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Kurdistan

Scandalo: l’autore italiano Benedikter accusato di collusione con il PKK

[divider]21 Aprile 2013 [/divider]Il ricercatore e sociologo italiano Thomas Benedikter e’ stato accusato dalla giustizia turca di propaganda per il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nel suo libro sulle autonomie regionali in Europa.

IL libro di Thomas Benedikter,”Avrupa’nın Özerk Bölgeleri”(Le autonomie regionali in Europa) tradotto in turco dalle edizioni “Aram”,e’ stato oggetto di un processo in Turchia.
La nona Corte di Assise di Diyarbakir ha accettato l’atto d’accusa redatto dal procuratore, Semih Akgun.

L’autore del libro è accusato di propaganda per il PKK e il KCK, il sistema politico del PKK, che mira a stabilire un “confederalismo democratico” proposto come modello per risolvere il problema curdo in Medio Oriente.

Il libro non contiene le parole “KCK”, “PKK”, e nemmeno parole come “curdo”, “Kurdistan” o “Turchia”.La logica di autonomia democratica presentata in questo libro è considerato una minaccia da parte dei tribunali turchi.

Secondo l’accusa, vi è una “traduzione del modello di autonomia democratica”, sviluppato dal carcere dal leader curdo Abdullah Ocalan, che sta negoziando con il governo per risolvere la questione curda.

Secondo il pubblico ministero.Il PKK / KCK ha preso come esempio i diversi tipi di autonomia regionale specificati nel libro Benedikter.L’autore del libro Thomas Benedikter e il funzionario delle pubblicazioni della casa editrice Aram ,Gokhan Bulut saranno giudicati il 3 giugno a Diyarbakir.

La libertà di parola non è garantita in Turchia. Migliaia di persone, per lo più curdi, sono attualmente in carcere per aver espresso le loro opinioni o aver criticato il governo. La Turchia è oggi la più grande prigione al mondo per i giornalisti, sindacalisti, avvocati, politici e studenti. Nonostante alcune riforme, i libri e le opinioni politiche continuano ad essere processati e condannati.

“Centinaia di migliaia di persone che sono state oggetto di cause legali sono state condannate a pene detentive durante gli ultimi 30 anni in Turchia”, lo ha riferito il 16 Aprile ,attraverso un comunicato, l’Associazione dei Diritti Umani (IHD).

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