26 anni fa, Halabja è stata attaccata con armi chimiche dell’ex regime Ba’ath il 16 marzo 1988 in Iraq. A causa di quest’attacco chimico, è stata tolta la vita a 5 000 innocenti curdi e più di 100 000 persone sono rimaste ferite.
Alcuni di questi stanno ancora patendo l’effetto collaterale del brutale attacco. Inoltre, i bambini nati dopo l’attacco chimico hanno patito enormemente le sue conseguenze. Tuttavia, questo’atto disumano non è preso sul serio dall’opinione pubblica internazionale e i tentativi di prevenire altri atti crudeli dopo Halabja sono falliti.
Quello che il regime fascista di Saddam ha sperimentato a Halabja è stato solo un altro esempio di del fascismo di Hitler e del bombardamento atomico su Nagasaki. Sui curdi sono stati lanciati gas Iprite e Sarin. Migliaia di bambini, donne, giovani e anziani furono brutalmente uccise.
Né le forze che proclamavano di rappresentare il socialismo, né quelle che rappresentavano la modernità capitalista e appoggiavano il regime fascista di Saddam mostrarono alcuna reazione all’uccisione senza pietà dei curdi; con questo hanno mostrato la loro complicità con la barbarie ritenuta adatta per i curdi.
Dopo il massacro, che è stato un vero e proprio esempio di genocidio, migliaia di curdi, affamati e indigenti vennero costretti a fuggire ed a rifugiarsi in Iran e in Turchia, in quello che per loro significava un’altra Halabja.
Quando si trattava di curdi, il diritto naturale di un popolo alla vita e alla libertà venivano calpestati e sporchi profitti contavano più di tutto. Ma i curdi hanno resistito contro le gravi minacce senza fare alcuna concessione rispetto al proprio onore e alla propria libertà. Il nostro popolo ha sofferto molti massacri, esilio ed esecuzioni per conquistare la propria libertà e ha incarnato una resistenza cinquantennale. In virtù di questa resistenza e traendo vantaggio da condizioni regionali ed internazionali favorevoli, il nostro popolo nel Kurdistan del sud ha ottenuto la propria libertà.
Le forze colonialiste non negano più l’esistenza e dei curdi impedendo la loro libertà. Il nostro popolo nel Kurdistan del nord e del sud otterrà la sua libertà con una lotta aspra e con la resistenza, proprio come la nostra gente del Kurdistan del sud ha trasformato i massacri di Halabja ed Anfal in ragioni per liberare se stessi e il popolo del Rojava ha portato la rivoluzione più gloriosa del secolo come reazione contro le politiche disumane di negazione e annichilimento. L’attuale livello di coscienza nazionale, unità nazionale e organizzazione del popolo possono contrastare tutti i massacri, l’esilio e le politiche di negazione nei loro confronti.
La popolazione del Kurdistan non dimenticherà mai i massacri di Halabja, Dersim, Zilan e i massacri nel Kurdistan orientale. Continuerà la sua lotta per il riconoscimento internazionale di ciascuno di questi massacri e genocidi e così chiederà conto di queste barbarie storie.
L’attacco chimico contro al popolo curdo: Un atto Genocida
http://www.youtube.com/watch?v=tLH7kqeHymE
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia