A due anni dalla rivolta di Gezi Park a Istanbul e dopo la liberazione di Kobanê, dall’assedio dell’IS da parte delle formazioni armate di autodifesa curde, la situazione nella regione è tutt’altro che tranquilla e pacificata.
Da una parte Kobanê è ancora isolata, a causa della chiusura dei confini da parte dello stato turco, che rende estremamente difficile il passaggio degli aiuti umanitari, fino a bloccare del tutto dei trasporti di medicinali; nel contempo, le milizie dell’IS continuano ad avanzare in altre zone della Siria.
Dall’altra la situazione sociale e politica della Turchia è sempre più esplosiva, con le forze di opposizione sociale sotto attacco sempre più violento da parte dello stato, affiancato dalle formazioni ultranazionalistr: continue aggressioni in piazza, restrizioni alla libertà di manifestare e alle libertà personali, arresti… Le morti, i ferimenti e gli attentati avvenuti durante la campagna elettorale ne sono una dimostrazione.
Nonostante tutte le difficoltà, nei cantoni della Rojava continua l’esperimento del confederalismo democratico, basato sulla partecipazione diretta attraverso le assemblee popolari, sull’ecologismo e sul femminismo e in Turchia le organizzazioni della sinistra rivoluzionaria, fra cui gli anarchici, continuano a scendere in piazza.