KARAJ, Iran,— Una nuova lettera dei prigionieri politici curdi Zanyar e Loghman Moradi, indirizzata al Dr. Ahmed Shaheed (Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran delle Nazioni Unite)e all’istituzione di sostegno ai diritti umani “Save us from execution”.
Spett. Dr. Ahmed Shaheed,
Rispettosi saluti
Ricevere una lettera [da un prigioniero politico] può non essere nulla di nuovo per voi,ma noi[Zanyar e Loghman Moradi] noi non abbiamo altra possibilità che affidare e cercare aiuto alle Nazioni Unite e alle organizzazioni dei diritti umani al fine di provare la nostra innocenza e salvare le nostre vite da una condanna a morte ingiusta che ci e’ stata imposta.
Se necessario noi vi scriveremo piu’ lettere allo scopo di salvare noi stessi dalla nostra intricata situazione e da questa sentenza ingiusta.Come vi avevamo comunicato precedentemente,noi abbiamo sopportato molto dolore e sofferenze negli ultimi cinque anni.
Noi siamo stati soggetti a: situazioni costruite dal Ministero dell’intelligence,atti di violenza e di odio finalizzati a distruggere la gioventu’ di questa terra,isolamento dalle nostre famiglie,tribolazioni di cui e’ meglio non parlare in modo da non evocare i ricordi amari e sgradevoli ad esse associate.
Dopo aver sopportato tutta la sofferenza e nonostante la diffusione di notizie circa la nostra situazione,continuiamo a sentire l’estrema agonia e la fatica.
Tuttavia le associazioni dei diritti umani e le nazioni unite,hanno contribuito a prevenire il diffondersi delle nostre ferite e l’indebolimento della nostra determinazione fornendoci aiuto umanitario.Siamo rimasti vivi sino ad oggi grazie ai loro sforzi.
Un altra ragione e’ che la nostra innocenza ci ha dato la fiducia in se stessi per dichiarare ripetutamente il fatto che noi siamo stati vittime di un caso giudiziario falso contro di noi.Come abbiamo scritto in passato,in tutte le fasi del nostro caso,dall’arresto fino alla sentenza la legge e’ stata bellicosamente rotta.
Alcuni atti illegali includono:lunghe e pesanti torture che hanno portato alla mutilazione dei nostri corpi;segregazione solitaria per lunghi mesi;mancanza della possibilita’ di essere visitati e persino di fare telefonate ai membri della propria famiglia;intimidazioni; insulti personali e religiosi;la costrizione a fare falsa testimonianza e confessioni auto incriminatorie.
Noi non abbiamo speranza nella Repubblica Islamica che possa indagare e seguire con il nostro caso.nostrocaso.Tuttavia,come due giovani uomini nel braccio della morte che vivono all’ombra di una morte imminente,ci aspettiamo che vengano adottatele misure necessarie al fine di ripristinare i nostri diritti violati, di due cittadini curdi, e anche di altri prigionieri di coscienza .
Grazie
Zanyar Moradi
Loghman Moradi
Prigione di Ghohardasht [Prigione di Rajai Shahr] , Karaj, Iran
5 settembre 2013
ZANYAR e LOGHMAN MORADI – BREVI INFORMAZIONI
Data di arresto: 2 Augusto, 2009
Prigione: Rajai Shahr (I.e. Gohardasht), Karaj
Accuse (ciascuno): “Moharebeh (inimicizia con Dio). Addebitata a seguito dell’accusa da parte del regime iraniano che Zanyar e Loghman Moradi sono stati coinvolti nei 2009 assassinio di Saadi, il figlio di un membro dell’alto clero alto in Kurdistan, l’Imam della preghiera del Venerdi’ a Marivan; “causano sedizione e depravazione sulla Terra” .
Condanne: Pena di morte. Per impiccagione in pubblico. Pubblicata il 22 dicembre 2010, dal 15° ramo della Corte rivoluzionaria di Teheran presieduta dal giudice Salavati. Sono stati condannati a morte per “appartenenza al Partito Komele” e “coinvolgimento nell’omicidio del figlio dell’Imam della preghiera del Venerdi’ a Marivan; la notte del 5 luglio 2009.”
Avvocato: Hossein Paidar, tuttavia le autorità della Repubblica islamica hanno privato Zanyar e Loghman Moradi del loro diritto a un avvocato in tutte le fasi giudiziarie del loro caso.
Amnesty International riferisce che Zanyar e Loghman Moradi sono a rischio imminente di esecuzione dopo che le loro “condanne a morte sono state inviate all’Ufficio per l’attuazione delle sentenze, un corpo all’interno della magistratura, che rappresenta il passo finale prima di essere chiamati per l’esecuzione.”
Traduzione a cura della Redazione di ReteKurdistan Italia