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Kurdistan

Erdogan ferma i Puffi

Il Consiglio di Sicurezza turco decide il prolungamento dello stato di emergenza. Spenti canali TV filo-curdi e aleviti.Il Consiglio di Sicurezza Nazionale riunito sotto la presidenza del Presidente Recep Tayyip Erdogan mercoledì si è pronunciato per un prolungamento dello stato di emergenza in Turchia. Dopo il fallito tentativo di golpe del 15 luglio questo era stato inizialmente proclamato per tre mesi attribuendo così al Presidente pieni poteri esecuti.

Attraverso il prolungamento le misure fin qui prese potrebbero »continuare a essere messe in atto in modo efficace«, per »proteggere la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti e le libertà dei cittadini«, recita la dichiarazione del Consiglio di Sicurezza. Il governo deva ancora approvare formalmente la »raccomandazione« dell’organo costituito dai vertici dello Stato e dell’esercito.

Se lo stato di emergenza inizialmente si è rivolto contro i presunti seguaci del Movimento Gülen considerato mandante del colpo di stato, oramai Erdogan usa i suoi poteri speciali per procedere in modo più duro contro i curdi. L’ente radiotelevisivo RTÜK mercoledì ha fatto fermare per decreto le trasmissioni di dieci emittenti private filo-curde o vicine alla comunità religiosa alevita. È stato oscurato per esempio il canale Hayatin Sesi TV noto per i suoi contributi contrari al governo. Anche l’unico canale televisivo per bambini curdo Zarok TV è stato chiuso per »minacce contro lo Stato«. L’emittente aveva trasmesso serie di cartoni animati come i “Puffi” e l’ “Ape Maia” in lingua curda.

Con il capoluogo Ergani nella provincia del sudest anatolico di Diyarbakir mercoledì è stato messo in amministrazione forzata il 26° comune governato dal Partito Democratico delle Regioni (DBP) curdo. Al posto della sindaca Aygün Taskin già arrestata con l’accusa di »sostegno a un’organizzazione terroristica« è stato messo un burocrate statale. Secondo quanto riferito dal quotidiano vicino al governo Sabah di martedì, verranno licenziati fino a 40.000 dipendenti del pubblico impiego per presunti collegamenti con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK. Già nelle scorse settimane oltre 50.000 impiegati erano stati sospesi senza alcun processo, tra cui accanto a presunti seguaci di Gülen anche 11.000 insegnanti iscritti al sindacato di sinistra del settore della formazione “Egitim Sen”.

In un carcere della città del sudest anatolico di Sirnak nella notte tra martedì e mercoledì secondo quanto riferito dall’agenzia stampa Firat c’è stata una rivolta. Gli internati hanno chiesto la fine del divieto di vista per parenti e avvocati. Un prigioniero ha perso la vita quando è divampato un incendio. Secondo quanto riferito dal Ministro della Giustizia Bekir Bozdag nel contesto del tentativo di golpe fino sono state messe in carcerazione preventiva 32.000 persone.

Mercoledì un avvocato che rappresenta presunti appartenenti al gruppo di hacker “Red Hack” ha riferito di torture subite dai suoi clienti per costringerli a fare dichiarazioni. Simbolo degli hacker comunisti che avevano pubblicato documenti di polizia e servizi segreti è per altro il “Grande Puffo” con martello e falce sul cappello rosso.

Il governatore della provincia centro anatolica di Yozgat nel frattempo appellandosi allo stato di emergenza ha fatto chiudere tutti i bar nei quali veniva servito alcol. La misura giustificata con la tutela dell’ordine pubblico nella regione abitata in maggioranza da sunniti conservatori dovrebbe colpire in particolare gli aleviti, la cui fede non prevede divieti di alcol.

di Nick Brauns

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