Testimoni oculari riferiscono alle agenzie stampa (DIHA) e JINHA di un nuovo crimine di guerra dei militari turchi nella città assediata di Nisebin (Nusaybin). Il 31 maggio oltre 20 sarebbero state giustiziate nei pressi del confine con Qamishlo e i loro cadaveri bruciati.
Come riferiscono i racconti concordi di testimoni oculari le vittime alle 22 ora locale sarebbero state da prima portate da un veicolo blindato e quattro veicoli normali nei pressi del cimitero nel quartiere „Yeni Mahalle“. Lì le persone sarebbero state fatte disporre in tre gruppi. Successivamente un altro veicolo blindato e altri due veicoli civili avrebbe raggiunto il posto. Quando poco dopo uno dei veicoli civili ha lasciato il luogo, un plotone di esecuzione avrebbe assassinato le vittime.
La fucilazione per i testimoni sarebbe stata chiaramente visibile perché uno dei veicoli aveva lasciato i fari accesi. Uno dei poliziotti presenti successivamente avrebbe insultato per questo l’autista del veicolo.
I testimoni oculari riferiscono inoltre che dopo la fucilazione i cadaveri delle vittime sarebbero stati accatastati e bruciati. Uno dei veicoli blindati ha fatto la guardia al luogo del crimine fino all’alba mentre gli occupanti di un altro veicolo militare la mattina del giorno successivo avrebbe bruciato le ultime prove dei fatti.
Il caso ricorda le esecuzioni di massa degli anni ‘90
Il deputato HDP Ali Atalan riferisce al quotidiano Özgür Gündem di essere stato anche lui informato degli eventi da testimoni oculari. Atalan ha inoltre dichiarato: “I crimini di guerra dell’AKP verranno alla luce quando verrà tolto il coprifuoco. Qui sono all’opera forze paramilitari che hanno l’ordine di cancellare le curde e i curdi. Dopo che l’AKP e le strutture Ergenekon dello Stato profondo si sono messe d’accordo, nella regione sono state inviate le unità di JITEM.“
In effetti i rapporti dei testimoni oculari ricordano esecuzioni di massa simili da parte dello Stato turco negli anni ‘90. Così nel 1993 nel distretto di Kerboran di Mêrdîn (Mardin) 13 abitanti del villaggio sono stati oggetto di esecuzioni extragiudiziarie da parte della gendarmeria. Il comandante in carica all’epoca era un certo Musa Çitil che è stato assolto da un tribunale turco per la responsabilità di questo massacro. Çitil è attivo anche nella guerra attuale per la gendarmeria turca nella provincia di Amed (Diyarbakir). Con il suo impiego nella regione i rapporti sulle esecuzioni di massa di attiviste e attivisti curdi sono di nuovo aumentati.