“Qual è il significato di una vita libera? Come si può organizzare una società democratica, ecologica e liberata dai ruoli di genere? Come possiamo vivere da donne libere?”
Questi sono i temi fondamentali con cui le militanti del movimento delle donne del Kurdistan stanno facendo i conti, si tratta di una realtà del tutto diversa da quella che purtroppo, in aree vicine, i mass media ci mostrano: quella del fanatismo pseudo-religioso dell’Isis e della battaglia tra enclave maschili per l’accaparramento delle vie del petrolio, del gas e delle droghe.
“Le donne ci rivelano quanto hanno imparato dalla storia delle rivoluzioni e delle lotte di liberazione, e cioè che il tema della liberazione delle donne non può essere rimandato o definito come un meno importante “tema collaterale”. “Perché la libertà non rimanga solo un sogno”, le donne kurde hanno creato un sistema autonomo di auto-organizzazione delle donne nelle montagne del Kurdistan, all‘origine e al centro della loro battaglia di liberazione, oltre la portata dello stato e delle strutture capitalistiche.”, scrivono in una loro brochure.
Nel 1993, le donne nella guerriglia kurda hanno organizzato e si sono coordinate sotto l‘ombrello dell‘alto consiglio delle donne (Koma Jinên Bilind – KJB). Si compone delle organizzazioni sulle montagne e nella società in tutte le quattro parti del Kurdistan e in altri paesi dove le donne kurde vivono in esilio. Il KJB è un sistema autonomo, confederale di donne che fa parte del KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan) e si basa sui principi dell‘ideologia di liberazione delle donne e sul Confederalismo Democratico.”
“Questo significa che le donne si organizzano in maniera indipendente, all‘interno della lotta per costruire una società libera e all‘interno del movimento di guerriglia al fine di sviluppare il loro propri progetti e rappresentare la propria volontà in maniera autodeterminata.
Migliaia di donne – donne kurde da Turchia, Iran, Iraq, Siria, Armenia, Russia e Europa ma anche donne internazionaliste del Medio Oriente e dai paesi Europei – partecipano attivamente a questo movimento come militanti. Hanno deciso di andare contro una vita determinata dal sistema patriarcale e capitalistico. Al momento si battono per organizzare la loro vita quotidiana, le loro relazioni e la loro lotta secondo la loro utopia di libertà.”
“Esperienze di libertà: le donne kurde raccontano”
Con Haskar Kirmizigul, Fondazione internazionale donne kurde, Olanda e Yilmaz Orkan portavoce di UIKI-ONLUS.
Un aggiornamento sulla situazione attuale nei cantoni democratici del Kurdistan e in particolare nella Rojava, una discussione su alcune tematiche, in particolare sul percorso di costruzione dell’autonomia femminile collettiva e individuale.
Introduce Monia Andreani, docente di Diritti umani, Università per stranieri Perugia.
Giovedì 26 febbraio, ore 18, Biblioteca Bobbato, Galleria dei Fonditori (sopra Ipercoop).
Al termine dibattito e possibilità di partecipare a cena di solidarietà,
(info alternativalibertaria@fdca.it)
Organizzano: Alternativa Libertaria-FdCA, Comitato per la Solidarietà Internazionale’ Vittorio Arrigoni’, Donne in nero – Fano, ISCOP- istituto di storia contemporanea, Biblioteca V. Bobbato.