Il presidio si svolgerà lunedì 17 ottobre, martedì 18 ottobre e mercoledì 19 ottobre 2016 dalle 14 alle 18 in Via Bissolati nei pressi della sede di Eutelsat (civico 54) a Roma.Centro socio culturale Ararat
BAVAGLIO TURCO: SPENTO IL SATELLITE ALLE TV CURDE ANCHE IN EUROPA
Il mese scorso la Turchia ha sospeso le trasmissioni della TV curda per bambini e di altri nove canali: la compagnia satellitare turca Türksat ha spento il segnale di sei canali televisivi in lingua curda, di un canale di sinistra e di altri tre che si oppongono al governo. Molte critiche sono state rivolte al bando contro la TV per bambini Zarok TV, diventata popolare per i cartoni animati dei Puffi in lingua curda, ‘Şinok’. La nota inviata da RTÜK (Consiglio Supremo per la Radio e la Televisione) recita ”chiuse perché costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale“. RTÜK ha chiuso in totale più di venti radio e televisioni di opposizione.
Il 30 settembre scorso anche Med Nûçe tv, piccola emittente tv via satellite con sede in Italia e autorizzazione del nostro Ministero delle Comunicazioni, si è vista spegnere il segnale. Il motivo, secondo quanto comunicato dal service belga che forniva loro la trasmissione, sarebbe la decisione di Eutelsat di interrompere la fornitura alla tv curda, e solo a lei, nonostante sia a tutti gli effetti un’emittente italiana e diretta da un giornalista italiano. Lo stesso era accaduto nei mesi scorsi anche ad altre sei televisioni in lingua curda con sede in diversi paesi europei.
Il direttore generale Eutelsat Rodolphe Belmer ha affermato che la decisione di bloccare i programmi di Med Nuçe è stata fatta su richiesta della RTÜK. Belmer ha candidamente ammesso che loro devono cooperare con le autorità turche perché ci sono operazioni in corso con la Turchia, provando a difendere la decisione sostenendo di aver agito secondo le leggi dell’Europa e della Francia.
Sarebbe, se confermato, un caso simile a quanto avvenuto in Cina o in Iran con Google e altri operatori mondiali della rete, che hanno accettato di farsi loro stessi censori per non perdere posizioni in mercati in crescita. Ci piacerebbe che Eutelsat, contro la quale le tv silenziate hanno presentato ricorso davanti ai giudici francesi, chiarisse la situazione, e che si trattasse solo di una errata comunicazione ai service che mediano con i clienti più piccoli. Se così non fosse, ci auguriamo che l’Europarlamento e la stessa Commissione europea, che con Ankara hanno in piedi accordi vergognosi sulla questione dei profughi oltre al negoziato per il suo ingresso nell’Unione, chiedano conto finalmente della sistematica violazione dei principi dello stato di diritto in un paese troppo vicino e strategico per poter essere abbandonato alla sua deriva dittatoriale.
In questa gravissima vicenda però non c’è “solo” in ballo la libertà di stampa. A questo infatti si aggiunge la sistematica azione di repressione delle voci curde in Turchia, a partire dallo stesso partito HDP, che, nonostante conti su 59 parlamentari, è scomparso dai media turchi, come sta avvenendo a tutte le voci indipendenti.
Ma per i curdi è più grave: la scomparsa delle radio e tv curde significa anche l’impossibilità per le comunità curde di avere informazioni nella propria lingua, e per le nuove generazioni, soprattutto all’estero, perdere la possibilità di mantenere i legami con la propria cultura e le proprie origini: è un vero genocidio culturale quello che Erdogan sta attuando. I curdi sono, secondo varie stime, 40 milioni sparsi in vari paesi dell’area; nella sola Unione europea sono due milioni i residenti registrati come curdi, ma sono sicuramente molti di più. Queste tv sono l’ultimo filo che li lega alla loro storia e alle loro famiglie rimaste a casa, e per i cittadini turchi, non solo per quelli di origine curda, sono le ultime voci libere in un paese ormai tacitato. I programmi di queste emittenti sono seguiti, oltre che in Europa e in Turchia, fino in Iran, Armenia e Russia, dove ci sono grosse comunità curde.
Contro il bavaglio turco-Per la ripresa immediata delle trasmissioni delle emittenti in lingua curda
Centro socio culturale Ararat
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