Il 15 febbraio la cerimonia ed un evento della Rete Kurdistan con concerto-La nipote di Ocalan, Dilek Ocalan, eletta al parlamento di Ankara come membro dell’HDP, sarà a Napoli il prossimo 15 febbraio, anniversario dell’arresto di suo zio, insieme alla rappresentanza in Italia del congresso curdo per la cerimonia formale di riconoscimento della cittadinanza conferita al leader del Pkk con delibera della giunta comunale.
La sera stessa, informa la Rete Kurdistan di Napoli, si terrà un incontro pubblico «con la partecipazione di intellettuali e figure della società civile napoletana che stanno firmando un appello di sostegno all’iniziativa e con diversi artisti e musicisti a partire dai 99Posse, Michele Zerocalcare, Daniele Sansone e Daniele Sepe, Franco Ricciardi, Ivan Granatino, Enzo Dong e E’Zezi». «Crediamo che per la città di Napoli il riconoscimento del ruolo di Ocalan e dell’esperienza politica che la sua figura oggi sintetizza è non solo un segnale coerente col ruolo di ponte e di dialogo verso i popoli del Mediterraneo – dice la Rete – ma anche attenzione a quei percorsi di democrazia radicale e di riappropriazione sociale dal basso che possono costituire una moderna chiave interpretativa per il superamento della condizione di subalternità anche dei Sud d’Italia e d’Europa».
Napoletani a Kobane
La delibera è infatti frutto di un lungo lavoro della Rete Kurdistan Napoli, il gruppo di attivisti, è la nota della Rete, «che da oltre un anno si è recato a Kobane in Siria e nel Kurdistan turco per fare informazione ed esprimere solidarietà concreta a milioni di persone in lotta per la libertà e la sopravvivenza, facendo da osservatori internazionali alle ultime elezioni in Turchia, documentando le condizioni della città martire di Kobane fin dalla sua liberazione nel febbraio 2015, sostenendo la sua ricostruzione con iniziative e progetti concreti di cooperazione cui ha aderito lo stesso Comune di Napoli. Se milioni di persone in tutto il mondo hanno firmato per la sua liberazione è perchè Ocalan, chiuso in isolamento da diciassette anni nell’isola prigione di Imrali, esprime oggi e forse più che mai la speranza di emancipazione e di libertà di un popolo che vede negati i propri diritti e perfino la propria identità ed è sottoposto ai tragici effetti della guerra in Siria e di una guerra non dichiarata in Turchia.
Il movimento curdo, nel tragico contesto della guerra, rappresenta non solo la resistenza al fascismo dell’Isis e al dispotismo di Erdogan, ma un progetto di nuova democrazia costruita sulla partecipazione dal basso, il pluralismo etnico e religioso, la giustizia sociale, i diritti civili e l’emancipazione di genere. Ocalan è stato il primo leader politico di un grande movimento di liberazione che nel nome del “confederalismo democratico” e della democrazia radicale ha abbandonato la prospettiva separatista costruendo una possibilità di pace rigettata dallo Stato turco. L’assenza del movimento curdo tra i soggetti invitati dall’ONU al tavolo di trattative per la in Siria la dice lunga sulle complicità di interessi che i ricatti di Erdogan trovano in Occidente».