Amnesty International: la Turchia trasporta profughi intercettati in Afghanistan. Volontari condannano il patto tra Bruxelles e Ankara-Gli avvertimenti delle organizzazioni umanitarie e associazioni che si occupano di profughi che il patto tra l’UE e la Turchia mette in pericolo vite umane sono stati confermati. Come Amnesty International ha riferito mercoledì, solo poche ore dopo la firma dell’accordo tra Bruxelles e Ankara circa 30 profughi ai quali era stata impedita la traversata verso la Grecia, sono stati espulsi dalla Turchia in Afghanistan. »L’inchiostro delle firme sotto il patto UE-Turchia non era ancora asciutto, quando diverse dozzine di richiedenti asilo afghani sono stati costretti a tornare in un paese nel quale potrebbero trovarsi in pericolo di morte«, ha detto l’esperto di Amnesty John Dalhuisen.
Come l’organizzazione ha fatto sapere, venerdì scorso alle 23.40 ha ricevuto una telefonata. L’interlocutore completamente impaurito ha spiegato di trovarsi su un aereo per Istanbul. Circa un’ora dopo, durante uno scalo ad Ankara, ha chiamato di nuovo e detto che lui e altri circa 30 uomini, donne e bambini afghani venivano rimpatriati a Kabul. Le loro richieste di essere ammessi alla procedura di asilo in Turchia erano state respinte. In base alle sue indicazioni apparteneva a un gruppo che aveva cercato di raggiungere la Grecia via mare.
È stato intercettato dalla guardia costiera turca e poi imprigionato nella città costiera di Izmir. “Se torniamo i talebani ci uccideranno«, ha spiegato al telefono. Già nel dicembre 2015 Amnesty International aveva documentato violazioni dei diritti umani da parte della Turchia. I profughi venivano intercettatati sul confine occidentale ed espulsi verso la Siria o l’Iraq senza avere accesso a un’assistenza legale. La Commissione Europea all’epoca aveva promesso che si sarebbe »occupata ancora di questa seria questione”. Non è successo nulla.
Aspre critiche del comportamento dell’UE sono state espresse anche dall’organizzazione per l’assistenza ai profughi dell‘ONU UNHCR. Fino ad ora è stato prestato aiuto agli »hot-spots« sulle isole in cui i profughi venivano accolti e registrati, ha comunicato l’organizzazione sulla sua homepage. Ma dopo l’accordo tra Bruxelles e Ankara questi »hot-spots« sono diventati »strutture di detenzione«. In risposta a questo l’UNHCR ha parzialmente interrotto il proprio lavoro. Volontari sull’isola greca di Lesbos hanno riferito che dall’entrata in vigore dell’accordo i profughi nuovi arrivati vengono trattati come criminali. Quando arrivano al campo gli vengono tolti i lacci delle scarpe, cinture e cellulari, così ha riferito l’agenzia stampa tedesca Deutsche Presseagentur.
Poi vengono alloggiati in baracche all’interno di un ex-carcere che non hanno il permesso di lasciare. “Ma l‘UNHCR continuerà a essere presente sul posto per verificare che vengano rispettati gli standard di protezione«, ha annunciato l’organizzazione umanitaria. L’organizzazione Medici Senza Frontiere invece ha terminato completamente il suo lavoro a Lesbos, “perché proseguire il lavoro ci renderebbe complici di un sistema che consideriamo iniquo e inumano”, ha spiegato la coordinatrice nazionale Elisabeth Ingres. “Non permetteremo che il nostro aiuto venga strumentalizzato per un’espulsione di massa. Ci rifiutiamo di essere parte di un sistema che non ha riguardi per i bisogni umanitari o il bisogno di protezione di richiedenti asilo e migranti.”
di André Scheer
Jungewelt