Diritti umani

Preparativi per una seconda Roboski

Dopo che i militari turchi hanno aperto il fuoco su di un gruppo di persone che stavano svolgendo commercio transfrontaliero a Uludere distretto della provincia di Şirnak Serhat Encü del villaggio di Mergeh (Yermişli) ha raccontato ad ANF che lo stato sta preparando il terreno per un secondo massacro a Roboski.

Il 20 aprile i soldati hanno aperto il fuoco sugli abitanti di villaggio che erano andati a sostenere un gruppo di 30 commercianti transfrontalieri che erano stati fermati dalla truppe.Serhat Encü,che ha assistito all’incidente,ha affermato che quattro abitanti del villaggio sono stati feriti.

Le truppe hanno aperto il fuoco sui civili

Encü ha affermato che non appena avevano sentito dei commercianti che erano stati fermati,sono andati da  Mergeh  fino al confine per impedire nuovi massacri.Ha dichiarato:”le truppe non hanno permesso al gruppo di tornare a casa.Abbiamo tentato di parlare ai soldati,ma ci hanno detto di tornare a casa.Hanno aperto il fuoco senza nessun avvertimento.Abbiamo corso in tutte le direzioni.4 persone sono rimaste ferite.Le abbiamo portate all’ospedale,ma le persone impegnate nel commercio di confine non erano in grado di tornare.

Encü ha dichiarato che i feriti sono stati dismessi dall’ospedale,mentre uno è stato inviato a Diyarbakir,dove si trova in terapia intensiva.

Lo stato non garantisce opportunità di lavoro e tenta di ucciderci

Encü ha detto che ieri hanno effettuato una protesta  contro l’attacco bloccando la strada nel villaggio di Yekmal,ma che ad eccezione del co-sindaco di Uludere,nessuno era andato a sostenerli,così sono tornati a casa.

Encü ha sottolineato che le autorità stanno continuando a perseguitare chi è coinvolto nel commercio di confine,aggiungendo che stanno preparando il terreno per un massacro simile a quello del 28 dicembre 2008 quando sono state uccise 34 persone del villaggio di Roboski .

Ha dichiarato: “Svolgiamo questo commercio per  sfamare le nostre famiglie.Lo stato non ci fornisce opportunità di lavoro e tenta di ucciderci mentre svolgiamo commercio di confine,che rappresenta la nostra sola fonte di guadagno”.

ISTANBUL – ZEYNEP KURAY

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