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Kurdistan

Scongiuri di unità

Turchia: milioni alla manifestazione di massa a Istanbul. Erdogan incontra Putin a San Pietroburgo.Milioni di partecipanti domenica sera si sono riuniti a Istanbul per la »manifestazione per la democrazia e per i martiri«. Questa manifestazione, la più grande nella storia della Turchia, che è stata trasmessa su maxischermi in tutti i 52 capoluoghi di provincia del Paese, ufficialmente era contro il tentativo di golpe di tre settimane fa.

Mentre diversi osservatori occidentali di fronte alla marea rosso sangue di bandiere sulla piazza Yenikapi di Istanbul sulla costa del Mar di Marmara ha pensato alle messe in scena die congressi di partito die nazisti, i giornali turchi hanno sia governativi che dell’opposizione hanno parlato all’unisono di una »manifestazione storica per la democrazia«.

All’appello del capo di stato Recep Tayyip Erdogan titolato »Presidente e comandate in capo«, altre al Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) islamista e nazionalista al governo (AKP) hanno risposto anche il Partito Repubblicano del Popolo (CHP) kemalista socialdemocratico e il Partito del Movimento Nazionalista (MHP) fascista. Il Partito Democratico dei Popoli (HDP) di sinistra e filo-curdo che nelle ultime elezioni ha ottenuto l’11 per cento dei voti e che rappresenta la terza forza in Parlamento invece era esplicitamente indesiderato alla manifestazione di »unità nazionale«. I suoi seguaci da giorni manifestano nelle città curde contro sia contro il tentativo di golpe che contro la dittatura dell‘AKP.

Sulla piazza Yenikapi sembravano prevalere i seguaci dell‘AKP. Così a stento si vedevano bandiere con il ritratto del fondatore della repubblica Atatürk, ma in compenso moltissime immagini del Presidente Erdogan, anche alcune che lo rappresentavano come un Rambo pesantemente armato. Mentre la folla continuava a scandire »Allah è grande«, rappresentanti del governo recitavano, evidentemente come gesto di conciliazione nazionale, non solo poeti islamisti, manche poeti curdi a lungo vietati e persino il poeta comunista Nazim Hikmet. Mentre il Presidente dell’MHP Devlet Bahceli per le sue tirate nazionaliste ha raccolto applausi contenuti, il Presidente del CHP Kemal Kilicdaroglu – un curdo alevita – è stato accolto da grida di disapprovazione. Con il fallimento del golpe è iniziata una nuova era e si è aperta una porta per compromessi e una cultura della riconciliazione, ha dichiarato Kilicdaroglu chiedendo ora un rafforzamento del parlamentarismo, dello stato di diritto e del laicismo.

Quando sia ingenua la sua speranza che nella »nuova Turchia« la politica non abbia nulla da fare nelle moschee, nelle aule dei tribunali e nelle caserme, si è mostrato quando dopo di lui è salito sul palco degli oratori il capo di stato maggiore Hulusi Akar chiedendo la »punizione più dura« dei »mostri e traditori in uniforme con le mani insanguinate«. Se questa nazione dovesse chiedere la pena di morte per i »traditori«, allora i »capi politici di certo non si opporranno«, ha poi dichiarato Erdogan dal palco. Mentre il Presidente giurava sul motto che unisce tutte le forze nazionalista del Paese »una nazione, una bandiera e uno Stato«, nel suo discorso mancava la solitamente sempre presente rivendicazione di introduzione di un sistema presidenziale.

Contrariamente a interpretazioni che intendono la manifestazione di Istanbul come incoronazione di fatto di Erdogan come regnante unico, l’esperto della Turchia Murat Cakir della Rosa-Luxemburg-Stiftung dell’Assia vi riconosce invece la proposta di un »governo di unità nazionale«. »Erdogan e il suo governo per via della situazione politica desolata all’interno e all’esterno sono costretti a lavorare insieme a CHP e MHP , ha scritto Cakir lunedì nel suo Blog. Così CHP e MHP già si propongono per poter occupare posti che dopo il tentativo di golpe si sono liberati per le massicce »pulizie« della burocrazia statale da presunti seguaci del predicatore Fethullah Gülen che vive in esilio negli USA.

Martedì Erdogan è partito per San Pietroburgo per incontrarsi con il Presidente russo Vladimir Putin. Erdogan ha annunciato di voler chiudere definitivamente la lite con il »suo amico Valdimir« dopo l’abbattimento di un aereo da combattimento russo in volo sulla Siria da parte dell’aviazione turca nel novembre dello scorso anno. Le sanzioni economiche russe contro la Turchia hanno colpito pesantemente il Paese e così il viaggio di Erdogan va inteso come una riduzione del danno. Differenze sulla Siria probabilmente resteranno. Lì jihadisti sostenuti dalla Turchia la settimana scorsa presso Idlib hanno abbattuto un elicottero russo.

 

di Nick Brauns

Junge Welt

Foto: Osman Orsal/Reuters

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