Kurdistan

Buca per Erdogan

Non c’è la maggioranza di due terzi per la revoca dell’immunità parlamentare nel Parlamento turco. I fascisti minacciati da una spaccatura-Una maggioranza di 348 sul totale dei 550 deputati nel Parlamento turco martedì sera ha votato per una modifica costituzionale richiesta dal »Partito per la Giustizia e lo Sviluppo« (AKP) nazionalista-religioso al governo per revocare l’immunità parlamentare ai deputati contro i quali sono in corso procedimenti legali. Alla votazione hanno preso parte 536 parlamentari. 155 hanno votato no, 8 si sono astenuti e 25 hanno consegnato schede bianche. Con questo la legge ha mancato la necessaria maggioranza dei due terzi, venerdì si svolgerà la seconda votazione.

Da una simile revoca dell’immunità sarebbero colpiti complessivamente 138 deputati di tutti quattro partiti rappresentati in Parlamento, ma la misura spacciata per legge antiterrorismo mira al »Partito Democratico dei Popoli« (HDP) di sinistra e pro-curdo. Il Presidente Recep Tayyip Erdogan aveva chiesto di buttare il partito fuori dal Parlamento, perché sarebbe il »braccio allungato« del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) definito organizzazione terroristica. Contro 50 dei 59 deputati dell’HDP sono in corso procedimenti. Per via della loro richiesta di diritti all’autonomia per le parti curde del Paese vengono accusati di propaganda terroristica. In caso di condanna oltre alla carcerazione rischiano la perdita dei loro mandati da parlamentari. Il Presidente dell’HDP Selahattin Demirtas per questo parla di golpe di Erdogan.

Nella Commissione Costituzionale oltre al Partito del Movimento Nazionalista« (MHP) fascista, anche il »Partito Repubblicano del Popolo« (CHP) socialdemocratico in precedenza si era dichiarato per l’approvazione della legge. Il capo del CHP Kemal Kilicdaroglu era mosso dalla preoccupazione che in caso contrario sarebbe stato marchiato come sostenitore del terrorismo. Ma numerosi deputati del CHP nella votazione segreta non hanno voluto seguire una simile auto-esautorazione del Parlamento motivata in modo così opportunistico. Voti contrari evidentemente sono arrivati anche da singoli deputati del partito di governo contro i quali attualmente sono in corso processi per corruzione. Come documentato dal deputato dell’HDP Garo Paylan in un video pubblicato su Twitter, deputati dell’AKP durante la votazione che doveva essere segreta, facevano controllare le proprie schede da compagni di partito.

Anche se entro venerdì l’AKP riuscisse a identificare e mettere in riga i suoi franchi tiratori, insieme all’MHP arriverebbe solo a 357 voti e quindi ha bisogno di almeno dieci sostenitori dal CHP. Se non venisse raggiunta la maggioranza di due terzi, l’AKP potrebbe ancora rischiare una terza votazione o mettere ai voti la legge tramite referendum. Erdogan potrebbe utilizzare l’occasione per far approvare anche il sistema presidenziale da lui agognato come parte di un »pacchetto anti-terrorismo«. Ma il presupposto sarebbe avere il sostegno dell’MHP in questa impresa, dato che per un referendum sono necessari almeno 330 voti in Parlamento.

Tra i fascisti che di fatto fanno parte di una coalizione di guerra anti-curda con l’AKP intanto è scoppiata una violenta lotta di potere. Mentre Devlet Bahceli, a capo dell’MHP da quasi 20 anni, in cambio di un’approvazione della dittatura presidenziale di Erdogan sogna un ingresso ufficiale nel governo, un’opposizione interna al partito capeggiata dall’ex vice presidente del Parlamento Meral Aksener, chiede un avvicendamento del »basbug« (duce). I dissidenti accusano Bahceli di aver perso voti nei confronti dell’AKP nelle elezioni parlamentari di novembre dello scorso anno e di aver condotto da allora una politica non più distinguibile da quella del partito di governo. Sondaggi attribuiscono a un MHP a guida Aksener che pensa di nuovo al suo ruolo di opposizione, un raddoppio dei voti fino a circa il 20 percento.

I dissidenti dell’MHP hanno raccolto le firme di delegati necessarie per lo svolgimento di un congresso straordinario per l’elezione di una nuova guida del partito, ma Bahceli ha ottenuto sentenze contrarie in tribunale e ha diffamato chi lo critica dall’interno del partito come seguaci del nemico numero uno dello Stato, il predicatore Fethullah Gülen. Mentre domenica migliaia di seguaci dei »Lupi Grigi« chiedevano le dimissioni di Bahceli, la polizia, inviata dal governatore di Ankara dell’AKP davanti all’albergo in cui era convocato il congresso, ha impedito con idranti che potesse svolgersi il congresso. Un congresso ordinario si svolgerà solo nel 2018, ma Aksener ora spera nella sentenza della Corte Suprema.

 

Nick Brauns

jungewelt

Foto: REUTERS/Stringer

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