Kurdistan

Turchia: L’Europa è corresponsabile dell’escalation

L’UE per lungo tempo è stata a guardare il decadimento della democrazia turca – a volte per indifferenza, a volte per opportunismo. Ora appelli alla moderazione non bastano più.Alla fine i politici europei diranno di nuovo: ma questo nessuno poteva immaginarlo. Così come hanno detto dopo lo scoppio della guerra in Siria o nella crisi dei profughi.

E è anche vero, le previsioni in politica sono pericolose, spesso le cose si sviluppano in modo diverso da come si pensa. Ma nel caso della Turchia è chiaro dove attualmente il Presidente Recep Tayyip sta portando il Paese – nell’abisso.

In una sola settimana Erdogan ha fatto arrestare i sindaci della città curda di Diyarbakir con milioni di abitanti da amministratori giudiziari, Ha annunciato una votazione in Parlamento per la reintroduzione della pena di morte e fatto arrestare 13 collaboratori di “Cumhuriyet”, uno degli ultimi quotidiani di opposizione rimasti.

E come se tutto questo non fosse bastato, Erdogan venerdì mattina ha preso lo slancio per un altro colpo allo stato di diritto. Selahattin Demirtas, il presidente del partito pro-curdo HDP e altri dieci deputati sono stati arrestati dalla polizia. Questa attualmente è l’unica costante nella politica turca: che costantemente tutto va per il peggio.

Dopo il fallito golpe militare del 15 luglio, alcuni avevano sperato che Erdogan potesse correggere il suo corso, potesse andare incontro ai critici, creare nuove alleanze. Ha lasciato cadere accuse contro cittadini che lo avrebbero offeso, ha ricevuto il capo dei socialdemocratici nel suo palazzo. Ma la distensione è durata poco. Nell’autunno 2016 si conferma quello da cui gli oppositori del governo mettono in guardia da tempo: Erdogan usa il golpe per cementare il suo potere assoluto.

L’Europa per lungo tempo è stata a guardare il decadimento della democrazia turca – a volte per indifferenza, a volte per opportunismo. Ora appelli alla moderazione non bastano più.

In un tempo nel quale Erdogan – allora ancora premier – riformava il sistema politico e spingeva la Turchia verso l’Europa, la cancelliera Angela Merkel ha respinto il Paese bruscamente. La Turchia, diceva, potrebbe al massimo sperare in una partnership privilegiata. Questo è stato il suo primo grande errore. Il secondo è stato l’accordo sui profughi della primavera.

Nell’accordo, diversamente da quanto sostenuto, non si è mai trattato di rafforzare la protezione dei profughi. La situazione per i migranti nella zona di confine turco-siriana o sulle isole greche era e resta pietosa. Merkel voleva calmare la CSU e l’AfD e per questo si è imbarcata in un accordo con Erdogan. Quest’ultimo l’ha interpretato come un invito ad attuare un dominio nel suo Paese.

Gli europei ora devono avere chiare due cose:

In primo luogo Erdogan non si rinnoverà per un’altra volta. Non si ritrasformerà in un riformatore democratico, quale in effetti era all’inizio del suo mandato. Ormai conosce una modalità, l’escalation.

In secondo luogo i tiepidi appelli alla moderazione ora non bastano più. L’UE deve criticare Erdogan in modo chiaro e minacciare anche delle conseguenze. La rottura delle trattative per l’ingresso nell’UE o anche sanzioni contro componenti del governo. Può essere che Erdogan non se ne lasci impressionare. Il Presidente sembra a stento ricettivo per ammonimenti dall’occidente. Ma chi tace ora si rende corresponsabile della decadenza della Turchia.

 

 Maximilian Popp

Dier Spiegel

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