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I Curdi in Siria

SVILUPPI POLITICI NEL KURDISTAN OCCIDENTALE (KURDISTANA ROJAVA)

PREFAZIONE

I curdi che vivono nel Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) e in Siria hanno vissuto a lungo ai margini degli sviluppi politici generali e sono stati loro stessi a rischio di scomparsa. Non avevano mai acquisito il posto che si meritavano a livello di dibattito pubblico regionale e internazionale. Quando si parlava dei curdi siriani, anche negli ultimi tempi, non era che a margine degli avvenimenti verificatisi nel Kurdistan iracheno o nel Kurdistan turco. Eppure i curdi del Kurdistan occidentale non hanno sperimentato meno problemi degli altri; ma questo fatto si spiega attraverso considerazioni geografiche, demografiche e soprattutto fondamentalmente politiche, il motivo principale essendo la persistenza dello status quo nella regione di fronte alle politiche negazioniste che hanno ignorato i diritti e persino l’esistenza di un popolo.

Tuttavia la rivolta popolare scoppiata nel Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) contro il regime siriano ha aperto la strada a un rapido cambiamento della situazione e ha finalmente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale su questa parte del Kurdistan. Questa regione, la più piccola del Kurdistan, è diventata attualmente la chiave per risolvere la questione curda, e un modello di organizzazione politica per l’intero Medio Oriente. I cambiamenti avvenuti in Kurdistan occidentale hanno prodotto effetti sulle altre parti del Kurdistan (Turchia, Iran e Iraq), effetti che, ovviamente, non vanno in un’unica direzione. Si possono valutare le difficoltà affrontate per arrivare a un tale livello di cambiamento. Le politiche repressive, i programmi d’assimilazione e la propaganda negazionista sono simili nelle diverse parti del Kurdistan e, in Kurdistan occidentale, sono state spinte fino al punto in cui i curdi abitanti in quella regione non avevano acquisito alcun diritto fondamentale in quanto residenti, alcuni privati perfino dei documenti necessari per il godimento dei diritti civili. Essi stessi hanno quindi dovuto resistere per lunghi anni.

Questo dossier, oltre alle informazioni generali presentate, consentirà di osservare gli sviluppi della situazione dopo la rivoluzione del 19 luglio 2012 in Kurdistan occidentale. Sarà possibile constatare come le cosiddette forze dell’opposizione, i gruppi islamisti, Al-Qaeda così come le forze del regime abbiano intensificato i loro attacchi contro i curdi del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava). Questo dossier contiene inoltre articoli e analisi provenienti da diverse fonti di stampa.

1.    LA REGIONE DI CIZRE
Questa regione comprende le seguenti città: Dêrika Hemko, Rimêlan, Tilkoçer, Girkê Legê, Çilaxa, Tirbespiyê, Qamişlo, Amudê, Dirbêsiyê, Serêkaniyê, Tiltemir e Hesekê. I tre quarti sono attualmente sotto il controllo delle autorità curde. Istituzioni civili e militari sono state introdotte da più di un anno in tutti i centri urbani della regione. La popolazione della zona supera il milione di abitanti.

La densità della popolazione e la ricchezza del suo sottosuolo fanno di Cizre la regione più importante del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava). Non è esagerato affermare che essa si trova nel cuore del Rojava, è essa stessa Rojava. Il governo siriano ha collegato tutte le città della regione alla provincia di Hesekê. I giacimenti di petrolio della regione Rimelan-Cizre sono più importanti di quelli della Siria. Rimelan ha lo stesso potenziale petrolifero di Kirkuk. Un’altra fonte di ricchezza della regione Cizre è l’agricoltura.

2.    LA REGIONE DI KOBANE
La regione è costuituita dai comuni di Kobanê, Til Ebyad, Eyn İsa, Menbec e Cerablus. E’ situata proprio davanti alla pianura di Suruç, nel Kurdistan del Nord (Kurdistan di Turchia). Più di 500.000 curdi vivono in questa regione agricola attraversata da uno dei due fiumi della Mesopotamia, l’Eufrate. Il centro della città e un gran numero di villaggi sono sotto controllo curdo.

3.    LA REGIONE DI EFRIN
La popolazione della regione è stimata sui 500.000 abitanti. Tuttavia, a seguito di migrazioni interne dalle altre città dove erano presenti curdi in Siria, questo numero si è raddoppiato. Una parte importante di questa popolazione vive a Êzaz, Cebel Seman e İdlip. La regione è interamente sotto controllo curdo.

Queste tre regioni curde sono attualmente tre parti distinte del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava), ma questa suddivisione amministrativa non impedisce le relazioni gerarchiche tra le strutture politiche. I partiti e le associazioni politiche si sono organizzati nelle tre parti del Kurdistan occidentale. Le istituzioni create durante la rivoluzione nella regione di Kurdistana Rojava lavorano nell’ambito di uno stesso coordinamento, L’Alto Consiglio Curdo. Le Forze di Difesa del Popolo (YPG) hanno unità decentrate in ciascuna di queste tre aree per garantire il controllo e la difesa delle frontiere.

SINTESI STORICA

Con gli accordi di Losanna del 1923 il Kurdistan fu diviso in quattro parti. Il confine tra la Turchia e la Siria ha seguito il percorso della linea ferroviaria tra Berlino e Baghdad. Qamişlo (Kurdistan occidentale) e Nusaybin (Kurdistan turco) erano in precedenza una sola città, ma dopo il passaggio della ferrovia Qamişlo si trovò in terra siriana e Nusaybin in terra turca.

Molti villaggi, comuni e città furono divisi in due. Le tribù, le famiglie, decine di migliaia di curdi che vivevano sulla stessa terra si trovarono separati da barriere di filo spinato e mine. Solo in questi ultimi anni sono stati in grado di incontrarsi di nuovo oltre il muro di filo spinato. Questo autentico dramma vissuto da migliaia di curdi è ancora oggi oggetto di documentari e programmi televisivi in occasione di festività religiose. I curdi furono vittime di politiche repressive e divisi, durante la prima guerra mondiale, da parte delle grandi potenze che non ne riconobbero né l’esistenza, né  i diritti. I curdi del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) hanno visto peggiorare la loro situazione con l’arrivo al potere del partito Baath nel 1963. Furono considerati pericolosi da Damasco e furono vittima di numerosi attacchi e di operazioni repressive. Un decreto di 12 articoli pianificò ufficialmente questa politica che portò all’insediamento degli arabi nella regione curda costringendo i curdi all’esilio. L’amministrazione attirò gli arabi offrendo loro facilitazioni economiche e facendoli stabilire in villaggi arabi al fine di tagliare le comunicazioni tra i villaggi curdi rimanenti. Si trattò di una cacciata «incrociata» nel paese, i curdi cacciati dalla regione vennero deportati nelle regioni arabe al centro della Siria. Questa politica mirava a arabizzare i curdi e ad assimilarli.

In Siria così come in Turchia la lingua curda fu proibita nella stampa e nella società. I nomi delle città e dei luoghi storici curdi furono arabizzati. 300.000 curdi furono privati dei loro diritti fondamentali, come il diritto di essere naturalizzati. Oltre al genocidio culturale, il regime siriano non ha smesso di impegnarsi nelle aggressioni fisiche. Il 12 marzo 2004 a Qamişlo, per esempio, nel corso di una partita di calcio tra la squadra del Qamişlo e quella di Der Ez Zor, le forze governative siriane aiutate dai nazionalisti arabi hanno attaccato con violenza i curdi. Nel corso di questi scontri una trentina di curdi sono stati uccisi, centinaia feriti e imprigionati. Le manifestazioni di protesta sono durate per dieci giorni; in seguito a questi tragici eventi i curdi hanno deciso di organizzarsi nel modo che ha portato agli sviluppi attuali. Il Partito dell’Unità Democratica (PYD) è stato fondato nel 2003 e, nello stesso periodo, sono state poste le premesse per la fondazione delle Unità di Difesa del Popolo (YPG).

Il fatto che Abdullah Öcalan, leader del popolo curdo, abbia vissuto più di venti anni in Siria, e che abbia sviluppato  il movimento di liberazione del Kurdistan, ha riguardato direttamente i curdi del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) e ha sostenuto la riflessione e la strategia delle loro organizzazioni. Attualmente i curdi del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava), attraverso la loro propria organizzazione, hanno fondato autorità locali autonome.

LA RIVOLUZIONE DEL 19LUGLIO 2012
UN MODELLO PER I POPOLI A RISCHIO

Prendendo in mano la gestione e l’amministrazione della città di Kobanê lo scorso 19 luglio 2012, il popolo del Kurdistan occidentale ha già acquisito un anno di esperienza sulla strada dell’istituzione del processo rivoluzionario. Con il sistema di “autonomia democratica” da esso fondato, è diventato un esempio per gli altri popoli del Medio Oriente. Il popolo curdo è ormai riconosciuto in tutto il mondo come la terza forza in Siria.

La Siria, durante il terzo anno di occupazione militare ad opera di forze esterne, è diventata una terra dove è presente la guerra tra comunità con tutto il dramma umano che essa genera; le distruzioni sono aumentate. Nel Kurdistan occidentale, al contrario, nello stesso periodo, è avanzato passo
dopo passo il processo rivoluzionario avviato dal popolo.

La prima tappa, il primo anno del processo rivoluzionario – anno in cui il popolo ha preso il controllo delle autorità locali di Kobanê il 19 luglio 2012 – è stata quella di far riconoscere la propria esistenza come popolo e di stabilire la propria autorità nelle province intorno a questa regione. Nonostante le forti pressioni e l’embargo dall’esterno, il popolo ha saputo far funzionare le istituzioni in tutti i settori della società e ha costruito un sistema di libera espressione per tutti, indipendentemente dalla diversità delle opinioni.
Una domanda si impone: com’è stato possibile che il Kurdistan occidentale abbia potuto seguire la propria strada mentre la guerra in corso in Siria continuava e continua tutt’ora, alimentata dalle potenze dominanti del mondo?

LE CONDIZIONE IN CUI LA RIVOLUZIONE E’ COMINCIATA
La “Primavera dei Popoli” chiamata “Primavera Araba”, che ha avuto inizio in Tunisia ed è proseguita in Egitto e Libia, è riuscita anche in Siria. La rivoluzione popolare iniziata ufficialmente il 26 marzo 2011, ma in realtà il 15 marzo 2011, ha gradualmente guadagnato terreno in tutto il paese. Durante questo periodo, le grandi potenze come gli Stati Uniti, l’Europa, la Russia e la Cina e altri paesi ‘satelliti’ come la Turchia e l’Iran erano desiderosi di sviluppare una politica nel loro interesse di stati regionali. Così si sono cominciate a organizzare le forze di opposizione siriane (N.d.T. al regime di Bashar al-Assad): tredici partiti di sinistra, tre partiti curdi e diversi personaggi pubblici si sono uniti nel settembre 2011 sotto il nome di Comitato di Coordinamento per il Cambiamento Democratico Nazionale – CCCND) (El Heyet Tensiq). I soldati che disertavano l’esercito siriano hanno cominciato a fuggire in Turchia e hanno fondato l’”Esercito siriano libero” (ESL). Più tardi, gruppi organizzati da Arabia Saudita, Iran, Turchia e Al-Qaeda si sono inquadrati nei ranghi dell’ESL. Il 15 settembre 2011, un gruppo di opposizione siriano ha fondato a Istanbul, con il sostegno della Turchia, il Consiglio nazionale siriano (CNS). Allo stesso modo i gruppi di opposizione si sono riuniti a Doha, capitale del Qatar, e hanno fondato l’11 novembre 2012 la Coalizione Nazionale delle forze della Rivoluzione e dell’opposizione siriana (CNFROS). Nel frattempo, la guerra tra clan è proseguita con il suo strascico di tragedie e distruzione.

DIECI ANNI DI ESPERIENZA
La lotta e la resistenza dei curdi contro le politiche negazioniste e le guerre distruttive sono state, molto prima di questo periodo che ha coinvolto oggi il Kurdistan occidentale, le forze motrici della “Primavera delle Nazioni”. La resistenza del Kurdistan occidentale risale infatti a ben prima del 2011. La lotta di liberazione del popolo curdo è stata – in questa parte del Kurdistan, dove ha vissuto per molti anni Abdullah Ocalan, il leader del popolo curdo – molto importante e i curdi in Siria hanno pertanto acquisito di fatto dieci anni di esperienza.

Gli eventi del 12 marzo 2004, allorché il regime Baath ha proceduto ad un vero e proprio massacro nella città di Qamişlo,  fu come uno shock per il movimento curdo che ha in seguito rafforzato i suoi mezzi di auto-difesa e moltiplicato le sue attività in campo sociale. La creazione della maggiore formazione politica nella regione, il Partito dell’Unione Democratica, il PYD, risale a questo periodo (2003). Questa politica ha dato i suoi frutti e ancora oggi le forze di difesa del popolo (YPG) si possono appoggiare a questa mobilitazione.

IMPEGNO ATTIVO NELLE RIVOLUZIONE
La rivolta popolare contro il regime siriano per i curdi è stata l’occasione di portare la propria lotta a un livello superiore. Il movimento curdo, pur decidendo di partecipare attivamente alla rivoluzione, è stato in grado di fare tesoro della sua esperienza storica, e in conformità con la propria visione di società ha deciso di seguire un corso indipendente. Ha preso le distanze sia dalle forze del regime Baath sia dalle forze di opposizione, mostrando di posizionarsi come terza forza, una forza che propone una soluzione. All’inizio, durante le manifestazioni nazionali del venerdì, sia le forze del regime Baath, sia quelle dell’opposizione cercavano di tirare i curdi ciascuno dalla propria parte. Gli uni e gli altri promettevano di riconoscere ai curdi i loro diritti, ma “dopo la risoluzione del conflitto”, entrambi accusandoli di fare il gioco dell’avversario: pro-regime per l’uno, pro-opposizione per l’altro.

Di fronte all’approccio e del regime e dell’opposizione, i curdi hanno deciso, per rimanere attivi nella rivoluzione e mobilitati politicamente, di creare il Movimento della Società Democratica (TEV-DEM) e l’Assemblea Popolare del Kurdistan Occidentale (MGRK). Sedici partiti curdi del Kurdistan occidentale hanno a loro volta creato l’Assemblea nazionale curda della Siria (ENKS). I curdi sono stati gli iniziatori dei cortei del venerdì nelle regioni curde e il TEV-DEM è stato l’organizzatore delle proteste contro le politiche negazioniste. Per la prima volta corsi di lingua curda sono stati inaugurati a Efrin. Assemblee popolari sono state istituite in tutte le città, assicurando servizi che in precedenza erano di competenza dello Stato, come la distribuzione di gasolio e la pulizia delle strade. Giovani curdi hanno iniziato a offrire corsi di curdo nelle scuole secondarie e superiori. Nello stesso periodo è stato creato l’Istituto per la Lingua curda (Saziya Zimane Kurdi-SZK).

LE FORZE DI DIFESA
I curdi si sono organizzati politicamente e, dopo aver sviluppato le loro attività nella società civile, hanno rafforzato le loro forze di legittima autodifesa (YPG), fondate nel 2004 e riconosciute ufficialmente nel 2011. Tutte le unità legate alle YPG hanno successivamente preso posizione lungo i confini del Kurdistan occidentale.

LA RIVOLUZIONE DEL 19 LUGLIO E LA STRATEGIA IN TRE FASI
La strategia curda è stata quella di stare lontano da questa sporca guerra e di organizzare la propria resistenza, cercando di sviluppare una propria politica indipendente. La rivoluzione del 19 luglio 2012 ha permesso al popolo del Kurdistan occidentale di prendere gradualmente il controllo di tutte le assemblee comunali in base alla strategia avviata dal movimento curdo, una strategia in tre fasi. La prima fase è stata diretta a prendere il controllo delle zone rurali e dei villaggi collegati al comune, la seconda a prendere il controllo delle istituzioni civili e dei servizi pubblici connessi allo stato, la terza al controllo di tutte le città curde.

Il 18 luglio 2012, quando gran parte dei quadri dirigenti del regime siriano sono stati uccisi nel corso di una riunione di crisi a Damasco, capitale della “Repubblica araba siriana”, l’Esercito siriano libero (ESL) ha preso il controllo delle città di Minbic e Cerablus situate tra Kobanê e Aleppo. Questi hanno contribuito al ritiro delle forze militari siriane nelle città curde tra cui quella di Kobanê, con il sostegno della popolazione curda. A partire dal 19 luglio 2012, la terza fase della strategia del movimento curdo poteva dispiegarsi. Dopo Kobanê è stata la volta delle città di Serêkaniyê, Dirbêsiyê, Amude, Derik, Girke lege, Tirbespiyê e Tiltemîr. I quartieri curdi delle città siriane ancora sotto il controllo delle forze del regime – Aleppo, Raqqa e Hassaké – sono stati anch’essi “liberati”. Durante questo periodo di 2-3 mesi, tutte le collettività locali curde sono andate nelle mani del popolo, ad eccezione di Qamişlo, la più grande città della regione, ancora sotto il controllo delle forze del regime siriano, e di alcune istituzioni pubbliche.

Il mese di luglio è diventato ancora una volta un punto di svolta nella storia dei curdi. Il 2 luglio 1979, infatti, il leader del popolo kurdo, Abdullah Ocalan, aveva varcato i confini del Nord Kurdistan per andare in Kurdistan occidentale, aprendo la strada per la rivendicazione identitaria: si trattò di un passo storico nella lotta per la liberazione del Kurdistan. I 14 luglio 1982 quattro quadri del PKK, Hayri Durmuş, Mehmet Kemal Pir, Akif Ali Yilmaz e Ali Çiçek, detenuti nel carcere di Diyarbakir, avevano iniziato uno sciopero della fame fino alla morte per protestare contro il sistema carcerario, le pressioni, la tortura e la politica negazionista verso l’identità curda. Attraverso questa resistenza è stata scritta una nuova pagina nella lotta per la liberazione del Kurdistan. Questa lotta si è diffusa nei quattro angoli del Kurdistan e ha portato la voce del popolo curdo a tutto il mondo.

Il 19 luglio 2012, i curdi che avevano cacciato le forze del regime dalle città del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) hanno preso la gestione del governo locale per mettere in pratica i principi di un sistema chiamato “autonomia democratica”, tra cui il controllo politico, l’organizzazione delle forze di legittima autodifesa, l’amministrazione della giustizia e le attività economiche e socio-culturali, nonché le questioni riguardanti i diritti delle donne.

LA FONDAZIONE DELL’ALTO CONSIGLIO CURDO
Gli eventi del 19 luglio 2012 e le loro conseguenze hanno rafforzato l’unione dei diversi gruppi politici curdi nel Kurdistan occidentale. Il PYD – che è la più grande delle forze politiche della regione – rilevando, dopo diversi incontri, una concreta evoluzione,
si è riunito all’Assemblea del popolo del Kurdistan occidentale e ha formato con altri sedici partiti curdi l’Assemblea nazionale curda della Siria (ENKS). A seguito di questo importante incontro, che si è tenuto l’11 luglio a Erbil, nel Kurdistan meridionale, le due assemblee hanno deciso di lavorare insieme e hanno annunciato ufficialmente il 24 luglio la fondazione dell’Alto Consiglio Curdo. Questo passo decisivo per l’unità fra i curdi è stato accolto il 29 luglio in Kurdistan occidentale da centinaia di migliaia di curdi che sono scesi in piazza per dare il proprio riconoscimento all’Alto Consiglio Curdo. Successivamente l’Alto Consiglio Curdo ha istituito tre comitati: il “Comitato della diplomazia”, il “Comitato dei Servizi Sociali” e “Comitato della Difesa”.

LA VITTORIA DIPLOMATICA
Questa nuova situazione è stata ben accolta a livello internazionale. Così Lakhdar Brahimi (già alto rappresentante della Lega Araba e delle Nazioni Unite nel mondo, nominato il 17 agosto 2012 mediatore internazionale delle Nazioni Unite nella guerra civile siriana), si è incontrato con funzionari dell’Alto Consiglio Curdo. Allo stesso modo, funzionari del Consiglio hanno avuto l’opportunità di condividere la loro visione politica con l’opinione pubblica internazionale durante le visite nei paesi europei. I più importanti sviluppi diplomatici sono avvenuti nel maggio 2013, quando, su proposta del PYD, l’Alto Consiglio Curdo è stato ufficialmente invitato a partecipare alla Conferenza di Ginevra, alla quale parteciperanno gli Stati Uniti, la Russia, l’Unione europea e le forze dell’opposizione siriana. I curdi, la cui esistenza non è stata fino ad ora riconosciuta, potranno partecipare per proprio conto a una piattaforma internazionale.

YPG, LE FORZE DI DIFESA NAZIONALE
Insieme a questi sviluppi politici e diplomatici e alla presa di controllo delle autorità locali della città, importanti misure sono state adottate nel settore della difesa. Le YPG, fondate nel 2004, si sono organizzate dopo la rivoluzione del 19 luglio 2011 in brigate e battaglioni che hanno preso posizione in tutte le città del Kurdistan occidentale e in città della Siria come Aleppo e Hassaké. Le YPG, che svolgono un importante ruolo di difesa nella regione, hanno dato prova di una grande resistenza agli attacchi del regime nelle città di Aleppo, Efrin, Serêkaniyê, Amude e Hassaké. Le YPG, nonostante la perdita di decine di combattenti che sono morti negli scontri, hanno mantenuto la loro posizione e protetto senza distinzione tutti i popoli della regione. Le YPG sono oggi riconosciute come la “Forza di Difesa Nazionale”, nonostante la propaganda anti-curda le dipinga come una “forza armata di un gruppo politico.”

LA SICUREZZA NELLE CITTA’ E’ DI CONPETENZA DELL’ASAYIS
Un passo importante è stato compiuto per garantire la sicurezza nelle città, considerata un requisito indispensabile per il funzionamento di base dell’auto-governo democratico. La polizia ha preso posizione prima a Kobanê, poi in tutte le province del Kurdistan occidentale. La sicurezza delle città è stata affidata a loro dopo aver ricevuto un addestramento nelle accademie militari delle regioni di Cizre, Kobanê e Efrin. Finora hanno soddisfatto le aspettative. I loro interventi nell’ambito dei reati penali  (rapina, sequestro di persona, omicidio, conflitti familiari) sono apprezzati.

LE AUTORITA’ INDIPENDENTI E LE ASSAMLEE POPOLARI
Oltre a queste attività, sono state create nel Kurdistan occidentale assemblee popolari in città come Derik, Girke lege, Tirbê Spiyê, Qamişlo, Amude, Dirbêsiyê, Serêkaniyê, Tiltemir, Kobanê e Efrin, e in sette province collegate a Efrin ma anche in Siria, a Damasco, Aleppo, Raqqae Hassaké. “Case del popolo” sono stati istituite in ogni distretto. Sono proprio queste assemblee a essere responsabili per la soluzione dei problemi della popolazione.

Le popolazioni assire, araba, cecena, armena e caldea, prima diffidenti, hanno successivamente preso il loro posto in queste assemblee. Numerosi sono coloro che, tra queste persone, si sono impegnati non solo nelle attività di queste assemblee, ma anche tra le fila delle forze di difesa.

SI ISTITUZIONALIZZA L’ISTRUZIONE IN LINGUA CURDA
Una delle attività educative più importanti è quella dedicata alla comprensione del sistema di auto-governo democratico attraverso una formazione rivolta a tutti i cittadini. Per raggiungere quest’obiettivo sono state istituite in molte città accademie che offrono formazione continua. Molte di queste istituzioni sono chiamate “Pensieri di Nuri Dersimi” (N.d.T. uno dei principali organizzatori della rivolta alevita di Dersim nel 1937, che si rifugiò in Siria fino alla morte avvenuta nel 1973). Vi si insegna la filosofia di Nuri che comincia così a raggiungere tutti i segmenti della società. Importanti passi sono stati compiuti attraverso questi sistemi educativi. Anche l’istruzione in lingua madre è stata una delle attività più importanti svolte nel Kurdistan occidentale. Per far fronte al flusso di formazione richiesta fornito dall’Istituto per la lingua curda (SZK), sono state costruite centinaia di scuole e sono stati formati quasi un migliaio d’insegnanti. Migliaia di bambini curdi sono educati fin dalla più tenera età in curdo. Inoltre corsi di curdo si sono tenuti per la prima volta nelle scuole appartenenti al regime. Queste attività vogliono essere un sistema alternativo al sistema di istruzione. E’ stata inoltre creata l’Unione degli insegnanti curdi. Si sono cominciate a creare importanti istituzioni nel campo dell’arte e della cultura. Diversi centri di “Arte e Cultura” sono stati aperti a Qamişlo, Derik, Amude, Aleppo, Efrin e Kobanê. Questi centri forniscono all’intera popolazione, adulti e bambini, attività quali lezioni di musica, danze popolari, teatro. E’ stato aperto inoltre un centro di ricerca sulla cultura regionale.

I COMITATI
I comitati sono stati istituiti per soddisfare le esigenze della popolazione e risolvere i problemi sociali, giudiziari e economici. In questo contesto, oltre al comitato per i servizi sociali dipendente dall’Alto Consiglio Curdo, sono stati istituiti comitati per la pace e i servizi sociali in ogni assemblea. A fronte di un sistema giudiziario statale, è stato istituito un comitato “giustizia” che riceve lamentele dai residenti durante il lavoro di modernizzazione: è stata costituito un comitato per la pace e la giustizia, legato all’Alto Consiglio Curdo, per una riforma del sistema giudiziario, il 4 aprile 2013 è stata creata l’Accademia delle Scienze Sociali della Mesopotamia, l’Ufficio “diritto e giustizia sociale.”

LE DONNE SONO LA FORZA MOTRICE DELLA RIVOLUZIONE
Le attività dei giovani e delle donne sono uno dei pilastri del sistema di autonomia democratica. Le donne curde mobilitatesi sotto il nome di Yekitiya Star (L’Unione di Stelle), hanno preso parte alla decisione di creare “assemblee popolari” per le donne e “case delle donne”. Esse sono rappresentate in modo adeguato nelle “assemblee popolari”. Hanno creato diversi centri educativi e scientifici e hanno fondato un’accademia per le donne il cui scopo è quello di diffondere l’ideologia della “liberazione delle donne”. Le donne assicurano la co-presidenza delle “autorità popolari”. Le organizzazioni femminili svolgono un ruolo attivo nella risoluzione dei conflitti politici, educativi, familiari, economici e quelli con le forze dell’ordine. Queste donne che si sono ritagliate un proprio ruolo per l’istruzione in lingua madre hanno deciso di riunirsi in un’associazione dal nome “Unione delle donne insegnanti” nell’Istituto per la Lingua Curda (SZK).

LE YPJ: LE UNITA’ DI DIFESA DELLE DONNE
Le donne, per sbarazzarsi del patriarcato e dello stato, hanno compiuto passi significativi nella costruzione di un sistema autonomo. Coloro che avevano preso posto fino a allora nelle file delle YPG hanno deciso di organizzarsi in modo indipendente a livello militare e prendere il nome di YPJ (Unità di Difesa delle Donne). Esse sono attualmente organizzate in brigate e battaglioni in tutte le province per difendere la popolazione.

Anche le attività dei giovani sono organizzati autonomamente sotto il nome di “Movimento della Gioventù Rivoluzionaria”. Inoltre, gli studenti sono organizzati sotto il nome di “Federazione degli Studenti Patriottici”. Alcune accademie sono incaricate della formazione.

COOPERATIVE PER LA ROTTURA DELL’EMBARGO
L’embargo presente nella regione crea notevoli problemi, in particolare nel campo della salute. La popolazione manca di generi di prima necessità come medicinali, cibo e carburante. Una commissione speciale è stata istituita sotto gli auspici dell’Alto Consiglio Curdo per risolvere questi problemi. La mezzaluna curda – Heyva Sor Kurd – è a disposizione per soddisfare al meglio le esigenze della popolazione e organizzare gli aiuti dall’estero.

E’ stata inoltre intrapresa nel 2013 un’altra iniziativa in campo economico, che è anche uno dei pilastri fondamentali del sistema, chiamata “Associazione per lo sviluppo dell’economia del Kurdistan occidentale”, creata al fine di rompere l’embargo e per costruire un sistema di risoluzione dei conflitti in questo settore. Questa organizzazione ha iniziato la sua opera nelle città di Kobanê e Derik, e intende sviluppare l’economia
basandosi sul dinamismo della popolazione. Essa promuove in particolare le cooperative.

STAMPA E INFORMAZIONE
Un’altra attività fondamentale nell’ultimo anno in Kurdistan occidentale riguarda la stampa e l’informazione. Nonostante l’obsolescenza dei mezzi di comunicazione risalenti a più di trent’anni fa, i servizi di stampa e di informazione hanno, a partire dallo scorso anno, lavorato costantemente e sistematicamente, con un canale TV, giornali, una rivista e una radio, tutte in collegamento alle agenzie di stampa. Radio locali trasmettono ora i loro programmi nelle città di Qamişlo, Kobanê, Derik e Efrin.

Mentre la lotta per il potere provoca sempre più morti e distruzione in Siria, le autorità autonome del Kurdistan occidentale creano un clima di fiducia e sono diventate un modello per i popoli della regione. Sono diventate il bersaglio di varie forze i cui interessi sono ora a rischio e che considerano la volontà popolare come una minaccia. Ecco perché il Kurdistan occidentale è sotto attacco e vittima di una guerra speciale.

Queste forze portate in campo dalla Turchia hanno creato incidenti ad arte per attirare i curdi nella trappola di un conflitto cieco. Un membro delle YPG è stato ucciso e altri tre gravemente feriti durante gli scontri del 2 ottobre 2012 nella città di Dirbesiyê dopo che le forze armate turche si sono posizionate in misura ingente al confine. Il PYD è stato accusato di collaborazionismo con il regime di Bashar al-Assad per seminare la divisione tra i curdi, ma tale piano è stato sventato. L’Esercito siriano libero (FSA), a sua volta, cerca di avvicinarsi a diversi gruppi e partiti curdi attaccando i valori del popolo curdo.

LE MANOVRE DELLA TURCHIA
Oltre agli attacchi militari, la Turchia è impegnata in importanti manovre diplomatiche per contrastare la volontà politica del popolo curdo. Dopo la creazione dell’Alto Consiglio Curdo, alcuni partiti curdi si sono incontrati ad Erbil con Ahmet Davutoğlu, ministro degli Affari esteri della Turchia. Nel contempo è stato rivelato un documento segreto del Ministero degli Affari Esteri della Turchia: un tentativo di screditare il PYD di fronte agli altri partiti curdi. Parallelamente Abdulhakim Besar, presidente del Partito democratico curdo (PDK-S/Al-Parti), si è riunito a Londra con le autorità statunitensi.

Da parte sua, Lakhdar Brahimi (mediatore delle Nazioni Unite nel conflitto siriano) ha chiesto un incontro con i funzionari del PYD che lo hanno messo al corrente della loro posizione, e cioè che l’organismo che rappresenta i curdi era l’Alto Consiglio Curdo e che non vi poteva essere quindi alcun dubbio che il PYD avrebbe dovuto essere l’unica organizzazione invitata a questo incontro. Diversi partiti curdi rappresentati nell’Alto Consiglio Curdo e nell’Assemblea nazionale dei curdi della Siria, come conseguenza di questa posizione del PYD, sono stati invitati a partecipare alla riunione con Lakhdar Brahimi tenutasi a Damasco.

INCONTRI SEGRETI ANTI PYD
Emissari turchi, americani e israeliani hanno tenuto nel corso di questi ultimi mesi di primavera, a Erbil, un incontro segreto con le autorità del Sud Kurdistan, il cui scopo era di silurare il PYD. A seguito di questo incontro, è stata rapidamente  intrapresa una campagna diffamatoria contro il PYD, ma i curdi del Kurdistan occidentale hanno contrastato questa offensiva scendendo in piazza in massa.

Su richiesta dell’Alto Consiglio Curdo, l’Ensk (l’Assemblea nazionale curda della Siria creato da 16 partiti curdi nel Kurdistan occidentale) convocato per chiarire la sua posizione, e l’Assemblea Popolare del Kurdistan occidentale si sono incontrati e, il 4 novembre, il Presidente della Regione del Kurdistan del Sud (Mesut Barzani) ha fatto una dichiarazione sostenendo l’unione di tutti i curdi. Ma tre giorni dopo, contrariamente allo spirito dell’appello, sono stati invitati a partecipare alla riunione dell’opposizione siriana a Doha (Qatar) solo il Partito democratico curdo (PDK-S/Al-Parti) e il Partito dell’Unione Libertà (Azadi), “dimenticando” di invitare l’Alto Consiglio Curdo.

GLI ATTACCHI DELLE BANDE
La Turchia, le cui manovre per stabilire zone “cuscinetto” sono andate fallite, ha quindi optato per un’altra tattica tesa a far attaccare le città del Kurdistan occidentale da bande organizzate che hanno intensificato i loro attacchi. I quartieri curdi di Aleppo sono stati vittime di queste bande il 25 e 26 ottobre 2012. Trenta curdi sono stati uccisi in questi attacchi. Queste bande supportate dalla Turchia hanno lanciato attacchi senza sosta fra il 27 e il 30 ottobre 2012 contro la città di Efrin e i suoi dintorni. Successivamente è risultato che anche partiti curdi, il Partito democratico curdo (PDK-S/Al-Parti) e il Partito dell’Unione Libertà (Azadi) avevano partecipato ad attacchi contro curdi nelle città di Aleppo e Efrin.

QUANDO IL PIANO E’ FALLITO A EFRIN SI SONO DIRETTI A CIZRE
Nel momento in cui il piano contro la città di Efrin è fallito, un secondo piano è stato messo a punto contro Cizre dall’esercito turco che il 2 settembre ha attaccato la linea di confine a Dirbesiye uccidendo un membro delle YPG e ferendone gravemente altri tre. Il 20 settembre un membro della ENKS, Ebu Candia, è stato assassinato a Serêkaniyê. L’8 novembre, gruppi armati con base in Turchia hanno cominciato ad attraversare il confine a Serêkaniyê, dichiarando di essere gruppi dell’opposizione siriana venuti a combattere le truppe governative. Ma il 19 novembre hanno preso a attaccare i curdi.

Va notato che questi attacchi sono stati commessi con la partecipazione dei partiti curdi, il Partito Democratico Curdo (PDK-S/Al-Parti) e il Partito dell’Unione Libertà (Azadi), mentre si teneva un incontro segreto a Doha, capitale del Qatar. Le forze delle YPG hanno opposto una strenua resistenza che ha sventato questo secondo piano, costringendo il 13 dicembre questi gruppi di banditi a firmare un accordo in base al quale si ritiravano dalla città. Allo stesso tempo, le truppe del regime Baath sono state respinte al di fuori delle città curde di Dirbêsiyê, Tiltemir, Amude e Derik. Secondo l’accordo, le forze di opposizione siriane hanno accettato di riconoscere tali aree come zone franche e si sono impegnati a fermare i loro attacchi.

GİRZİRO E DI NUOVO SERÊKANİYÊ
Questo accordo è durato solo un mese, e il 16 gennaio 2013, mentre le forze di difesa delle YPG e il movimento curdo erano impegnati a cacciare i militari del regime Baath di Girziro, un villaggio nel comune di Girke lege che si trova nella regione petrolifera, i gruppi armati hanno attaccato di nuovo Serekaniyê. Gli scontri sono durati quindici giorni e sono stati condotti da venti gruppi diversi. Nel corso di questi scontri due ambulanze, una francese e l’altra turca, sono state sequestrate dalle forze delle YPG mentre stavano trasportando armi fabbricate in Turchia. Uno degli aggressori era un cittadino turco. Si è inoltre constatato che paesi come la Turchia, la Francia, l’Iran, il regime Baath e le forze di opposizione siriane hanno preso parte agli scontri. Le perdite da parte degli aggressori sono state ingenti. Da parte curda si è lamentata la morte di quattro civili e undici combattenti, membri delle YPG.

Le forze delle YPG hanno combattuto le forze del regime a Girziro e polverizzato i gruppi armati a Serekaniyê. Le forze delle YPG hanno inoltre preso il controllo il 1° marzo 2013, dopo una settimana di scontri, del comune di Cil Axa (Al Jawadiyah) attaccato alla città di Girke lege e nella regione petrolifera di Rimêlan. Parallelamente a questi eventi, il 13 febbraio 2013 i gruppi armati hanno attaccato la città di Tiltemir dove vivono insieme in pace, curdi, arabi e assiri. Gli scontri tra le forze dell’ESL e delle YPG hanno provocato dieci morti tra gli assalitori.

LE FRONTIERE SONO STATE CHIUSE
Dopo questi attacchi, il governo regionale del Kurdistan del Sud ha deciso il 19 maggio 2013 di chiudere il posto di confine di Sêmalka, nonostante le proteste della popolazione curda che ha interpretato questa decisione come parte del piano anti-curdo.

NUOVI ATTACCHI AD EFRIN
Questi gruppi armati, dopo aver fallito a Cizre, hanno attaccato di nuovo Efrin, e per raggiungere i loro scopi hanno messo l’intera regione sotto embargo. Dal 25 maggio 2013 hanno cominciato ad attaccare i villaggi vicino a Efrin e costretto la popolazione di Aleppo (Aleppo) all’emigrazione forzata. Questi gruppi hanno anche cercato di tagliare acqua ed elettricità. Tre attivisti di Al-Qaeda usciti dalla Tunisia sono arrivati in Siria attraverso la Turchia per partecipare ai combattimenti. Hanno detto che avevano ricevuto aiuto dai servizi segreti dello Stato turco. La zona è ancora soggetta ad embargo.

Durante gli scontri nella città di Hassaké, forze delle YPG hanno identificato soldati turchi. Questi gruppi armati hanno provato ad attaccare il tessuto sociale della regione sviluppando un traffico di droga, ma si sono confrontate con le forze dell’ordine popolari che hanno cacciato i trafficanti e messo sull’avviso la popolazione. Mentre tutti questi piani venivano neutralizzati, il movimento politico curdo decideva tuttavia di rafforzare e formalizzare il proprio sistema di difesa per
mezzo di tutte le istituzioni create durante questo periodo di conflitto.

In questo quadro, tutti i capi delle principali tribù del Kurdistan occidentale si sono riuniti il 24 febbraio 2013 a Amude per dare vita a un’assemblea delle tribù.

VITTORIA DIPLOMATICA DELL’ALTO CONSIGLIO CURDO
La più importante vittoria diplomatica curda si è avuta nel maggio 2013 quando, su proposta del PYD, l’Alto Consiglio Curdo è stato ufficialmente invitato dalla Russia alla Conferenza di Ginevra, che vedrà la partecipazione degli Stati Uniti, della Russia, dell’Unione europea e delle forze dell’opposizione siriana. I curdi, la cui esistenza non era precedentemente riconosciuta, saranno in grado di partecipare per proprio conto a una piattaforma internazionale. Alcune forze guidate dagli Stati Uniti hanno cercato da allora di far annullare questo invito e per frantumare l’unità dei curdi hanno proposto nomi come quello di Abdulbasit Seyda (che è stato per un periodo presidente del Consiglio nazionale siriano, ed è considerato dal Consiglio nazionale curdo come la voce della Turchia, mentre per il CNK rappresenta solo se stesso).

Infine, nonostante tutti questi ostacoli, i curdi, in base alle loro esperienze e risultati, eleggeranno un’autorità regionale provvisoria in cui verranno rappresentati tutti i gruppi etnici. Un “contratto sociale” sarà firmato da tutte le parti. Sarà nominato un comitato dall’autorità regionale provvisoria, previa consultazione e discussione con le strutture etniche, culturali e religiose. Questa autorità provvisoria che prenderà il posto dell’Alto Consiglio Curdo dovrà pubblicare ufficialmente il contratto sociale da sottoporre a referendum popolare durante le elezioni regionali. Queste elezioni regionali si terranno entro tre mesi dall’istituzione dell’autorità provvisoria. In questo modo il popolo avrà ufficialmente scelto la propria autorità.

E’ possibile datare tutti questi sviluppi dal 19 luglio 2012, primo anno della rivoluzione. I popoli del Kurdistan occidentale hanno fondato e costruito un solido sistema contro le politiche negazioniste. Hanno iniziato a praticare questo sistema in tutti i settori della vita con il nome di “autonomia democratica”. (Fonte: Dildar Aryen, Questo articolo è stato pubblicato in tre parti dall’agenzia di stampa ANF dall’17.07.2013)

LA BANDA DI ALQAEDA ASSASINA I CURDI

In Siria da due anni è in corso una guerra civile e si vive una tragedia umana. E i curdi soffrono sempre di più delle sue conseguenze. Fin dall’inizio i curdi non hanno preso posizione, ovvero si sono comportati in modo estremamente prudente. Prudenti, affinché i combattimenti non si estendessero alle loro zone. Le precauzioni prese in buona parte hanno avuto successo. Perché hanno avviato un autogoverno dei loro territori. Nel nord della Siria i curdi sono la maggioranza. Oltre ai curdi, in questa zona vivono anche arabi, assiri e armeni. La regione curda rappresenta anche per questi popoli una regione sicura. Tali popoli, così come i gruppi religiosi come cristiani e yazidi, sono rappresentati nelle comunità di autogoverno costituite. Ma questo autogoverno non è piaciuto a tutti coloro che hanno interessi nella regione e quindi hanno provato a distruggerlo. In primo luogo era lo Stato turco a sentirsi disturbato. Ha immediatamente chiuso i confini, decretato l’embargo e impedito l’avvicinamento tra i curdi e l’opposizione siriana. E successivamente ha appoggiato all’interno dell’opposizione siriana il Fronte Al Nusra nella guerra contro i curdi con armi e tutti i mezzi possibili. In questo modo ha poi rafforzato questi gruppi che intendono dominare la regione. Sentendosi rafforzati nei loro intenti, hanno attaccato. Attualmente si combatte dappertutto nelle zone curde di Haseki, Raqqa e Aleppo. Questo vuol dire che dal confine iracheno fino alla città di confine di Hatay/Turchia, ovvero una zona di confine lunga 700 km sono in corso combattimenti.

Fin dall’inizio i curdi non erano amici del regime siriano. Come in altre zone del paese, anche nelle zone curde ci sono state proteste. Ma l’opposizione siriana si è appoggiata al nazionalismo arabo. E il popolo curdo con i suoi diritti umani fondamentali non veniva riconosciuto. Le richieste dei curdi non venivano ascoltate. Per questa ragione i curdi hanno preso una terza via e così determinato la propria collocazione in Siria. Ovvero né con il regime, né dalla parte dell’opposizione. Perché i curdi non hanno attaccato nessuno e/o si sono appropriati della terra di qualcuno. Ma contro gli attacchi, da qualunque parte provenissero, hanno cercato di difendersi. Anche le forze del regime hanno combattuto contro i curdi. Soprattutto ad Aleppo sono state usate armi chimiche contro i curdi. E nonostante questi attacchi, i curdi sono rimasti sulla posizione dell’autogoverno e cercano pazientemente di mantenere questa posizione. Gli attacchi del 16 luglio sono stati iniziati dal Fronte Al-Nusra, che è subordinato ad Al-Qaeda. L’obiettivo di questo Fronte è di costituire in tutta la regione un emirato islamico. Sotto il nome “Stato Islamico Iraq-Damasco” nelle zone occupate hanno già proclamato il proprio potere. Con l’occupazione delle zone curde vogliono completare il loro “emirato islamico”. Il Fronte Al-Nusra Front viene appoggiato dalle formazioni jihadiste della regione. Questi gruppi sono costituiti prevalentemente da persone organizzate in diversi paesi e inviate in Siria in nome della guerra santa “Jihad” e che con la Siria non hanno nulla a che vedere, ovvero non sono siriani.

È interessante anche osservare che in diversi paesi islamici, molti prigionieri legati ad Al-Queda sono ‘fuggiti’, ma in realtà sono stati liberti e mandati in Siria (Iraq/Bagdad:  Carceri di Abu Graib e Taci – più di 800 detenuti, Libano: carcere Bingazi Kuveyfiye– circa 1200 prigionieri, Pakistan: circa 250 prigionieri dal carcere Dera Ismail Han). In Arabia Saudita Arabia sono stati rilasciati circa 1400 pericolosi criminali condannati e mandati in guerra in Siria. Questi gruppi non hanno nulla a che vedere con giustizia, diritti umani, etica, coscienza morale. Anche con il vero Islam non hanno niente a che fare. Sono spietati e barbari. Da loro presunti studiosi religiosi vengono proclamate le cosiddette “Fatwa” contro i curdi. Secondo loro i curdi sono “infedeli” e uccidere i loro uomini è un buon atto di fede. E il sequestro dei loro beni, di donne e bambini è permesso. Non c’è distinzione tra civile e soldato. Fino ad ora sono stati uccisi centinaia di persone indifese e di bambini. Da ultimo, il 1 agosto 2013 sono state uccise più di 70 persone nei villaggi di Til Eran e Til Hasil ad Aleppo. Le riprese di questo massacro sono state anche pubblicate. Sono state trasmesse anche le riprese del rogo di tre ostaggi curdi cosparsi di benzina. Nessuno sa cosa sia successo con centinaia di altri curdi che hanno portato via durante controlli stradali e assalti ai villaggi.

L’embargo proclamato contro i territori curdi diventa sempre più rigido. Non solo i valichi di confine turchi sono chiusi, ma sono stati chiusi anche quelli verso il Kurdistan meridionale e l’Iraq. E dall’altro lato, le strade che portano verso le città siriane sono controllate dai banditi e criminali già citati. Per salvarsi, soprattutto da Aleppo e Damasco, la gente (curdi, assiri, armeni, in parte arabi e cristiani e yazidi) fuggono verso le zone curde. La popolazione di questa zona è raddoppiata. Quindi le tragedie umane sono predeterminate. Le zone curde hanno di fronte due grandi problemi: da un lato sono esposti agli attacchi armati di questi gruppi barbarici e senza scrupoli. Se dovessero davvero riuscire a vincere questa guerra, significherebbe un massacro su larga scala. Dall’altro lato a causa dell’embargo sono confrontati con un dramma umanitario. Siamo consapevoli del fatto che in tutta la Siria si verificano delle tragedie. Ma la minaccia alla quale sono esposti i curdi è particolarmente seria e grande. Perché porta in sé il potenziale di una grande tragedia.

Per questo sarebbe necessario intervenire prima che sia troppo tardi:

• gli attacchi e i massacri ai quali sono esposti i curdi devono essere condannati

• la Turchia deve smettere immediatamente di fornire appoggio ai gruppi citati e aprire i valichi di frontiera. Allo stesso modo devono essere aperti i valichi di frontiera verso il Kurdistan meridionale e l’Iraq

• vanno forniti aiuti umanitari alle zone curde sotto la sorveglianza dell’ONU.

• riconoscimento dell’identità curda in Siria e la realtà del popolo curdo e dei suoi diritti umani e con il diritto all’autogoverno e alla costruzione di una Siria democratica e pluralista.

Per queste ragioni facciamo appello a tutti i paesi, ma soprattutto all’ONU, all’UE, alla Commissione europea, a tutti gli enti/istituzioni e a tutti coloro che credono nella pace, nella democrazia, nella libertà e nei diritti umani, perché alzino la propria voce, prendano posizione, mostrino sensibilità e prendano misure adeguate. (Comunicato Stampa del Consiglio Esecutivo del Congresso Nazionale del Kurdistan -KNK)

FONTE
http://www.firatnews.com/news/guncel/yok-olusun-esiginden-ornek-modele-19-temmuz-devrimi.htm 
http://www.ilkehaber.com/haber/rojava-nedir,-ne-degildir,-orada-neler-oluyor-27052.htm 
http://www.yeniozgurpolitika.com/index.php?rupel=nuce&id=22317 
http://www.firatnews.com/news/guncel/rojava-ya-saldiran-gucler-kimler-seyit-evran.htm 
http://www.kongrakurdistan.net

KNK, Congresso Nazionale del Kurdistan
Rue Jean Strass 41, 1060 Brussels, Belgio
www.kongrakurdistan.net  / kongrakurdistan@gmail.com
Tel. 0032 26 47 30 84

 

A cura di UIKI ONLUS

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