Kurdistan

Golpe completato

Dopo il referendum: la Turchia ora anche a livello ufficiale diventa una dittatura presidenziale con Erdogan al vertice-Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan che governa in modo autoritario può fare un sospiro di sollievo: il lungamente atteso referendum sull’introduzione di un sistema presidenziale domenica è finito con una vittoria risicata dell’area del Sì. Dopo un testa a testa il Comitato Elettorale Supremo YSK domenica sera ha proclamato il risultato provvisorio secondo il quale con una partecipazione al vito di oltre l’80 percento, il 51,3 percento ha votato a favore della modifica costituzionale.

La votazione sia all’interno del Paese sia all’estero era considerata un voto sulle ambizioni dittatoriali di Erdogan. Quest’ultimo già nell’agosto 2015 nella città di Rize sul Mar Nero aveva dichiarato: »C’è un presidente che di fatto ha il potere in questo Paese, non un Presidente simbolico. Che lo si accetti o meno, il sistema amministrativo della Turchia è cambiato. Ora dovremmo adattare la Costituzione a questa situazione di fatto.«

L‘»adattamento«, il partito di governo AKP lo ha compiuto in un’alleanza con parti dell’MHP fascista. Comprendeva l’abolizione della libertà di stampa, lo spodestamento del Parlamento e delle amministrazioni cittadine e distrettuali, l’incarcerazione di decine di oppositori politici e gli assassinii di attivisti di sinistra. Contro il recalcitrante Movimento Curdo nel sudest della Turchia, Ankara ha condotto una guerra aperta nel corso della quale città sono state bombardate da esercito e forze di polizia con artiglieria e aviazione. Centinaia di civili hanno perso la vita, centinaia di migliaia sono in fuga.

Nonostante la repressione statale contro ogni opposizione a la monopolizzazione del potere mediatico nelle mani di Erdogan, il risultato del referendum è stato relativamente scarso. Inoltre osservatori elettorali hanno riferito di numerose irregolarità. Sia il maggiore partito di opposizione CHP che il Partito Democratico dei Popoli (HDP) di sinistra e filo-curdo, hanno annunciato di voler contestare il risultato.

A fronte del contesto nel quale si è svolto il referendum, molti dissidenti turchi nel voto vedono una sconfitta di Erdogan: »È una vittoria di Pirro«, ha commentato ad esempio il giornalista turco Can Dündar lunedì in un’intervista con il giornale Welt. »Dopo tutta la pressione, sì, l’oppressione, dopo questa campagna elettorale iniqua contro l‘area del No, l’incarcerazione di così tanti giornalisti critici del governo e con i media che hanno propagandato quasi esclusivamente il Sì, la maggioranza è ancora così piccola – per me questo è quasi l’inizio della fine dell’era Erdogan.«

Totalmente indifferente rispetto al risultato elettorale del referendum si è mostrata la cancelliera tedesca Angela Merkel. In una dichiarazione pubblicata lunedì, si è limitata a chiedere a Erdogan di cercare »un dialogo rispettoso con tutte le forze politiche e sociali del Paese«. Per il resto riteneva necessario attendere le indagini degli osservatori elettorali dell’OSCE.

Il governo turco si è espresso in modo meno paziente. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Binali Yildirim, poco dopo che erano stati resi noti i risultati provvisori, ha gridato ai sostenitori ad Ankara: »Non ci fermeremo. Continueremo il nostro percorso.« Le prossime tappe Erdogan le aveva annunciate già prima della votazione: l’introduzione della pena di morte e l’allargamento delle azioni militari lesive della legalità internazionale in Siria e in Iraq.

di Peter Schaber

Junge Welt

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