In Turchia è iniziato il processo contro il predicatore Fethullah Gülen. Il rivale di Erdogan è accusato di un tentativo di golpe.In assenza dell’imputato principale, lunedì è iniziato il processo contro Fethullah Gülen e 121 presunti seguaci dell’Imam turco residente in Pennsylvania. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, il presidente del consiglio dei ministri Ahmet Davutoglu, diversi ministri del governo islamico-nazionalista dell’AKP e il capo dei servizi segreti Hakan Fidan figurano personalmente come querelanti.
L’atto di accusa di 10.529 pagine contesta ai gülenisti la formazione di una »associazione armata terroristica per la caduta del governo«. Altri punti dell’accusa riguardano spionaggio, intercettazioni illegali di numerosi politici, giornalisti e imprenditori e la falsificazione di prove in un’indagine contro una presunta organizzazione terroristica sostenuta dall’Iran di nome »Tawhid Salam«, la cui esistenza fino ad oggi non è stata provata. La procura dello stato chiede due ergastoli e altri 67,5 anni per gli accusati principali Gülen, l’ex docente della polizia e giornalista Emre Uslu, anche lui fuggito negli USA, e l’ex direttore della sezione antiterrorismo della polizia di Istanbul, Yurt Atayün.
Il pubblico ministero Irfan Fidan chiede inoltre che il processo contro i due giornalisti del quotidiano liberale Cumhuriyet arrestati a novembre, Can Dündar e Erdem Gül, venga accorpato con il processo contro i gülenisti. La settimana scorsa la procura aveva chiesto pene detentive a vita inasprite per i due noti giornalisti che avevano documentato le forniture di armi dei servizi segreti turchi agli jihadisti siriani. Con la »rivelazione di segreti di stato« i giornalisti avrebbero puntato alla caduta del governo e così sostenuto »l’organizzazione terroristica Fethullah«, si legge nell’atto di accusa. Mentre le accuse contro i giornalisti del quotidiano Cumhuriyet, nato dalla tradizione kemalista, appaiono assurde, l’accusa di formazione di uno »stato parallelo« contro Gülen e i suoi seguaci non è priva di un certo fondamento.
Dopo un arresto per »intrighi islamici« all’inizio degli anni ’70, Gülen, appartenente all’ordine sunnita Nurculuk aveva riconosciuto che lo stato turco laico era un nemico troppo potente per attaccarlo frontalmente. Quindi fece infiltrare i suoi seguaci sistematicamente nella polizia e nella giustizia. Il sostegno finanziario al movimento Gülen – strutturato in modo simile a una setta con la sua rete di istituti di formazione, media e imprese presente in circa 140 paesi – viene da enti religiosi anatolici. Questi, nello stato laico kemalista, per decenni erano stati esclusi dalla partecipazione al potere. Quando nell’anno 2002 arrivò al governo, l’AKP strinse un legame con la comunità Gülen, alla quale così si aprivano le porte per continuare la scalata nella giustizia. Insieme, attraverso arresti di massa e processi-show, eliminarono i loro avversari laici nella burocrazia statale e militare attraverso prove false sulla presunta preparazione di un golpe.
Ma dal 2012 si è scatenata una lotta fratricida tra le due frazioni del »capitale verde«. Si tratta di posti e prebende nello stato. Per la minaccia di Erdogan di chiudere le scuole di Gülen, i pubblici ministeri gülenisti nel dicembre 2012 si sono vendicati con un’indagine per corruzione contro diversi ministri. Erdogan parlò di un tentato golpe giudiziario. Il movimento Gülen, quindi dichiarato nemico numero uno dello stato, da allora sperimenta gli stessi metodi autoritari che prima aveva adottato nei confronti dei suoi avversari laici. Migliaia di impiegati sono stati sollevati dagli incarichi o trasferiti, centinaia arrestati. La banca Asya, appartenente alla rete di Gülen, nonché diversi giornali e emittenti televisive sono stati messi sotto il controllo di fiduciari vicini all’AKP. Ma un’estradizione del 74enne Gülen dagli USA, come richiesto dalla giustizia turca, appare improbabile. In fondo Gülen come cofondatore della »associazione per combattere il comunismo« nella sua città natale Erzurum, dagli anni ‘60 sembra avere buone relazioni con la CIA. In molti stati degli USA le scuole di Gülen sono state chiuse con l’accusa di essere punti d’appoggio dei servizi segreti.
di Nick Brauns
Fonte: http://www.jungewelt.de/2016/02-03/028.php