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Donne

Risposta al capitalismo

Consigli di donne »Jineologia«: Una vista nel campo profughi curdi Makhmur, che sembra una piccola città ed è completamente autogestito-L‘8 marzo, la giornata internazionale di lotta delle donne, si riempie la piazza predisposta per festeggiamenti più grande nel campo profughi curdo di Makhmur nel nord dell‘Iraq. È riunita metà del campo, le strade sono attraversate da persone in abiti tradizionali curdi e uniformi della guerriglia. Gridano »jin – jiyan – azadi«, »Donne – Vita – Libertà«.

Per Makhmur la giornata di lotta delle donne ha un significato particolare. Gli abitanti del campo, che è più una piccola città autogestita che un campo di tende, negli anni ’90 sono fuggiti dalla Turchia in Iraq. In un periodo in cui le squadre della morte davano la caccia agli attivisti curdi e l’esercito turco bruciava villaggi. L’intera popolazione dell’insediamento che conta 12.000 abitanti, si sente appartenente al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). E questo attribuisce un valore particolare al ruolo della donna nella rivoluzione. Il co-fondatore e presidente del PKK in carcere, Abdullah Öcalan, ha sempre ripetuto che »senza la parità tra i generi non può avere senso una richiesta di libertà e di uguaglianza«.

In quelle zone nelle quali il legame con le idee di Öcalan è forte – nel sudest della Turchia, nel Rojava nel nord della Siria, in parti dell’Iraq del nord – c’è un intreccio di istituzioni nelle quali le donne si autogestiscono, mettono in pratica i propri progetti politici e cercano di mettere la parola fine sotto una storia di oppressione delle donne di molte migliaia di anni.

Democrazia dal basso

Il sistema politico a Makhmur è la democrazia dei consigli. Un Consiglio del Popolo con diversi comitati, che viene eletto in modo diretto e con mandato imperativo, amministra la cittadina. Oltre al Consiglio del Popolo esistono altre due strutture consiliari che sono completamente autonome: il consiglio die giovani e quello delle donne. Quest’ultimo ha i suoi comitati, dieci in tutto, che coprono tutti gli ambiti della vita del campo: bambini, giovani, istruzione, salute, economia, il sociale, cultura, stampa, diplomazia e autodifesa. Questi comitati ogni due mesi scrivono rapporti, si incontrano in assemblee generali e pianificano insieme i loro progetti.

Ogni due anni si svolge una conferenza delle donne nella quale viene eletta la guida del Consiglio delle Donne. Questa consiste di 33 donne, nove formano un direttivo di coordinamento permanente. Le delegate per la conferenza vengono inviate alla conferenza dalla più piccola unità cittadina, la comune, il settore che corrisponde all’incirca a un quartiere. »Il nostro sistema lavora dal basso verso l’alto. Organizziamo le persone alla base «, spiega Heval Mizgin a colloquio con jW, che lavora nella direzione del Consiglio delle Donne. »Per noi donne è importante rendere possibile alle donne l’istruzione e mostrare loro quali diritti hanno, come possono vivere.«

La scienza delle donne

Per la formazione continua e seminari ideologici nel campo è competente l’Accademia delle Donne Sehit-Jiyan. Prende il nome da una combattente del PKK caduta nel 1995, alla quale hanno sparato die collaborazionisti curdi durante una manifestazione per i diritti delle persone fuggite dalla Turchia.

Nella regione autonoma curda del nord-Iraq con un governo di destra che collabora con la Turchia sotto la guida di Masud Barzani, la situazione delle donne non è buona, spiega un’insegnante dell’Accademia delle Donne. »Uomini e donne vengono cresciuti nel sistema patriarcale in essere. Gli uomini usano le donne per i propri scopi, a volte le uccidono perfino. Altre donne commettono suicidio per sfuggire alle loro sofferenze.« An Makhmur la situazione è decisamente migliore. »Qui noi donne abbiamo luoghi nostri e strutture nostre, nelle quali possiamo discutere dei nostri problemi e trovare soluzioni.«

A questo scopo è centrale l’autonomia economica delle donne. »Offriamo di corsi di alfabetizzazione, formazione ideologica, qui si possono imparare anche dei mestieri«, così la pedagoga. Al centro si trova la »Jineologia«, la »scienza delle donne«. Si tratta di riappropriarsi della storia e delle scienze da una prospettiva femminile.

Rivoluzione delle donne in tutto il mondo

»In tutte le rivoluzioni, per esempio in quella francese o in quella russa, le donne hanno svolto un ruolo importante«, spiega Heval Filiz. »Non avevano le loro strutture autonome armate, come noi oggi.« In tutte le organizzazioni vicine al PKK ci sono rami autonomi delle donne – sia a livello civile, che politico e militare.

La rivoluzione in Medio Oriente, Filiz la considera una »vera rivoluzione delle donne «. »La voce delle combattenti cadute a Kobani nel nord della Siria nella lotta contro ›Stato Islamico‹ come ad esempio Arin Mirkan, si sente in tutto il mondo.« Ma la lotta delle donne è anche contro gli Stati capitalisti: »Questo sistema non ha potuto fornire risposte ai problemi della nostra società.«

di Peter Schaber

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