La delegazione aveva convocato, per il giorno 4 ottobre alle 09,30, una conferenza stampa, davanti al parlamento della Regione autonoma del Kurdistan iracheno per denunciare il comportamento oltraggioso che le istituzioni locali, compreso il consolato italiano di Erbil, hanno avuto nei confronti dei cooperanti italiani presso la frontiera di Semelka.Sono intervenuti giornalisti delle reti televisive Kurdistan24, Speda e dell’agenzia di stampa Roj News; per la delegazione ha parlato il presidente dell’Associazione “Verso il Kurdistan”, Antonio Olivieri.
Le domande si sono incentrate in primis sulla ricostruzione dei fatti e nelle risposte di Antonio è emersa tutta la criticità nei confronti di chi ha giocato sulle spalle del gruppo di cooperanti; si è evidenziato il fatto che, di fronte ad una disponibilità del presidente del parlamento kurdo, che avrebbe messo a disposizione dell’associazione anche un pulmino, non è seguita un’azione di coinvolgimento della polizia di frontiera a Semelka, azione questa che ha compromesso inevitabilmente la possibilità di passare il confine con la Siria.
Si è per questo sottolineato il comportamento oltraggioso e provocatorio del dirigente dei frontalieri iracheni che, in barba a qualsiasi trattato internazionale –quindi in una posizione di evidente illegalità- si è trincerato dietro un silenzio che ha impedito qualsiasi confronto. Oltremodo anche il consolato italiano si è mostrato insensibile e nell’incontro svolto, il rappresentante del governo si è mostrato indisponibile, additando sempre i soliti problemi circa l’insicurezza della zona.
Proprio la questione della sicurezza è stato il grimaldello con cui i poteri che governano questo territorio hanno impedito ad un gruppo di cooperanti, medici, avvocati e attivisti italiani di svolgere il proprio lavoro, sia quello di andare in una zona martoriata dalla guerra non solo per rendersi conto della situazione e poter dare quindi nel proprio paese una informazione seria ed obiettiva, sia soprattutto quello di iniziare una tessitura di rapporti che porti al più presto aiuti e progetti di cooperazione decentrata e dal basso.
In Rojava è presente un embargo di fatto, soprattutto politico, perpetrato appositamente per isolare la regione del Kurdistan siriano e renderla nascosta agli occhi della comunità internazionale; è questo l’aspetto derimente che si è spiegato ai giornalisti ed è questa la critica più forte che è arrivata ai microfoni delle reti televisive presenti. Tale embargo rende volutamente più fragile quel territorio e ne rende fragile anche la stessa resistenza di Ypg e Ypj nei confronti del Daesh, per questo è vergognoso il fatto che una delegazione qualificata sia stata respinta in frontiera; l’opinione pubblica sia irachena che internazionale deve conoscere quel che succede in Rojava e deve mettersi in moto la macchina della cooperazione.L’intervista si conclude con un coro collettivo: free Rojava, free Kurdistan.
La delegazione italiana nel Sud Kurdistan e in Rojava