire formalmente all’appello, scrivendo all’indirizzo solidarietadonnekurde@gmail.com
l 17 febbraio si svolgerà a Roma la manifestazione per la liberazione di Ocalan e di tutt* le/i prigionier* politic* per la pace e la giustizia in Kurdistan e, in particolare, contro gli attacchi criminali del governo turco contro Afrin. Invitiamo tutte le donne a scendere in piazza nello spezzone che sarà dietro lo striscione “jin, jiyan, azadi”, per essere vicine alle nostre amiche e compagne curde che in questo momento sono oggetto di attacchi da parte degli stati patriarcali: resistono nella loro terra e sono protagoniste di una rivoluzione. Le aggressioni del sistema fascista contro le donne si manifestano nell’imposizione di matrimoni alle bambine, nella chiusura forzata delle associazioni e dei quotidiani femminili, nello stupro usato come arma di guerra, nei femminicidi, nelle molestie, anche sessuali, nelle carceri, nell’accanirsi contro i corpi delle combattenti uccise, negli assassinii mirati contro le compagne; …e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Come tutte le guerre anche questa è una guerra principalmente contro le donne; per questo diventa centrale la resistenza e la lotta delle donne.
Una lotta che, strada per strada, casa per casa, organizza e libera le donne liberando una società che si autogestisce; una resistenza sia alla violenza statale nelle carceri della Turchia che nelle montagne liberate del Kurdistan. La lotta per cui le città del Kurdistan turco rivendicano la loro autonomia è la stessa lotta che porta in piazza le donne e i popoli dell’Iran, che vogliono autodeterminarsi ed è la stessa lotta che sta costruendo, passo dopo passo, la rivoluzione in Rojava: la rivoluzione delle donne.
È la stessa resistenza di Sakine Cansiz, Fidan Dogan, Leyla Saylamez, assassinate 5 anni fa a Parigi, nel cuore d’Europa, dai servizi segreti turchi; è la stessa di Seve Demir, Pakize Nayir, Fatma Uya, assassinate a Silopi durante il coprifuoco di 2 anni fa.
Abdullah Ocalan, filosofo e leader del PKK, ha sempre appoggiato questa resistenza e lotta delle donne. Nella sua analisi la sottomissione della donna, il patriarcato e l’oppressione statale/capitalista, sono tre facce dello stesso fenomeno e per questo la liberazione attraverso l’autorganizzazione delle donne è, allo stesso tempo, strumento trasversale e condizione necessaria per la liberazione della società.
L’attacco dello Stato fascista turco contro il cantone di Afrin è un attacco alla rivoluzione del Rojava, alla rivoluzione delle donne. Mantenendo in carcere Ocalan lo stato turco imprigiona un uomo che ha lottato e lotta senza interruzione per la libertà della donna e, quindi, della società.
Libertà per Ocalan e per tutt* i/le prigionier* politic*!
Pace e giustizia in Kurdistan!
Jin jiyan azadi! Donne vita libertà!
Prime adesioni:
Ponte Donna
Donne per la rivoluzione gentile
Toponomastica femminile
Collettivo Donne e Diritto di Milano
k_alma
campagna lasciatecientrare
Le mafalde di Prato