La Turchia il 16 aprile 2017 vota un referendum costituzionale. Il governo con le modifiche dei corrispondenti articoli della costituzione aspira a un sistema presidenziale. Questo sistema presidenziale vuole riunione tutti i poteri nel Presidente e rimuovere la separazione tra poteri legislativo, esecutivo e giudiziario di qualsiasi ordinamento democratico. Con le modifiche costituzionali si vuole in larga misura abolire il sistema di governo parlamentare in Turchia. Il Presidente praticamente come autocrate eletto dovrà esercitare il potere dello Stato in modo quasi illimitato.
Noi, la Rete degli Accademici Curdi facciamo appello a tutti i cittadini e tutte le cittadine con diritto di voto, a votare “No“ a questo referendum.
A questo proposito vogliamo chiarire alcune delle modifiche della Costituzione perseguite:
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Con le modifiche le elezioni avrebbero ogni 5 anni. Le elezioni per il Parlamento e il Presidente avverrebbero nello stesso momento. Questo potrebbe portare al fatto che il partito che presenta il Presidente, ottiene anche la maggioranza in Parlamento.
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La Costituzione in vigore finora che garantisce neutralità e indipendenza dell’incarico presidenziale verrebbe abolita. Il Presidente con questo potrebbe essere capo di un partito politico e decidere delle liste per le elezioni parlamentari. A questo si aggiunge che in Turchia sulle liste elettorali non decidono delegati, ma i capi di partito.
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L’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri verrebbe abolito. I suoi compiti verrebbero ora assunti dal Presidente, ovvero da un vice-Presidente da lui nominato. Il numero di questi vice non sarebbe definito. Il Presidente avrebbe potere direttivo a questo proposito.
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I Ministri e i loro rappresentanti verrebbero nominati dal Presidente e non eletti dal Parlamento come finora. Il Consiglio dei Ministri finora esistente verrebbe abolito. Il Parlamento non avrebbe influenza su chi viene nominato dal Presidente come Ministro. Inoltre il Presidente poterebbe aumentare o diminuire il numero di Ministri a suo piacimento, chiudere interi ministeri senza il parere del Parlamento o creare nuovi Ministeri. Non ci sarebbero limitazioni a questo proposito.
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Il numero di deputati verrebbe aumentato da 550 a 600. Questi deputati di fatto però non avrebbero potere decisionale, dato che non svolgerebbero un ruolo né nella formazione del gabinetto, né nella formazione del governo.
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Tutti i funzionari di grado elevato verrebbero nominati dal Presidente e potrebbero essere licenziati dal Presidente in qualsiasi momento senza alcuna motivazione. Non sarebbero tenuti a rendere conto né al Parlamento, né a qualsiasi organismo direttivo, ma unicamente rispetto al Presidente, che con questo sarebbe allo stesso tempo il loro padrone. Con questo tutto l’esecutivo sarebbe sottoposto al Presidente.
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Il Presidente non sarebbe soggetto ad alcun controllo. Il Parlamento non avrebbe alcun potere di controllo rispetto al Presidente, non si potrebbero nemmeno porre quesiti al Presidente. La possibilità di porre la questione di fiducia rispetto a singoli Ministri o al Presidente verrebbe del tutto abolita. Richieste da parte del Parlamento o di singoli parlamentari poterebbero essere rivolte solo in forma scritta al vice-Presidente.
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Elezioni anticipate come quelle che attualmente possono essere decise a maggioranza semplice, in futuro richiederebbero una maggioranza dei 3/5 dei deputati. In considerazione del fatto che il partito del Presidente potrebbe disporre della maggioranza in Parlamento, la probabilità di nuove elezioni tenderebbe allo zero. Il Presidente potrebbe invece indire elezioni anticipate in qualsiasi momento. A questo scopo potrebbe semplicemente sciogliere il Parlamento.
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Il diritto di legiferare resterebbe al potere legislativo, al Parlamento, ma sarebbe riconosciuto al Presidente. In quei casi in cui secondo il suo parere dovessero esserci vuoti legislativi o necessità di regolamentazione, potrebbe emanare per decreto disposizioni che hanno forza di legge. Per questo il Presidente non avrebbe bisogno del permesso di nessuno o mettere al voto quanto disposto e non avrebbe bisogno di alcuna maggioranza di qualche organismo dirigente.
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Il Presidente potrebbe proclamare lo stato di emergenza in qualsiasi momento e prolungarlo a piacimento. Con questo potrebbe governare per tutta la durata del suo incarico sotto stato di emergenza. Le disposizioni che verrebbero emanate durante lo stato di emergenza avrebbero forza di legge e non sarebbero soggetti al alcun controllo, nemmeno a una verifica da parte della Corte Costituzionale. Con questo il Presidente, durante gli stati di emergenza verrebbe messo in condizioni di creare regole anticostituzionali con forza di legge che potrebbe emanare lui stesso e che sarebbero valide per tutti.
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Il Presidente o i suoi Ministri non potrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Un’indagine contro il Presidente potrebbe essere proposta a minoranza semplice del Parlamento, ma per l’effettivo svolgimento di questo procedimento di indagine, questa proposta dovrebbe essere approvata da una maggioranza qualificata dei 3/5 del Parlamento. Per un rinvio alla Corte Costituzionale che sarebbe competente per lo svolgimento dell’indagine sarebbe necessaria l’approvazione di una nuova maggioranza dei 2/3 del Parlamento (almeno 400 deputati). Queste maggioranze sarebbero richieste anche se il Presidente o il Ministro interessati non sono più in carica. Il diritto del Presidente di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni in vista di simili votazioni resterebbe intatto.
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I componenti della Corte Costituzionale che in caso di raggiungimento delle suddette maggioranze, eventualmente potrebbe decidere a livello penale, sarebbero stati nominati proprio da quel Presidente. La presidenza della Corte Costituzionale verrebbe guidata dal Ministro delle Giustizia che a sua volta sarebbe nominato dal Presidente. Il Presidente in questo modo potrebbe scegliere chi, nel caso di un procedimento molto improbabile, potrebbe decidere su una sua mancanza.
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Inoltre il Presidente disporrebbe del bilancio. Potrebbe decidere da solo quando, per cosa e in che misura possono essere usate le entrate dello Stato. Porterebbe la previsione di bilancio per il voto in Parlamento, ma non sarebbe vincolato alla decisione del Parlamento. Se il suo piano di bilancio non dovesse raggiungere la maggioranza, potrebbe semplicemente portare avanti il piano di bilancio come piano commissariale fissandolo per decreto. Con questo al Parlamento verrebbe sottratto uno dei suoi diritti più forti.
Dopo tutto questo, vi vogliamo proporre la definizione di autocrazia da Wikipedia:
Per autocrazia (greco antico αὐτοκράτεια autokráteia ‚governo assoluto‘, da αὐτός autós ‚egli stesso‘ e κρατεῖν krateín ‚governare‘) nella scienza politica si intende una forma di dominio nella quale una singola persona o un gruppo di persone esercita potere politico senza controllo e non è soggetto ad alcuna limitazione costituzionale.
Votate “No“ al referendum costituzionale e con questo „No“ a un sistema autocratico in Turchia!
Kurd-Akad. Rete degli Accademici Curdi