Incontriamo Fayza nella sede del partito DBP (il partito curdo della Pace e della Democrazia), nel centro di Suruç. La sede è come sempre affollatissima, decine di persone in ogni stanza gridano e discutono. Molti chiedono di arruolarsi nell’YPG, vogliono entrare a Kobane, aiutare i propri fratelli e sorelle a liberarsi dalla morsa dell’Isis.
C’è anche un ragazzino, reduce evidentemente da un’operazione chirurgica, con i ferri ancora conficcati nell’osso della coscia: anche lui vuole arruolarsi, viene allontanato una prima volta. Torna, armato di bastone, riesce a salire fino al primo piano dove ci troviamo noi, ma questa volta viene allontanato sul serio.
Per trovare un quarto d’ora di tranquillità siamo costretti a chiuderci a chiave nella sala riunioni. Fayza vuole capire chi siamo, da dove veniamo. Raccontiamo dei nostri centri sociali, di GlobalProject, delle manifestazioni contro i consolati turchi a Venezia e Milano e delle piazze del primo novembre, lei sorride poi parte a ruota libera.
“Kobane da due mesi è sotto assedio, ma lo Stato Islamico minaccia la città da almeno un anno. Da un anno infatti l’ISIS mandava al cantone messaggi che minacciavano conversioni forzate all’Islam e promettevano matrimoni con le donne di Kobane. Poi arrivarono con le bombe e l’assedio vero e proprio è cominciato. In particolare dopo la conquista di Mosul, l’ISIS ha potuto contare su carri-armati ed ogni sorta di arma pesante e da due mesi attaccano per occupare Kobane e mettere in pratica le loro minacce.
Noi popoli curdi non abbiamo intenzione di lasciare che occupino niente e la nostra strategia nella Rojava è di difendere, attraverso le Unità di Protezione Popolari (YPG), sia noi stessi come persone che i nostri diritti ed il nostro libero Cantone di Kobane.
Ma i nostri nemici non sono solo quelli dell’IS. Come potete vedere anche i paesi vicini, specialmente la Turchia, non vogliono che i curdi autogovernino il proprio futuro, ottengano diritti culturali, politici e sociali. Per questo mandano le bande dello Stato Islamico ad uccidere il popolo curdo e la vita nella Rojava. È questa la loro strategia, non vogliono che il Kurdistan abbia i suoi diritti.
L’amministrazione della Rojava e l’YPG iniziò a difendere il libero cantone di Kobane per liberarsi da questo terribile nemico, un nemico non solo del Kurdistan o della Rojava, ma di tutta l’umanità. L’Isis è nemica di tutte le persone democratiche e di tutti coloro che vogliono vivere liberi nel mondo. Tutti i democratici e quelli che vogliono vivere liberi devono diventare amici della popolazione curda, noi li riconosciamo tali, ma per ore sono pochi. Ne vogliamo molti di più!
In questi giorni Kobane sta vincendo la sua lotta contro l’Isis, una battaglia combattuta anche da molte donne sia civili che arruolate nell’YPJ. Il nemico che stanno combattendo è un nemico di tutte le donne del mondo ed in particolare di quelle di kobane. Noi ci siamo costruite il nostro carattere politicamente e socialmente. Per anni ci siamo battute per i nostri diritti, e quando ci siamo riuscite, quando finalmente li abbiamo ottenuti con l’amministrazione della Rojava, dobbiamo affrontare questo nemico feroce, che vuole distruggere tutte le donne del mondo.”
L’intervista finisce e noi ci allontaniamo in fretta: sono due giorni di battaglie feroci dentro e fuori Kobane, sembra che siano ricominciati gli scontri e che l’YPG stia di nuovo spingendo contro le postazioni Isis. Le notizie però sono sempre difficili da controllare e noi preferiamo verificare di persona. La collina che ospitava la stampa internazionale è stata chiusa dall’esercito alcuni giorni fa, ma Orhan (un ragazzo di Suruç conosciuto al villaggio) ha una macchina e ci porta su una collina vicina che lui conosce bene.
Tommaso e Momo #CentriSocialidelNordEst