Turchia: Il governo usa l’attentato per preparare l’ingresso in Siria-Anche due giorni dopo l’attentato a un convoglio militare nel quartiere governativo della capitale turca Ankara nel quale mercoledì sono stati uccisi 26 soldati e due civili, nessuno ha rivendicato l’azione [N.d.T. nella sera di venerdì è arrivata la rivendicazione di un gruppo denominato TAK]. In un’intervista con l’agenzia stampa Firat poche ore dopo l’attentato, il quadro dirigente del PKK Cemil Bayik non aveva escluso che si potesse trattare di una rappresaglia per i massacri dell’esercito turco contro civili curdi, che tuttavia probabilmente che un attacco di queste dimensioni con una macchina riempita di esplosivo contro un convoglio militare a poche centinaia di metri in linea d’aria dal parlamento e dal quartier generale dell’esercito, è lontano dalle capacità logistiche delle unità di guerriglia curde nella Turchia occidentale.
Per i media vicini al governo, già nella notte era chiaro che dietro all’attacco ci fossero le Unità di Difesa del Popolo curdo-siriane YPG. Il capo del governo turco Ahmet Davutoglu, giovedì ha fatto propria questa rappresentazione e ha presentato come attentatore un curdo siriano 23enne con presunti collegamenti con le YPG e i servizi segreti siriani. Le YPG e il Partito dell’Unità Democratica (PYD) che la maggioranza nei territori curdi hanno invece immediatamente smentito qualsiasi coinvolgimento.
»I nostri amici nella Comunità Internazionale ora capiranno meglio quanto siano stretti i legami di PYD e YPG con il PKK «, tuonava intanto il presidente Recep Tayyip Erdogan. Perlomeno il governo USA non si è mostrato convinto delle »convinto« della colpevolezza della milizia curda da lui sostenuta militarmente contro »Stato Islamico« (IS). Washington non sarebbe in una posizione di »confermare o smentire« una responsabilità delle YPG, così la diplomatica risposta del portavoce del Ministero degli Esteri USA John Kirby, in una conferenza stampa di giovedì. Le YPG sono state definite da Kirby come “combattenti curdi effettivi e coraggiosi”.
Il portavoce delle YPG Redur Xelil venerdì a colloquio con l’agenzia stampa curda Firat aveva ammonito sul fatto che la Turchia con accuse fabbricate sta preparando un ingresso nel territorio del nord della Siria autogovernato del Rojava, dopo che i mercenari da lei sostenuti si trovano a un passo dalla sconfitta. Ankara evidentemente vuole impedire che la città di confine di Azaz venga presa dalle YPG, chiudendo così la via per i rifornimenti degli jihadisti che stanno combattendo ad Aleppo. “Operazione di terra ora!« ha infatti chiesto venerdì nell’editoriale di apertura il quotidiano Daily Sabah che funge da organo del governo dell’AKP: la Turchia deve mettere la coalizione anti-IS davanti alla decisione se attaccare le postazioni delle YPG nel nord della Siria o lasciare la base aerea di Incirlik. Fino a quando i governi europei non saranno pronti a procedere contro le YPG, la Turchia dovrà abbandonare l’accordo con l’UE e offrire ai profughi siriani un passaggio sicuro verso le isole greche. “Se l’Europa non vuole venire in Siria, allora la Siria andrà in Europa”, così la minaccia.
Fonte: https://www.jungewelt.de/2016/02-20/026.php
di Nick Brauns