Rassegna Stampa

Zeynep Kuray, il dietrofront del premio Ilaria Alpi

La giornalista turca era la vincitrice, ma non può lasciare il Paese e sta male premiare un assente .

Zeynep Kuray, giornalista turca, vince il prestigioso premio Ilaria Alpi. Una bella notizia per i giornalisti turchi ma anche per quel movimento d’opposizione nato attorno al Parco Gezi che costituisce il più grande movimento anti-Erdoğan e sicuramente una delle più importanti e vistose contestazioni a un governo nella tormentata storia turca.

Conferire il premio ad una giornalista che ha rischiato più volte la vita in Kurdistan e che è stata arrestata per aver raccontato la sporca guerra turco-curda in un momento storico in cui la Turchia s’interroga e cerca di uscire dal paradigma islamico-nazionalista in cui l’ha ingabbiato il premier Erdoğan per un decennio, è la giusta ricompensa per chi fa questo mestiere.

Garantire poi la circolazione delle informazioni e la libertà d’espressione in un Paese come la Turchia (che, in quanto a numero di giornalisti dietro le sbarre, supera abbondantemente Iran e Cina) non è cosa facile. Soprattutto in quanto una macchina lenta e inesorabile messa in moto da oramai un decennio dall’Akp ha stretto i giornalisti in una morsa.

Vuoi per il processo Kck (Unione delle Comunità del Kurdistan, ombrello politico del Pkk), vuoi per il processo Ergenekon (organizzazione ultranazionalista accusata di voler rovesciare il governo eletto), vuoi per aver offeso la nazione turca per riportare notizie sulla violenza poliziesca e sugli scontri di Taksim, difficile sapere cosa e come si può scrivere oggi in Turchia senza finire dietro le sbarre.

A ogni modo la mail che ricevo fa ben sperare. L’Italia dà un segnale forte e concreto a chi in Europa chiude un occhio, a volte anche due, sulla repressione in atto in Turchia perché quest’ultima è pur sempre un partner commerciale importante e non si può criticare troppo il premier e la sua linea politica.

Gentilissimo,
le scrivo dal Premio Ilaria Alpi che giunge quest’anno alla XIX edizione. Anche quest’anno grazie ad Unicredit abbiamo la possibilità di premiare una donna giornalista che si è distinta per coraggio nello svolgimento del suo lavoro. Dopo alcune indagini, la giuria Unicredit ha scelto di premiare Zeynep Kuray la cui storia abbiamo approfondito grazie al suo Sansür: Censura. Giornalisti in Turchia. Per questa ragione sono a chiederle un contatto di Zeynep Kuray, per poterla invitare all’evento del Premio che si terrà a Riccione il prossimo Settembre e comunicarle la premiazione. ❞

Leggo con soddisfazione l’email. Zeynep è reporter per il quotidiano socialista turco Birgün ed è inviata per l’agenzia stampa curda Firat News Agency nel Kurdistan turco. Il 24 Dicembre 2011 viene arrestata assieme ad altri 44 giornalisti nell’ambito del processo Kck.

Accusata di esser membro di un’organizzazione armata ai sensi dell’articolo 314/2 del Codice penale turco e membro di un’organizzazione terrorista ai sensi dell’articolo 5 della legge antiterrorismo, viene sbattuta in prigione dove rimane fino al 26 Aprile 2013, quando viene finalmente liberata assieme al giornalista Sadık Topaloğlu, mentre continua il processo contro di loro.

Il mio incontro con lei a Istanbul e la sua storia mi avevano colpito ed è per questo che decisi di raccontare del suo arresto, e di quello di altri giornalisti presi nelle pieghe della trappola turca, nel mio libro Sansür: Censura. Giornalismo in Turchia. Così la notizia era giunta fino alla giuria del Premio Ilaria Alpi.

La chiamo. È ad Istanbul e prepara un reportage sul movimento #OccupyGezi. Le comunico che è la vincitrice del Premio Ilaria Alpi 2013. È felice. Eppure sorge subito un problema. Zeynep è stata rilasciata ma il suo processo è in corso e non può lasciare la Turchia. Divieto d’espatrio. Mi dice: «Prendilo tu al posto mio, e portamelo in Turchia».

Le dico ovviamente di sì. È un bel premio al suo lavoro ma anche al libro che ha contribuito a far conoscere la sua storia, e quella di decine altre di giornalisti, scrittori o editori, al pubblico italiano. Quando comunico l’informazione alla direzione del Premio Ilaria Alpi però mi viene espressa subito qualche perplessità. La giornalista non può ritirare il premio perché il processo contro di lei è ancora in corso, dico loro, ma ha incaricato me di farlo. Qualche giorno dopo (oggi) ricevo una mail che mi lascia di stucco.

❝ La giuria ritiene che sia importante le presenza della giornalista, soprattutto per una ragione di visibilità della stessa. Il rischio di premiare qualcuno di assente, come è già accaduto, è quello che l’esperienza del giornalista e le motivazioni della premiazione perdano dell’importanza e dell’attenzione che invece meritano. ❞

Insomma, non la premiano più perché non può ritirare personalmente il premio ed è brutto a vedersi, per la giuria del premio, un sostituto. La motivazione però non mi convince. Il fatto che Zeynep Kuray non possa ritirare personalmente il premio (perché ancora in uno stato di semi-arresto) dimostra la forza della sua battaglia per la libertà di parola ed è un motivo in più per premiarla, non certo un motivo per escluderla. Chiamo e protesto ma serve a poco.

Hanno già dirottato su qualcun’altro, assicurandomi in maniera generica che Zeynep probabilmente sarà premiata quando potrà lasciare la Turchia. Conoscendo la giustizia turca e la gravità delle accuse mossegli, vuol dire praticamente mai. Così una bellissima storia è finita con il tipico epilogo all’italiana. Vince sempre l’apparenza, mai la sostanza.

Twitter: @marco_cesario

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