Contro la Nato contro l’occupazione militare dell’isola, con la resistenza kurda, palestinese, siriana e di tutti i popoli oppressi.Dopo la Manifestazione del 31 ottobre a Cagliari, ancora il 3 novembre in Porto Pino, il popolo sardo è sceso in piazza contro la Trident Juncture, le esercitazioni della Nato e dei peggiori assassini del pianeta, Turchia compresa.
Questa volta c’è stata anche l’invasione della base militare, che ha causato l’interruzione delle esercitazioni e non sono mancate le violenze e le insistite provocazioni della polizia.
Al corteo e all’occupazione della base c’erano anche i militanti della Rete Kurdistan.
Il questore di Cagliari aveva già dichiarato, ma solo alla stampa, che quella manifestazione era vietata (nel suo linguaggio, “non era autorizzata”) e aveva disposto una dozzina di fogli di via per altrettanti attivisti che non avrebbero potuto passare in quel territorio per ben tre anni.
Già prima dell’arrivo sul posto l’aria si era fatta pesante: blocco dei pulman degli attivisti, “checkpoints” sistemati alla maniera turca in tutti i luoghi di passaggio verso il luogo del concentramento e identificazione di tutte le persone non residenti nella zona che in auto o con altri mezzi si dirigevano verso il punto della manifestazione.
I manifestanti, passando anche per i campi, hanno potuto riunirsi e tenere il previsto corteo, con oltre due ore di ritardo, e sempre pressato dalla presenza ravvicinata dalle forze dell’ordine (o del disordine, dipende dai punti di vista).
Poi, l’incidente: all’improvviso un gruppo di teste di legno in divisa ha aggredito i ragazzi che portavano uno striscione, in mezzo ai manifestanti.
Non ci sono stati scontri ma una vera e propria, violenta aggressione degli aggressori in divisa che si è interrotta perchè, fortunatamente, un lacrimogeno è esploso ai loro piedi, costringendo anch’essi ad arretrare.
E’ stata una giornata importante e unificante per un movimento fino ad ieri piuttosto frastagliato ma che, da domani, avrà altre ragioni per scommettere sull’unità del popolo sardo e delle sue varie organizzazioni.
Segue il video dell’aggressione della polizia e alcune foto dentro il perimetro della base con un bellissimo cartello: “Kurdistan libero, Ricostruiamo Kobane”