Mentre siamo occupati a scrivere il primo report, apprendiamo la notizia che, proprio a Urfa, intorno all’ora di pranzo sono stati trovati due corpi decapitati per mano, pare, del sedicente Stato Islamico. Sono stati resi noti i nomi, Ibrahim Abdul Qader, 20 anni, e Fares Hamadi, entrambi siriani di Raqqa, facenti parte di un gruppo anti-ISIS. Ciò aiuta a comprendere il clima che si respira prima delle elezioni e quanto sia complessa la situazione all’interno della città.
Stamane siamo stati alla sede dell’HDP di Şanliurfa, la città dove è stata inviata la nostra delegazione di osservatori internazionali per le elezioni politiche turche di domenica 1 novembre. Abbiamo discusso a lungo con i membri del partito su quale sarebbe stata la migliore e più funzionale collocazione del nostro gruppo durante le operazioni di voto e alla fine abbiamo convenuto con loro che la cosa più utile è sicuramente quella di andare, insieme con i membri del partito e dell’Associazioni dei diritti umani, IHD, nei villaggi rurali a maggioranza araba situati nel comprensorio. Proprio in questi territori, governati gerarchicamente dai mukhtar (termine che in arabo significa “scelto”, è spesso usato in vari paesi arabi e nella stessa Turchia per indicare il capo di un villaggio) vicini all’AKP, gli appuntamenti elettorali non sono altro che la raccolta di consensi per il dittatore e il suo partito a forza di brogli e di abusi.
Basti pensare che in queste zone in occasione delle ultime elezioni comunali, durante alcuni scontri di piazza, ci sono stati ben otto morti.
Quello che accade generalmente, secondo quello che ci hanno raccontato i compagni e le compagne dell’HDP, è che i registri dell’anagrafe riportano più elettori di quelli realmente esistenti, motivo per cui non viene accettata la presenza dei rappresentanti di lista dei partiti di opposizione. Inoltre, vigendo tuttora nell’area di Urfa un sistema prettamente feudale, sono gli uomini a recarsi alle urne, anche a nome delle donne. La conseguenza è che chi non è legato ai mukhtar, per motivi di lavoro, di parentela o di corruzione varia all’AKP, semplicemente non va a votare per evitare rappresaglie e violenze.
Di rilevante importanza è ciò che ci è stato detto dall’IHD in riferimento a quanto accaduto negli ultimi giorni. La gendarmeria ha convocato tutti i mukhtar dei villaggi curdi, ordinando loro un voto unico a favore dell’AKP.
Questa imposizione riguarda solamente il i villaggi curdi, poiché esiste la possibilità che i loro voti possano essere divisi tra AKP e HDP, diversamente dai villaggi arabi che voteranno direttamente il partito al potere.
Così con l’HDP abbiamo scelto di provare a rompere questo monopolio, forti della presenza internazionale e dell’attenzione che noi stessi potremmo fare convergere su ognuna di queste violazioni della libertà di espressione e di scelta delle donne e degli uomini che abitano in queste aree. Bisogna farlo perché queste sono le modalità attraverso cui Erdoğan ha costruito negli anni il suo falso consenso popolare, garantito semplicemente da forme di oppressione territoriale che soffocano e reprimono il dissenso nell’illegalità assoluta. Proveremo così a dare il nostro contributo per minare gli equilibri di quelle che il sultano considera le proprie incrollabili roccaforti e soprattutto per garantire libertà alle donne e agli uomini a cui vengono brutalmente sottratti i diritti in nome della conservazione di un potere fascista.