Kurdistan

Con Dio per Erdogan Turchia: Revisione della Costituzione approvata dal Parlamento in prima lettura

In Turchia la modifica costituzionale per l’istituzione di un sistema presidenziale sotto la guida del Capo dello Stato Recep Tayyip Erdogan è stata approvata in prima lettura. Il Parlamento di Ankara domenica notte con i voti del partito di governo islamico-conservatore AKP e del partito fascista MHP ha varato anche gli ultimi due articoli della Costituzione modificata.

I deputati nella seduta notturna hanno votato per gli articoli 17 e 18, dopo che sabato notte avevano già votato altri cinque articoli. Con questo nel giro di una settimana sono stati approvati in prima lettura tutti e 18 gli articoli. Già mercoledì il Parlamento vuole iniziare la seconda lettura per poi votare rapidamente l’interno pacchetto. L’impresa del suo complesso, così come ogni singolo articolo, necessita dell’approvazione di 330 dei 550 deputati. Dopo deve svolgersi un referendum. AKP e MHP insieme dispongono di 357 deputati, e nonostante una serie di defezioni nell’MHP, in media sono stati raccolti 343 voti. Il referendum è previsto per l’inizio di aprile.

Abbiamo portato a conclusione il primo giro della riforma costituzionale senza neanche un franco tiratore. Grazie a Dio la Turchia riceverà un sistema di governo più efficiente«, ha scritto il vice Presidente del Consiglio Numan Kurtulmus su Twitter dopo la votazione. Il governo giustifica i suoi piani come un necessario rafforzamento dell’esecutivo per garantire stabilità al Paese. L’opposizione invece critica la definizione di un governo autoritario guidato da un solo uomo.

“La riforma presidenziale avviata dal governo non è una buona notizia per la Turchia. Minaccia di mettere in pericolo democrazia, Stato di diritto, divisione dei poteri e indipendenza della giustizia”, dice l’ex vice Presidente del partito kemalista CHP, Faruk Logoglu all’agenzia stampa AFP. I deputati del partito di sinistra filo-curdo HDP sabato avevano temporaneamente abbandonato il dibattito parlamentare. Con questo hanno protestato contro il trattamento del loro collega Garo Paylan. Secondo quanto riferito dall’agenzia Firat Paylan è stato escluso per tre sedute per aver definito l’operato dell’Impero Ottomano contro armeni, assiri, ebrei e greci tra il 1919 e il 1923 come »genocidio«. (rapporto-jW)

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