Kurdistan

Il coinquilino racconta di Ömer Güney

[divider] 23 gennaio 2013[/divider]ANF ha parlato con Y.A., il coinqulino di Ömer Güney, indagato per gli omicidi, avvenuti a Parigi il 9 Gennaio, di Sakine Cansız, una co-fondatrice del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), Fidan Doğan, rappresentante del KNK (Congresso Nazionale del Kurdistan) a Parigi e Leyla Şaylemez, membro del movimento giovanile kurdo.

Anche Y.A. era stato arrestato insieme a Güney in relazione ai delitti, ma in seguito è stato rilasciato poichè si è provato che non aveva nessun legame con le esecuzioni.

Güney è descritto dal suo coinquilino ancora una volta come una persona con “un lato oscuro”; si era guadagnato la fiducia delle persone della comunità kurda di Villiers-le-Bel effettuando traduzioni ed aveva aderito all´associazione del posto nel Novembre 2011.
Secondo le dichiarazioni del suo coinqulino, Güney portava sempre con sè un cacciavite, un coltello ed una bomboletta spray. Una volta aveva portato un´arma in casa, dove viveva con altre due persone nel corso dell´ultimo mese e mezzo. Y.A. ha osservato: “Ha affermato che l´arma era una pistola a salve, quando l´abbiamo ripreso”.

Ci sono anche alcuni punti che attirano l´attenzione su di lui: nella sua stanza, perquisita dalla polizia francese in seguito al suo arresto, sono stati ritrovati 4 o 5 telefoni cellulari. Né l´associazione kurda nè i suoi coinquilini sapevano qualcosa riguardo alle relazioni di Güney con la sua famiglia, al suo arrivo a Parigi dalla Germania, alla sua vita prima che aderisse all´associazione.

Y.A. ha proseguito: “Lo conosco da un anno come qualcuno che appartiene all´associazione di Villiers-le-Bel. All´inizio non parlavamo molto con lui ma col tempo abbiamo iniziato ad essergli famigliari. Sembrava essere una persona calma e rilassata. Mi fidavo di lui perchè l´avevo visto avere contatti con gli amici dell´associazione. Ci diceva sempre che voleva ottenere qualcosa nella vita. Gli ho aperto la porta per le sue relazioni con le persone dell´associazione. Eravamo in tre a condividere la stessa casa nell´ultimo mese e mezzo. Sembrava che avesse simpatia per il movimento di guerriglia kurdo e che avesse intenzione di dedicare tutta la sua vita per l´organizzazione. Mi aveva detto di essere cresciuto in Francia prima di trasferirsi in Germania per qualche tempo, dove si è sposato e in seguito ha divorziato.

Mi ha detto di essere stato minacciato da gruppi turchi che lo criticavano per le sue relazioni e contatti con quelli kurdi nonostante la sua identità turca.
Aveva cominciato a mostrare simpatia per i Kurdi quando era in Germania: alcuni patrioti kurdi lo aiutavano quando aveva problemi con il suo lavoro, presso una fabbrica di materie plastiche.

Mi aveva detto che suo padre era kurdo ma non era un simpatizzante del movimento. Mi ha detto che era stato trattato calorosamente dalle persone dell´associazione di Villiers-le-Bel; sua madre era turca ed aveva reagito con forza contro di lui per le sue relazioni con l´organizzazione. Aveva contatti solo con sua sorella e aveva vissuto con lei prima di trasferirsi da noi; se ne era dovuto andare perché il marito della sorella si lamentava dei legami che lui aveva con l´associazione kurda.

Mi aveva parlato del suo lavoro all´aereoporto, che aveva lasciato a causa dei suoi problemi di salute.

Sembrava molto entusiasta delle sue attività all´interno dell´associazione e diceva che avrebbe coinvolto anche la sua famiglia. Diceva che era più kurdo di me”.

Y.A. ha raccontato ció che segue in merito al giorno in cui sono venuti a conoscenza dei delitti: “Quel giorno non ho osservato nessun comportamento sospetto in lui. Un´amico mi aveva chiamato alle 03:05 della mattina per dirmi che tre delle nostre compagne erano state uccise. Scioccato, ho immediatamente svegliato i miei coinquilini e ho detto loro cos´era successo. Lui ha detto che non ci credeva e che le aveva viste sane e salve quel giorno. Tuttavia non ha nemmeno accennato a ció che aveva fatto con loro quel giorno in ufficio. Poi siamo andati sul posto tutti insieme e ci siamo rimasti per un pó finchè mi ha chiesto di andare in questura. Quando gli ho chiesto il motivo, ha detto che avrebbe dovuto testimoniare a causa della traduzione che aveva fatto. Allora sono andato con lui, l´hanno arrestato e poi mi hanno lasciato andare, dicendo che ero stato arrestato per aver condiviso la casa con lui. Non avevo nessun sospetto su di lui perchè pensavo che il suo arresto fosse dovuto alle traduzioni che faceva ed ai video delle telecamere”.

Secondo Y.A., Güney era interessato alle armi e faceva domande sui vari tipi e le loro caratteristiche; qualche volta gli suggeriva di andare alla moschea per pregare insieme.

Y.A. ha sottolineato che Güney non aveva mai fatto cenno ai suoi viaggi in Turchia nel 2012, ed ha aggiunto che diceva di andare da sua sorella o a Normandiya quando non rientrava a casa.

 ANF PARIGI

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Sette anni fa Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez a Parigi sono state assassinate dai servizi segreti turchi.

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