L’eroica resistenza kurda all’avanzata delle forze di Daesh si è imposta all’attenzione dell’opinione pubblica globale, dalle giornate della Liberazione di Kobane fino ai nuovi odierni sviluppi sul confine turco-siriano e al ruolo repressivo del governo Erdogan. Le prossime elezioni di novembre in Turchia rendono il quadro mutevole e pericoloso per i partiti filo curdi che avanzano nei consensi.
Le iniziative di solidarietà attiva per il Rojava e il Kurdistan turco, si sono moltiplicate nell’arco di questo ultimo anno: le staffette umanitarie, la Carovana internazionale del settembre 2015 e le partenze in programma in vista dell’appuntamento elettorale.
Il ruolo centrale avuto dalle combattenti curde, che volano oltre l’immagine della donna armata costituendo l’esempio tangibile di un nuovo modo di essere in politica oltre che di resistere, e l’innesco di un processo di esodo dallo stato-nazione in favore del modello di autogoverno interreligioso e multietnico che prende il nome di “Confederalismo Democratico”, fanno i conti con la necessità di pratiche di autodifesa popolare quanto con l’ambizione di restituire democrazia e pace in un territorio focale per il futuro del Medioriente e dell’Europa, sconvolta dai flussi migratori e alla ricerca di un nuovo modello di convivenza e società.