Dopo due anni dalla liberazione di Kobane da parte delle forze di autodifesa del popolo curde, da quando la città assediata da Daesh divenne simbolo della Resistenza e di una nuova prospettiva democratica in Siria, la situazione nell’area è ancora molto complicata e la strada di convivenza tra popoli e di pace nella regione del Rojava è osteggiata in modo violento da governi autoritari come la Turchia o ignorata dalle superpotenze internazionali come stati Uniti e Russia che sull’area mantengono interessi economici e imperialisti.
In questa solitudine internazionale, la prospettiva e l’esempio del Rojava hanno saputo unire popoli differenti per cultura e religione oltre ai curdi, assiri, turkmeni, arabi, armeni. Il confederalismo democratico è il progetto politico in cui l’ecologia, il femminismo e la partecipazione orizzontale ne sono i pilastri.
Nell’ultimo mese la zona del Rojava è stata militarmente invasa dall’esercito turco al di fuori di ogni osservanza del diritto internazionale. Il 24 Agosto, in accordo con i jihadisti e con l’aiuto degli Stati Uniti, i soldati hanno occupato la città di Jarablus, colpendola con bombardamenti che hanno provocato la morte di decine di civili. In questi giorni in un acuirsi dello scontro sono state attaccate anche le postazioni YPG nel cantone di Cizire e di Kobane realizzando la morte di diverse persone. La presenza turca non può far altro che portare ulteriore caos e un aggravamento del conflitto in Siria.
Ma la situazione è complicata e grave in tutte le aree in cui la regione del Kurdistan è suddivisa e in particolare in Bakur, proprio nei confini di ingerenza turca.Dopo il fallito “tentativo di golpe” in Turchia, Erdogan e il suo governo hanno dato il via al terrore che sta eliminando qualsiasi esperienza democratica, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, medici, impiegati statali, contrari al regime: 90 mila licenziamenti e rimozioni, 30 mila arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.
Continua ad arrestare e torturare i rappresentanti curdi democratici, commissariati 28 comuni curdi, dichiara il coprifuoco su 28 villaggi e città (Tra cui Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice).Nato, Unione Europea e governo italiano hanno una gravissima responsabilità su queste morti (tra cui numerosi bambini), oltre che in Kurdistan, in Siria e nella destabilizzazione dell’area martoriata dalla guerra. Il governo italiano in particolare ha stanziato una somma di 3 miliardi di euro alla Turchia per la gestione dell’immigrazione senza preoccuparsi del fatto che Erdogan stia compiendo un genocidio, o che sovvenzioni Daesh, inoltre è complice nel vendere armi e bombe all’Arabia Saudita, uno stato fondamentalista che esplicitamente appoggia Daesh.
In questo quadro d’emergenza, di fronte ad una minaccia a cui è sottoposto il mondo intero e che riguarda le politiche interne di ogni paese, compresa L’Italia, chiediamo a tutti coloro che sono stati sino adesso solidali con il popolo curdo (Comuni, Associazioni, Sindacati, Organizzazioni delle Donne, Partiti, movimenti e a tutte le comunità) di mettere in campo insieme tutta la solidarietà e il sostegno di cui siamo capaci e organizzarci in vista della giornata mondiale di mobilitazione del 1 Novembre in sostegno del popolo curdo in Bakur, dell’esperienza sociale e politica del Rojava, per la liberazione di Abdullah Ocalan, per la pace.
Martedì 1 novembre dalle ore 16:00 alle ore 19:00- Largo Garibaldi Modena
Rete Kurdistan Emilia Romagna