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Staffetta a Suruç

La gestione pratica degli aiuti umanitari ai rifugiati

Oggi siamo stati al magazzino Avesta per vedere come vengono gestiti praticamente gli aiuti.Dopo l’incontro di ieri con Feride Eralp, responsabile del centro autonomo della crisi di Suruç, abbiamo deciso di recarci di persona al centro di raccolta e distribuzione degli aiuti umanitari per i rifugiati, conosciuto come Avesta, per approfondire il funzionamento della gestione degli aiuti.Il magazzino era in precedenza una sala da cerimonie e matrimoni ma dallo scoppio della crisi è stato riconvertito a deposito.

Al suo interno, suddivisi per tipologia, si trovano i beni di prima necessità che vengono distribuiti nei campi dei rifugiati, nelle case e nei villaggi vicini. Tutte le operazioni sono gestite in maniera energica da una ragazza curda che si avvale dell’aiuto di numerosi volontari provenienti da tutta la Turchia e altri, come noi, che semplicemente vengono per dare una mano. Siamo stati accolti con grande calore e riconoscenza e come prima cosa siamo stati invitati a condividere il loro pasto.

La distribuzione degli aiuti avviene in maniera abbastanza caotica nonostante i tentativi di razionalizzazione. I vari responsabili dei campi, dei quartieri e dei villaggi si presentano con la lista delle richieste, precedentemente approvate dall’ufficio preposto presso la sede del partito BDP, e la responsabile e i volontari preparano il materiale e il cibo da caricare sui furgoni. Le operazioni di selezione e carico si svolgono in maniera abbastanza confusionaria, anche perché vi sono spesso contestazioni sulle quantità in quanto le richieste sono sempre maggiori delle disponibilità.

Questa mattina, dopo aver aiutato a caricare il furgone, siamo saliti anche noi per partecipare al giro di distribuzione in un quartiere di Suruç. Fin da subito abbiamo capito che ci sono delle criticità, anche se non è facile comunicare con gli altri volontari che spesso parlano solo curdo. Il furgone passa di casa in casa seguendo l’elenco della lista però a ogni fermata è difficile recuperare il materiale da consegnare perché il carico è fatto alla rinfusa senza alcun criterio di ordine e anche perché molti rifugiati si avvicinano chiedendo qualcosa per loro senza però essere nella lista di consegna di quel giorno.

Queste difficoltà si sono ripresentate ad ogni fermata, rendendo lungo e difficoltoso il giro di distribuzione. Da parte nostra c’è stata una sensazione di impotenza e imbarazzo nel non poter dare una risposta alle tante richieste, alle mani protese verso di noi, senza nemmeno poter comunicare il nostro dispiacere e la nostra solidarietà con loro.

Il grande sforzo di questi volontari va apprezzato e sostenuto per il semplice fatto che essi lasciano tutto nelle loro città per venire a Suruç a dare un importante aiuto senza avere nessuna esperienza di gestione di emergenze e scontrandosi spesso con la mancanza di collaborazione, se non con l’aperta ostilità, delle autorità turche.

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