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AKP-‘Pacchetto democratizzazione’:nessuna svolta nella questione curda

UIKI Onlus- Nelle ultime due settimane nei media turchi si speculava sul ‘pacchetto democratizzazione’ annunciato dal governo dell’AKP.

Sui contenuti del pacchetto di riforme è stato mantenuto il più stretto riserbo. Da ambienti governativi veniva ripetutamente affermato che il presidente del consiglio dei ministri Recep Tayyip Erdoğan il 30 settembre avrebbe presentato personalmente all’opinione pubblica in prima persona i contenuti del pacchetto in una conferenza stampa.

Il governo dell’AKP ha lasciato trapelare solo che il pacchetto avrebbe costituito un contributo significativo per l’attuale processo di soluzione della questione curda e che avrebbe ‘sorpreso molti’. Già prima che venisse reso noto il pacchetto di riforme, il Partito per la Pace e la Democrazia (BDP) aveva criticato il governo per la decisione di aver composto in presunto pacchetto di democratizzazione per la questione curda senza aver coinvolto la parte curda nel negoziato in questo processo di soluzione.

I contenuti del pacchetto

Dopo che è stato reso noto il contenuto del pacchetto democratizzazione si pone il problema di quale contributo possa dare al processo di soluzione della questione curda. Riforme concrete che riguardano la questione curda in modo diretto sono l’abolizione del divieto di usare le lettere Q, X e W. Queste lettere esistono nell’alfabeto curdo, ma non in quello turco e per questo fino ad ora erano vietate.

È stato consentito anche l’uso di altre lingue oltre al turco nelle iniziative di campagna elettorale. Tuttavia entrambe le riforme non rappresentano un grande passo in avanti, dato che questi divieti venivano comunque ignorati dalle curde e dai curdi. Nonostante il divieto, venivano utilizzate sia le tre lettere, che fatta propaganda elettorale in lingua curda. Queste riforme quindi rappresentano la rimozione di divieti che venivano comunque ignorati.

Un’ulteriore riforma è rappresentata dal diritto di insegnare in lingue non-turche nelle scuole private. Questa riforma è assai lontana dalle richieste delle curde e dei curdi che rivendicano il diritto all’insegnamento nella madrelingua nelle scuole pubbliche. Nell’ambito del pacchetto è stato anche rimosso l’obbligo per gli allievi delle scuole elementari di pronunciare quotidianamente il principio guida di Atatürk ‘Felice è colui che può dirsi turco’.

Per quanto riguarda la legge elettorale, il governo dell’AKP ha prospettato la modifica della soglia di sbarramento al 10%. Secondo quanto ha dichiarato il primo ministro turco si starebbero valutando tre opzioni: il mantenimento della soglia al 10%, l’abbassamento della soglia al 5% nell’ambito di una riduzione delle dimensioni dei distretti elettorali nei quali vengono eletti i deputati o un’abolizione della soglia di sbarramento, che anch’essa prevede una riduzione delle dimensioni dei distretti elettorali.

Erdoğan non si è però pronunciato rispetto ai tempi nei quali verrà raggiunta una decisione definitiva su questo argomento. Sia questo, che la dichiarazione del consulente del primo ministro Bekir Bozdağ, rispetto al fatto che questo non sarà l’ultimo pacchetto di riforme, rafforzano l’ipotesi che l’AKP voglia tirare per le lunghe il presente processo di soluzione e migliorare con questa tattica dilatoria le proprie possibilità nelle prossime elezioni comunali che si terranno nella primavera del 2014.

Una modifica della legge elettorale, dalla quale traggono vantaggi i partiti minori, riguarda il diritto a sostegni finanziari pubblici. Fino ad ora il presupposto era di raggiungere un risultato elettorale pari ad almeno il 7% e questa soglia ora è stata abbassata al 3%. Con il pacchetto di riforme è stata legalizzata anche la possibilità per i partiti politici di avere un doppio vertice. Anche questo veniva già praticato da tempo dal partito pro-curdo BDP senza un permesso legale.

‘Non un pacchetto di democratizzazione, ma un pacchetto elettorale’

La co-presidente del BDP Gültan Kisanak in una prima presa di posizione del suo partito ha valutato il ‘pacchetto democratizzazione’ del governo come un pacchetto elettorale. ‘I curdi chiedono una soluzione della questione curda, gli alauiti chiedono il diritto alla libertà religiosa, tutte le parti negate della società chiedono il diritto alla rappresentanza politica.

Tutte queste aree da anni fanno resistenza a sostegno delle loro richieste. Vogliamo dire esplicitamente che il pacchetto presentato oggi non rappresenta una risposta ad alcuna di queste richieste. Questo non è un pacchetto che da risposte al bisogno di democratizzazione della Turchia. Questo pacchetto non vuole servire ai bisogni del popolo, ma a quelli dell’AKP. Questo non è un pacchetto di democratizzazione, ma un pacchetto elettorale’, così la Kisanak.

Critiche al ‘pacchetto democratizzazione’ sono venute anche dall’associazione per i diritti umani IHD. Il presidente dell’associazione per i diritti umani Öztürk Türkdoğan ha chiesto cosa ne sarebbe stato dei prigionieri della KCK. In un colloquio con l’agenzia stampa Firat (ANF) Türkdoğan ha dichiarato che il governo stesso aveva alimentato la speranza che il pacchetto democratizzazione avrebbe affrontato anche la situazione dei prigionieri della KCK ed ha proseguito come segue:

‘Ma oggi abbiamo appreso che da questo punto di vista non hanno fatto modifiche giuridiche. Migliaia di persone continuano ad essere in carcere, tra cui deputati, avvocati, giornalisti, sindacalisti, studenti, sindaci e politici.’ Sul fatto che il diritto all’insegnamento in madrelingua sia stato ammesso solo per le scuole private, il presidente dell’IHD ha espresso critiche con la seguente dichiarazione: ‘Questa modifica in realtà non avrà ripercussioni. La popolazione curda, che è economicamente debole, da dove dovrebbe prendere i soldi per costruire scuole a proprie spese e pagare gli insegnanti necessari?’

Anche il presidente della confederazione dei sindacati della funzione pubblica (KESK) Lami Özgen ha criticato il pacchetto democratizzazione del governo dell’AKP. Ha definito il pacchetto come privo di contenuti ed ha accusato il governo di creare sempre aspettative nella popolazione, alle quali poi regolarmente non viene dato riscontro. ‘Questo è molto pericoloso. Oggi per fortuna non ci sono conflitti armati in Turchia. Ma come contropartita a questo, il governo deve fare passi verso una democratizzazione. In questo pacchetto purtroppo non si vedono simili passi’, così Özgen.

Intanto i componenti della Commissione dei Saggi hanno annunciato che martedì 1 ottobre presenteranno pubblicamente la loro relazione finale al governo, nella quale sono formulate le aspettative e le richieste per il processo di soluzione. In questo modo diventerà chiaro fino a che punto il governo con il pacchetto democratizzazione ha dato seguito alle raccomandazioni della commissione.

La Commissione dei Saggi è stata convocata dal governo all’inizio dell’aprile 2013 per avviare un dialogo con la società rispetto al processo di soluzione e per documentare per il governo le aspettative esistenti nella società. Il governo tuttavia ha ricevuto la relazione finale della commissione già alla fine di giugno e da allora la sta tenendo sotto stretto riserbo.

Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

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