Dall’assassinio delle tre rivoluzionarie curde a Parigi ora sono passati esattamente quattro anni. Ora dopo quattro anni deve iniziare il processo.Secondo quanto riferito da persone che conoscono bene il caso, il processo inizierà esattamente il 23 gennaio alla Corte Penale di Parigi e si prevede che durerà cinque settimane. Sakine Cansiz, co-fondatrice del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), Fidan Dogan, componente del Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK) e Leyla Şaylemez, componente del movimento giovanile curdo, il 9 gennaio sono state assassinate il 9 gennaio 2013 negli spazi del Centro di Informazioni del Kurdistan (CIK – Centre d‘Information du Kurdistan) nei pressi della Gare du Nord, al centro di Parigi, in pieno giorno con dei colpi di arma da fuoco alla testa. Il presunto assassino Ömer Güney è stato fermato nello stesso mese e poi messo agli arresti. Da allora si trova nel carcere parigino “Fresnes”.
La giudice incaricata lo accusa di, “aver commesso omicidio tramite pianificazione individuale e collettiva e di avere in questo modo gravemente intralciato l’ordine pubblico tramite terrorismo”. Il 28 aprile 2014 è stata aperta una nuova querela e chiesti 10 di carcere perché ha cercato di arrivare a armi e esplosivi per organizzare la sua evasione.
Piani omicidi dei servizi segreti turchi MIT
Ma come e in quali circostanze sono stati commessi gli assassinii? Ci sono fatti a sufficienza sul profilo dell’assassino, così come sul profilo delle rivoluzionarie e dei loro possibili obiettivi. Così nella pratica è stato registrato che il presunto assassino è in relazioni con i servizi segreti turchi e da questi ha ricevuto l’ordine degli assassinii. Il presunto assassino Ömer Güney è nato nel 1982 a Sivas – Şarkışla e viveva in Francia. Nel 2003 ha sposato una donna che viveva in Germania e si è a sua volta trasferito nella Germania meridionale. Il matrimonio è durato sette anni. Non ci sono indicazioni rispetto che Ömer Güney o chiunque altro della sua famiglia abbia la minima simpatia per i curdi. Il presunto assassino si muoveva piuttosto in aree turco-nazionaliste e alla fine del 2011 è tornato spontaneamente in Francia. Solo poco tempo dopo si è recato presso l’associazione curda a Villiers-le-Bel e ha chiesto di diventarne socio. Dato che possedeva una patente e parlava francese, ha usato queste „capacità“ in modo consapevole e ha iniziato a fare per l’associazione questo e quello. Con i suoi modi calmi, rilassati e “disponibili” riesce presto a conquistare fiducia e ad infiltrarsi nelle strutture. Le indagini mostrano che parallelamente alle sue attività nell’associazione, ha iniziato a comunicare in modo cifrato con diversi numeri di cellulare con i suoi interlocutori all’interno dei servizi segreti turchi.
La sua situazione sarebbe potuta saltare già prima nel dicembre 2012 durante un raduno di giovani in Olanda. Il 3 dicembre 2012 un raduno giovanile curdo nei Paesi Bassi viene assaltato dalla polizia olandese e tutti i 50 partecipanti temporaneamente arrestati. È presente anche Ömer, perché ha trasportato giovani da Parigi con la macchina. Nonostante il fatto che i partecipanti al raduno abbiamo consegnato i loro telefoni, nella retata la polizia trova Ömer con un telefono una carta SIM turca. Le indagini dopo l’assassinio rivelano che questa carta SIM era attiva durante il raduno giovanile e che da quella carta telefonica sono state fatte telefonate in Turchia.
Mentre erano in corso le indagini, nel 2014 è apparso un documento che contiene le firme delle seguenti persone dei servizi segreti turchi: il capo della filiale O. Yüret, il caporeparto U.K Ayik, il vicedirettore della filiale S. Asil e il presidente H. Özcan. L’ordine in questo documento segreto è datato 18 novembre 2012 ed è univoco. Vi si legge:
“La fonte ha raggiunto la possibilità di conoscere le attività a livello europeo, i canali di comunicazione, corrispondenza e luoghi di pernottamento di Sakine Cansiz, nome in codice Sara. In questo modo la fonte può essere utilizzata anche per una pianificazione operativa per la neutralizzazione dell’obiettivo.
Con riguardo per la fonte e la sicurezza delle sue attività, nell’ambito delle dichiarazioni cifrate che in precedenza venivano fatte dal legionario (nome in codice di un agente del MIT) va avviata la pianificazione per l’ordine di un’azione contro Sakine Cansiz.“
Piano per l’evasione dal carcere e la via verso i servizi segreti turchi (MIT)
Quando questi documenti sono diventati pubblici, il presunto assassino Ömer Güney, definito dal MIT come fonte, nel carcere di Parigi elaborava piani di fuga. La visita del suo “amico” di nome Ruhi Semen in carcere (anche Ruhi Semen vive nel sud della Germania) è stata segretamente registrata. Nel colloquio Ömer Güney invita Ruhi Senem a visitare la sua “Anne” (la madre) e a trasmettere qualcosa a “Bey“. L’indirizzo di “Anne” citato si rivela come quello della centrale dei servizi segreti ad Ankara. Anche il colloquio è cifrato.
Il 27 gennaio 2014 gli inquirenti hanno interrogato Ruhi Semen in Germania. Durante l’interrogatorio Semen si difende dicendo che la sua intenzione era solo di visitare il suo amico. Ma una volta arrivato, Ömer gli ha chiesto altre cose. Confessa che nel colloquio sono state usate parole cifrate, che con „Anne“ si intende il MIT e con “Bey“ un agente del MIT. Anche queste informazioni si trovano nella pratica delle indagini premilitari.
I fatti sull’assassinio
La mattina del 9 gennaio Ömer Güney porta Sakine Cansiz, dopo essersi recato con lei alla posta, al Centro di Informazioni del Kurdistan (CIK). Nelle sale riunioni si trovavano Fidan Doğan e Leyla Şaylemez. Cansiz e Şaylemez si erano date appuntamento lì perché verso le 13:30 volevano recarsi insieme in Germania con un’autovettura. Ömer Güney ha assassinato nelle stanze del Centro di Informazioni del Kurdistan tutte e tre le donne. Parte dall’idea di non aver lasciato tracce. Nella sua prima deposizione dice di aver portato Sakine Cansiz al Centro Informazioni del Kurdistan e di essersene poi andato. Afferma di esserci stato solo una volta. Ma le riprese delle telecamere che sono state esaminate più tardi mostrano che Ömer mente. Perché nelle riprese Ömer lascia per la seconda volta l’ufficio alle 12:56 e così è l’ultimo che ha visto vive le tre donne. Dopo aver lasciato l’ufficio per la prima volta, va alla macchina e torna con una borsa/valigia. Secondo i referti delle autopsie, gli assassinii sono stati commessi verso le 12:30. In base alle indagini è stata assassinata per prima Sakine Cansiz con tre colpi alla testa, per seconda Fidan Dogan viene colpita in faccia, la pallottola successiva colpisce Leyla alla testa. Poi l’assassino spara sia a Fidan che a Leyla colpendole con due ulteriori pallottole alla testa. L’ultima, decima pallottola, l’assassino la spara nella bocca di Fidan. Quando Ömer lascia l’edificio indossa un cappuccio anche se non piove. Nelle ricerche nei locali dell’associazione emerge che tutti i computer sono stati controllati con „programmi spia“ e che tutti i loro contenuti sono stati copiati a un altro indirizzo. Anche nell’esame della borsa e degli indumenti di Ömer Güney gli inquirenti trovano prove e il test del DNA conferma questa supposizione. I documenti, le registrazioni delle telefonate e i collegamenti mostrano che questi assassinii sono stati compiuti su incarico di uno Stato.
Questo processo è un test per l’Europa
Come già detto, si prevede che il processo abbia inizio il 23 gennaio, quindi in un periodo in cui il fascismo in Turchia si istituzionalizza sempre di più e agenti turchi in Europa elaborano nuovi piani omicidi. Si presume che solo in Germania migliaia di agenti facciano attività di spionaggio per i servizi segreti turchi. Il processo di Parigi viene considerato un test per i governi europei. Lo Stato turco dal 1980 usa molti Paesi europei come la Francia, come zone operative. La politica di criminalizzazione dei Paesi europei, nonché le relazioni di interesse con lo Stato turco danno anche all’Europa una grande responsabilità per quanto riguarda l’operato della Turchia contro i curdi sia in Turchia/Kurdistan che in Europa.
Maxime Azadi giornalista