Perché la Turchia possa tornare a essere uno stato di diritto l’opposizione nel Paese avrebbe bisogno del sostegno di altri governi. Colloquio con Faysal Sariyildiz.Faysal Sariyildiz è un deputato dell’HDP (Partito Democratico dei Popoli) nella Grande Assemblea Nazionale della Turchia. Al momento nel Paese correrebbe il pericolo di essere arrestato perché è stato testimone oculare del massacro a Cizre durante il quale per la violenza dello Stato hanno perso la vita 130 persone. Si trattiene nell’Unione Europea per un periodo di tempo indeterminato.
Attraverso un’interrogazione della Linke nel Bundestag ora è chiaro: Anche il governo federale CDU/CSU-SPD è informato del fatto che la Turchia è »piattaforma centrale di azione per gruppi islamisti«. Secondo Lei quali conseguenze dovrebbero trarne?
I documenti segreti ora diventati ufficiali non sono un segreto. Tutto il mondo sa da tempo che islamisti militanti in Turchia possono muoversi e agire liberamente. Organizzazioni islamiste radicali da tempo possono tranquillamente costruire le loro strutture nella zona turca al confine con la Siria, tenere riunioni. Combattenti militanti dell’IS attraversano il confine in un verso e nell’altro a loro piacimento. Ciononostante l’Europa continua a considerare la Turchia un partner della NATO e coltiva scambi economici. Ora questo dato di fatto è stato messo in modo inequivocabilmente chiaro davanti agli occhi dell’opinione pubblica europea. La comunità internazionale in passato ha sempre praticato la politica che serve ai suoi interessi, ma a stento si è interessata per la democrazia o il rispetto dei diritti umani in Turchia.
Quali prove ci sono per questo?
Dopo l’abbattimento del jet russo nella zona di confine turco-siriana alla fine del 2015 il Presidente russo Vladimir Putin ha rivelato dettagli su fino a che punto la Turchia collabora con la milizia terroristica IS. »Secondo quanto a nostra conoscenza una serie di bande criminali e elite turche rubano il petrolio dei loro vicini«, ha detto il vice-Ministro della Difesa russo Anatoli Antonov. La guida politica del Paese, il Presidente Recep Tayyip Erdogan e la sua famiglia sono coinvolti in questo commercio illegale. Putin aveva minacciato – anche a causa dei »soldi sporchi del petrolio« – di interrompere le relazioni diplomatiche con la Turchia se Erdogan non avesse smesso di sostenere IS in Siria. Aveva reso pubblico che giornalisti turchi erano stati arrestati perché avevano colto sul fatto Erdogan e riferito di trasporti di munizioni dalla Turchia camuffati come forniture di aiuti umanitari per sostenere gli estremisti. Ma pochi giorni fa Putin ha ricevuto Erdogan al Cremlino. È adatto alla condizione dei suoi interessi.
Come valuta la reazione dell’Europa alla politica di Erdogan?
Che la Turchia è isolata, l’AKP di Erdogan lo sa bene. Sfrutta la mancanza di speranza delle persone che fuggono dalla Siria per trarne vantaggi e mostra a tutti che rimuove qualsiasi aspetto dello stato di diritto. L’Europa sa come la Turchia procede nel proprio Paese contro i curdi e contro i critici: La comunità internazionale sta a guardare i massacri e tace. Questo tacere incoraggia la Turchia a mantenere il suo atteggiamento politico sporco.
In questo modo può esserci una soluzione di pace per la Siria?
No. Fino a quando la Turchia appoggia islamisti radicali, lì la guerra verrà fomentata ulteriormente; le persone devono fuggire. L’Europa sarà colpita pesantemente: Con il suo atteggiamento la comunità internazionale vivrà un nuovo flusso di profughi che la Turchia stessa produce. Tutti coloro che lì sono oppressi e perseguitati partiranno.
Come valuta l’accordo sui profughi tra UE e Turchia?
L’Europa – e in particolare il governo federale – pensa di poter risolvere in questo modo la crisi dell’asilo. Ma la Turchia non è un Paese sicuro per i profughi perché anche loro hanno diverse origini etniche e religiose diverse. In un Paese dove ci sono islamisti militanti non c’è sicurezza.
Come potrebbe fare l’UE per aiutare l’opposizione democratica in Turchia che fortemente sotto pressione?
La Germania e l’UE devono togliersi i guanti di velluto quando hanno a che fare con la Turchia. Per farsi un quadro realistico della situazione, la cancelliera Angela Merkel dovrebbe parlare con l’opposizione, non solo con il CHP socialdemocratico, ma con i sindacati, le associazioni della società civile e l’HDP. Così si potrebbe creare un equilibrio.
Intervista: Gitta Düperthal
Foto: Sertac Kayar/Reuters
Junge Welt