La campagna “No more Silence” è stata avviata il 3 aprile 2016 dall’Unione dei media liberi (YRA) e dai giornalisti del Rojava per rompere il silenzio della comunità internazionale e i media a riguardo delle violazioni dell’esercito turco nella regione curda in Turchia (Bakur-Kurdistan settentrionale).L’esercito turco ha commesso centinaia, se non migliaia di violazioni dei diritti umani contro i civili in luoghi come Cizre, Sirnak, Diyarbakir e Nusaybin.
La campagna militare dell’esercito turco contro le zone curde è iniziata lo scorso anno, dopo le elezioni politiche, ed è stata chiamata , come i si poteva aspettare “La guerra al terrore”.Centinaia di migliaia di curdi sono stati sfollati con la forza, centinaia che avevano deciso di rimanere nelle loro case sono stati uccisi, migliaia di case sono state distrutte e bruciate, e tutte queste violazioni e crimini sono passati senza nessuna azione da parte della comunità internazionale e gran parte dei media.
Il 13 marzo 2016 , l’esercito turco ha avviato un offensiva contro il distretto di Nusaybin a Mardin,Nusaybin è giusto di fronte al confine con la città di Qamishli nel Rojava.La popolazione di Qamishli ha cugini, parenti,fratelli e sorelle a Nusaybin,che è stata divisa dall’accordo di Sykes-Picot.Le due zone sono in realtà una.
Quando le operazioni militari sono iniziate, la popolazione a Qamishli ha avuto timore per i propri parenti dall’altra parte del confine.Il suono dell’artiglieria pesante,dei bombardamenti e delle attività aeree nei quartieri dove migliaia di civili vivevano,ha portato la gente ad organizzare manifestazioni a Qamishli, per fermare l’aggressione.
Noi come gruppo di giornalisti con il sostegno dell’Unione dei Media Liberi, abbiamo deciso di compiere il nostro dovere morale ed umano, così abbiamo avviato la campagna “Mo More Silence” per svelare la verità su quello che sta succedendo a Nusaybin, per rompere il silenzio internazionale e permettere al mondo di sapere.La nostra campagna ha accolto giornalisti da tutto il Rojava, in modo particolare da Qamishli,per partecipare a questo progetto.Dal primo giorno in poi decine di giornalisti hanno visitato la nostra sede e hanno registrato i loro nomi,e fino adesso stanno lavorando con entusiasmo.
È da più di un mese che la nostra campagna è iniziata, e abbiamo già documentato molte violazioni da parte dell’esercito turco.L’incendio delle abitazioni dei civili, bombardamenti a caso,la distruzione di case con l ruspe, l’utilizzo di artiglieria nelle zone residenziali,l’uso di armi internazionalmente vietate come le bombe al fosforo, e l’inutile incendio dei campi e dei mezzi di sostentamento della popolazione.Abbiamo condiviso foto e video di tutte queste azioni sui social media,sulle pagine di Facebook e di Twitter e le abbiamo anche inviate ai media internazionale e alle organizzazioni umanitarie.Abbiamo anche preparato un rapporto mensile sulle nostre attività con la relativa documentazione che abbiamo condiviso con le stesse parti.
Dopo il primo mese della nostra campagna abbiamo deciso di migliorare i nostro lavoro e abbiamo avviato un live stream su youtube che trasmette la guerra a Nusaybin per più di 12 ore ogni giorno.Molte agenzie di stampa, tra cui emittenti televisive hanno beneficiato di questo servizio e hanno usato le nostre immagini e filmati.
Ci siamo trovati di fronte naturalmente a molte difficoltà nel nostro lavoro, dal momento che questo progetto è autofinanziato, e i nostri giornalisti stanno lavorando di tasca propria.Non solo questo, tutti i giornalisti partecipanti dividono il loro tempo tra la nostra campagna e il loro lavoro personale.Poiché la campagna è a tempo indeterminato, siccome non sappiamo per quanto tempo i combattimenti a Nusaybin continueranno,l’abbiamo organizzata in modo adatto per giornalisti per contribuire in base alle loro condizioni.La nostra campagna ha anche incontrato difficoltà a causa degli attacchi da parte dell’esercito turco e dei servizi di intelligence.in un’occasione i giornalisti hanno sparato ai nostri giornalisti mentre cercavano di registrare un filmato al confine.
I servizi di intelligence turca ci hanno inviato minacce su social media dicendo che avrebbero bombardato e ucciso anche noi!il 14 maggio 2016 i bombardamenti dell’esercito turco hanno ucciso una donna di vent’anni e ferito tre membri della sua famiglia a Qamishli. Così la minaccia è molto reale!
Nonostante queste durezza la nostra campagna ha fatto eco in Kurdistan e nella regione e in alcuni posti nel mondo.Molte organizzazioni dei media liberi e gruppi democratici sono quotidianamente in contatto con noi, e anche alcuni giornalisti stranieri sono entrati nella nostra campagna in Italia e Russia.
Tuttavia non abbiamo ancora raggiunto il livello di esposizione a cui puntiamo, perchè la maggioranza dei media internazionali e le organizzazioni dei diritti umani sono ancora silenti sui crimini e le violazioni dei diriti umani dello stato turco.Noi crediamo che questo è causa di interessi politici ed economici,ma crediamo anche che non possono rimanere in silenzio per questo.
Continueremo a lavorare e a coprire gli eventi in Bakur,documentando che cosa sta succedendo , informeremo il mondo,perchè crediamo che ci sono molti mezzi di stampa liberi e gruppi e organizzazioni democratiche che non rimarranno in silenzio davanti alla brutalità dello stato turco e al terrore contro il popolo curdo.
‘No More Silence’ campaign Twitter
Massoud Mohammad