Prosegue il nostro impegno verso le popolazioni colpite dal conflitto nella regione a maggioranza curda della Siria. Distribuzioni di medicinali e kit sanitari, sostegno psico-sociale e resilienza al centro dei prossimi 7 mesi di lavoro.
Questa mattina abbiamo passato nuovamente il confine con l’Iraq entrando in Siria per accompagnare un carico di aiuti umanitari destinati alla popolazione sotto assedio: medicinali generici, anti-tumorali irreperibili nel paese e kit igienici per le persone ospitate nei campi profughi. Il carico sarà consegnato ai nostri amici della Mezzaluna rossa curda.
Le distribuzioni permetteranno di dare assistenza a più di 20.000 persone che vivono nella regione del Rojava.
Si tratterà della prima di un ciclo di distribuzioni che effettueremo nell’ambito di un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), e che realizzeremo con il sostegno dell’Ufficio Otto per Mille della Tavola valdese e della Provincia Autonoma di Bolzano.In totale verranno distribuiti aiuti per 50.000 persone e garantito accesso alle cure a 75.000 sfollati.
Ma in Rojava nel 2016 saremo impegnati con un progetto più ampio. Nei prossimi 7 mesi infatti sfollati interni, rifugiati siriani e iracheni potranno anche fare affidamento sui servizi di sostegno psico-sociale che garantiremo nei Centri della KRC, dove svolgeremo training di formazione sulle tecniche di resilienza e sul sostegno psico-sociale cui parteciperanno 200 operatori della Mezzaluna Rossa.
Il 2015 ci aveva visti impegnati nella distribuzione di due carichi umanitari in Rojava e di un terzo carico di tende e attrezzature invernali. Siamo tornati oggi a percorrere quel ‘ponte’, tentando di rompere l’assedio siriano attraverso un piccolo punto di confine con il Kurdistan iracheno, dove operiamo da oltre 25 anni.
Oggi, ciò che abbiamo imparato lì vogliamo portarlo anche in Rojava.
Perché dopo tanta strada percorsa in Medio Oriente a fianco degli sfollati interni e dei rifugiati siriani, sappiamo che è necessario trovare il coraggio di entrare in Siria e sostenere in ogni suo angolo le forze vive e dialoganti che lottano contro l’oppressione di Daesh.
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Tratto da www.unponteper.it