Un ex-soldato olandese ha combattuto con i curdi contro IS. Ora la giustizia indaga su di lui.La procura olandese indaga per omicidio plurimo contro il frisone Jitse Akse. Ma per molti olandesi l’uomo di Leeuwarden è un eroe. In una petizione online al momento oltre 60.000 persone chiedono che venga fermato il procedimento. “Costruitegli un monumento!” chiede un utente su facebook. »Merita una medaglia e non una punizione «, scrive un altro.
Jitse Akse lo scorso anno per dieci mesi ha combattuto nel Rojava, la parte siriana del Kurdistan, per le “Unità di Difesa del Popolo« (YPG) contro la milizia jihadista “Stato Islamico« (IS). Da novembre è di nuovo in Olanda. Evidentemente subito dopo la »vacanza in patria« voleva tornare in Siria, ma il 16 gennaio Akse è stato arrestato ad Arnhem da un’unità speciale. Come ha riferito la sua avvocata, l’uomo disarmato è stato condotto dalla polizia all’interrogatorio ammanettato e con un sacco sulla testa. Anche se dopo due giorni è tornato a piede libero, Akse per ora non può lasciare l’Olanda. Passaporto e cellulare ha dovuto consegnarli al giudice, ogni settimana deve presentarsi alla stazione di polizia.
Motivo per l’arresto pare siano state delle interviste che Akse aveva rilasciato nei giorni precedenti. Sul Leeuwarder Courant il 46enne aveva raccontato che era appostato come cecchino in un serbatoio d’acqua sopraelevato. “Se ho ucciso delle persone? Si. Quante? Più di due? Si”, aveva schiettamente riconosciuto. E di non avere rimorsi di coscienza. »Se elimino un miliziano di IS, probabilmente salvo dozzine di vite.« Considera IS una minaccia per l‘Europa, “volevo fare qualcosa contro questo”. Akse aveva paragonato la sua missione contro IS con la lotta delle brigate internazionali nella guerra civile spagnola contro i fascisti di Franco.
La procura la pensa in modo del tutto diverso. “Combattenti olandesi contro IS rientrano in modo assolutamente normale nella legislazione penale olandese e possono essere perseguiti se commettono dei crimini«, ha dichiarato la procura rispetto al motivo delle indagini. »Per questo l’uccisione di miliziani di IS può portare a un procedimento penale per omicidio.”
Secondo il punto di vista della giustizia non c’entra per nulla il fatto che l’Olanda è in »guerra« con gli jihadisti, come aveva costatato il presidente del consiglio dei ministri Mark Rutte dopo gli attentati di Parigi. Con quattro aerei da combattimento il piccolo paese partecipa alla guerra aerea in Iraq, la scorsa settimana il parlamento ha esteso la missione alla Siria.
“Se la procura vuole procedere contro Akse per omicidio, dovrebbe perseguire anche i piloti olandesi che su incarico del governo olandese bombardano i componenti di IS«, è la valutazione di Afshin Ellian, professore di diritto all’università di Leiden, nel suo editoriale sulla pagina Internet del settimanale politico Elsevier. La differenza rispetto agli olandesi che vanno in Siria per combattere per IS è enorme. »Gli jihadisti vogliono commettere crimini di guerra, mentre i difensori dei curdi vogliono impedire proprio questo«, ha spiegato Ellian. Anche se Akse non ha agito al fianco delle YPG su incarico del governo, ma è stato pur sempre parte della forza militare, »che viene sostenuta militarmente, economicamente e politicamente dal governo olandese e dai suoi alleati«. Per questo Akse ha agito in modo morale e sostenibile di fronte alla legge – purché non abbia commesso crimini di guerra.
Nell’ottobre 2014 la procura la pensava ancora in modo simile. All’epoca appartenenti al club motociclistico “No Surrender« erano andati in Kurdistan. »Anche se dovessero uccidere miliziani di IS, la procura non li perseguirà. Fintanto che non commettono crimini di guerra, possono partecipare alla lotta in armi contro IS “, si disse allora. Quando tre mesi dopo Jitse Akse andò in Rojava, poteva quindi partire dall’idea che non sarebbe stato perseguito.
Ha riferito di averci messo qualche giorno all’inizio del 2015, per cavarsela con le armi di produzione russa e di essere poi andato subito al fronte. L’uomo frisone ha esperienza militare. Per dieci anni ha fatto il soldato nell’esercito olandese, prima come paracadutista presso la “11 Luchtmobiele Brigade”, una forza di intervento rapido, poi presso “Dutchbat”, quell’unità che durante la guerra in Bosnia era di stanza a Srebrenica.
Le YPG potevano fare buon uso delle sue competenze. Per questo in realtà già a febbraio voleva tornare nel Rojava, dove evidentemente doveva aiutare a formare e addestrare una »brigata internazionale «. Per il momento non se ne fa nulla. Attualmente si nasconde in un luogo sconosciuto. È protetto da guardie del corpo. La sua avvocata teme che la milizia jihadista mediti vendetta: “La giustizia lo ha messo in grande pericolo.”La storia di Akse intanto è una notizia a livello mondiale, che probabilmente anche IS ha letto.
di Gerrit Hoekman
Fonte: http://www.jungewelt.de/2016/02-04/012.php