L’attentato al nightclub di lusso di Istanbul nella notte di capodanno che finora ha causato 39 morti e molti feriti, non è arrivato a sorpresa.1 Alla vigilia, nei giorni precedenti in diversi luoghi della Turchia sono apparsi volantini di gruppi turchi islamisti che invitavano la popolazione ad astenersi da usante non islamiche come festeggiamenti per il capodanno o rituali cristiani come il travestirsi da babbo natale.
La Milli Gazete islamico-conservatrice il 31.12.2016, quindi ancora prima dell’attentato ha scritto sulla festa di capodanno: “Oggi per l’ultima volta, questo è l’ultimo avvertimento”. Un caso?2
Il giornalista in carcere Ahmet Şık,3 che da ultimo scriveva per Cumhuriyet il 29.12.2016 twittava che questi volantini e azioni dovevano essere considerati avvertimenti e che andavano presi molto sul serio. Purtroppo ha avuto ragione. L’attentato ad ora non è stato rivendicato4 (N.d.R. il 2.1.2017 IS ha rivendicato l’attentato ). Tutti i gruppi curdi hanno preso le distanze dall’attentato. Un nesso con loro nessuno lo ha sospettato seriamente, dato che la guerriglia ha sempre preso le distanze da attacchi contro civili.5
L’attentato porta la firma degli islamisti. Non servono rivendicazioni di IS o di altri gruppi islamisti perché loro ormai in Turchia sono di casa da tempo e si arrogano sempre di più la sovranità interpretativa nella quotidianità. Da un lato ci sono le cellule IS dirette. Ci sono innumerevoli sette islamiste in Turchia che scorrazzano intorno ai più diversi “maestri” e che si fanno anche la guerra tra di loro perché ciascuno ritiene di avere l’interpretazione “autentica”. Ci sono strutture governative che attraverso canali mafiosi sostengono unità di IS in Siria e in Iraq logisticamente e finanziariamente. Enti che hanno fatto circolare brochure di martiri islamisti per bambini fino in Germania, Ministeri che hanno reso possibile il commercio di componenti per armi o per la produzione di munizioni per IS attraverso Paesi terzi, fondazioni della famiglia Erdogan che approntano ospedali per miliziani islamisti. Tutto è stato più volte provato e documentato. Solo qui questo non interessa a nessuno e in Turchia, coloro i quali hanno rivelato questi traffici sono in carcere. Tutto questo non è una novità.
Insabbiamento della rete Erdogan-Gülen
Ma l’arresto del giornalista Ahmet Şık ha un significato particolare. Questi nessun giornalista occidentale si è accigliato quando ha letto l’accusa: propaganda per il PKK, propaganda per il DHKP-C stalinista, sostegno al movimento Gülen e IS.6 Come sarebbe? Quindi Şık, come un agente doppiogiochista, avrebbe sostenuto le organizzazioni ‘terroristiche’ tra loro diametralmente opposte e che si combattono a vicenda? E intanto il giornalista è scrittore è un noto critico di Gülen. Quasi nessuno conosce il movimento Gülen quanto lui. Nel suo libro ‚L’esercito dell’Imam‘ ha voluto rivelare il fitto intreccio tra strutture di Gülen e strutture dell’AKP. Il libro è stato vietato ancora prima della pubblicazione nel 2011, lui stesso per le sue ricerche giornalistiche ha fatto un anno di carcere. Né Gülen né Erdogan avevano interesse a rivelare i loro collegamenti più intimi e stretti all’opinione pubblica. In fondo Erdogan e l’AKP fino alla rottura nel 2013 avevano sostenuto e favorito Gülen per anni. Şık ha continuato le ricerche e trovano sempre più collegamenti tra Gülen e Erdogan, tanto che a metà agosto in un’intervista ha chiesto che entrambi per formazione e guida di un’organizzazione dovevano andare insieme sotto processo.7
Interrotti i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta sul tentativo di golpe
Sembra esserci fondamento nella richiesta di Şık. Sorprendentemente Erdogan di recente ha dichiarato conclusi i lavori della sua commissione d’inchiesta. Ma la commissione aveva appena iniziato i lavori in ottobre e voleva interrogare testimoni importanti. Per esempio sul fatto se il governo nella notte del 15 luglio abbia fatto trattative con i golpisti. O chi ha partecipato agli aspetti politici del golpe. In questi ci sono stati aspri scontri tra CHP e AKP. I rappresentanti del CHP hanno insistito sulla convocazione come testimoni Hakan Fidan (capo dei servizi segreti MIT) e il capo di stato maggiore Hulusi Akar su questi argomenti. L’AKP lo ha rifiutato. Per l’AKP è chiaro che dietro il golpe c’è unicamente FETÖ, questa la definizione dell’AKP del movimento Gülen. Le relazioni in precedenza strette tra AKP e Gülen, l’AKP nell’elaborazione del golpe vuole lasciarle da parte. Per distrarre da questo argomento scomodo, l’AKP ha inviato numerosi ex-politici e militari per consolidare la tesi che Gülen negli ultimi quarant’anni è stato sostenuto da tutti i governi, p.es. anche dal governo Gül. La strategia non ha funzionato: l’ex capo della polizia e Ministro degli Interni Mehmet Agar ha sostenuto che durante il suo mandato negli anni ’90 nessun gülenista è stato promosso ad incarichi elevati. L’ex capo di stato maggiore, Hilmi Özkök, ha dichiarato che comandanti importanti avevano messo in guardia il governo dell’AKP già in occasione di una seduta del consiglio nazionale di sicurezza nel 2004 rispetto al fatto che il movimento Gülen era diventato troppo forte nello Stato. Avrebbero proposto al governo dell’AKP un piano di azione che però è finito nel nulla. Nella commissione d’inchiesta l’AKP è finito sempre più sulla difensiva e sono emersi sempre più questioni poco chiare. Quindi Erdogan in una dichiarazione del 9.12.2016 ha spinto la commissione concludere rapidamente i suoi lavori. Nel rapporto provvisorio infatti non si trovano indizi su intrecci AKP-Gülen, ma che le fonti di finanziamento più importanti delle organizzazioni Gülen erano sussidi statali, bandi pubblici e contributi comunali. Ai componenti del CHP questo sembrava troppo poco. Sospettavano tentativi di insabbiamento da parte dell’AKP e hanno insistito sull’interrogatorio di Hakan Fidan e Akar. Perché ci sono state dichiarazioni di un ufficiale che ha sostenuto che il MIT era presente già alle 11 di mattina, prima che i soldati scendessero nelle strade. Fidan sarebbe rimasto nel quartier generale dello stato maggiore fino alle 8 di mattina. Doveva essere interrogato su dove di preciso avesse saputo del tentativo di golpe. I componenti della commissione inoltre volevano parlare con i generali in carcere. Questo è stato rifiutato dal Ministero della Giustizia. Aykut Erdogdu, componente della commissione, ha poi contestato anche all’AKP di voler nascondere fatti sotto il tappeto per paura di determinate verità sul golpe.8
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Aggiunta della redazione: il 2.1.2017 IS ha rivendicato l’attentato, http://www.spiegel.de/politik/ausland/terror-in-istanbul-was-wir-bisher-wissen-a-1128207.html [
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http://www.anfenglish.com/kurdistan/karayilan-no-kurdish-force-is-involved-in-the-istanbul-attack [
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https://twitter.com/zeynep_erdim/status/814868944549019648 [
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http://www.tagesspiegel.de/politik/tuerkei-autorin-asli-erdogan-aus-u-haft-entlassen/19188182.html [