Interviste

I volontari sono sempre vicini all’esaurimento

Medici in territori di crisi e di guerra hanno bisogno di sostegno psicologico per sviluppare traumi loro stessi. Colloquio con Michael Wilk. Michael Wilk è medico di emergenza e psicoterapeuta a Wiesbaden.

Negli scorsi tre anni è andato cinque volte in Siria per aiutare dal punto di vista medico la popolazione nel territorio autonomo del Rojava. Mentre è in corso la lotta contro la milizia terroristica IS e contemporaneamente la costruzione di strutture di democrazia di base e la promozione della parità di diritti tra uomo e donna: può funzionare?

Non c’è la guerra dappertutto. All’interno della regione abitata prevalentemente da curde e curdi, la situazione è in ampia misura stabile. L’organizzazione per i profughi delle Nazioni Unite, l’UNHCR, attualmente nella zona sta costruendo campi per oltre 40.000 persone che fuggono dalla città di Mosul contesa e occupata di IS. Vengono assistiti dall’UNHCR, da organizzazioni di aiuti internazionali e locali. Delle cure mediche per loro si occupano volontari e medici di »Heyva Sor a Kurd«, la Mezza Luna Rossa Curda, anch’io collaboro con loro. Si cerca in vano sostegno statale europeo – anche dalla Germania non è stato mandato nemmeno un sacco di cemento o pezzo di ferro per la ricostruzione. Le medicine arrivano solo da organizzazioni non governative e iniziative dei curdi.

Lì non ci sono più attacchi – da parte di IS o della Turchia?

Ai »confini« della zona amministrata dai curdi si combatte, le Unità di Difesa del Popolo e delle Donne YPG/YPJ devono difenderle dalle violenze di IS. Al confine meridionale della Turchia, quest’ultima ha costruito questo muro lungo diverse centinaia di chilometri, in parte anche in territorio siriano. Questo ha provocato proteste da parte della popolazione. Ma non si combatte militarmente, i curdi non vogliono una guerra su due fronti. Ma i soldati che sorvegliano in confini turchi sparano sugli abitanti, ad esempio quanto ritengono che si sarebbero avvicinati al confine. Per il resto nello scontro intorno alla città di Manbij già liberata dalle YPG, ci sono stati scontri tra le unità di difesa del popolo e l’esercito turco perché questo voleva entrare nella città.

Come aiuta dal punto di vista medico nel Rojava?

Quando nell’agosto del 2016 ho partecipato alla cura dei feriti vicino al fronte di Manbij ho capito che i volontari lì sono costantemente al limite dell’esaurimento. Anche persone in fuga dalle zone dei combattimenti hanno bisogno di cure come gli uomini e le donne delle YPG/YPJ feriti. Spesso i volontari devono lavorare tutto il tempo, occuparsi di feriti gravi e persone in punto di morte. Ma un trauma psichico può causare danni più gravi e che durano di più di quelli causati da un’arma da fuoco. Per questo ho iniziato a sostenere i collaboratori della Mezza Luna Rossa Curda con una formazione che insegna ad accettare i propri limiti nella prestazione per sfuggire in questo modo a un crollo fisico e psicologico.

Come si spiega che la situazione all’interno del territorio amministrato dai curdi è in ampia misura stabile?

Questo è dovuto soprattutto a intelligenti negoziati da parte delle forze curde che sia con gli USA sia con la Russia hanno contrattato sottili zone cuscinetto occupate da loro o altre collaborazioni strategiche. Così è riuscito impedire alla Turchia di attaccare in modo ancora più massiccio il Rojava.

A fronte di tutti questi conflitti come è possibile costruire un modello di società avanzato nella regione?

Nelle città delle zone autonome curde l’emancipazione delle donne ora in parte è progredita fino a un punto che questo potrebbe fare da esempio anche per la Germania. Tutte le posizioni apicali lì sono occupate da una donna e da un uomo. Le donne giovani nelle Unità di Difesa delle Donne YPJ, con le loro missioni hanno protetto la popolazione da IS. Sono molto sicure di sé. Certamente la parità nella società multietnica non procede senza attriti. Nei campi profughi arrivano in parte donne fuggite da Mosul, da zone che fino a poco fa erano nelle mani di IS. In parte sono velate. Lì frequentemente ci sono conflitti.

 

Intervista: Gitta Düperthal

Junge Welt

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Potrebbero interessarti anche:

Siria

L’Amministrazione autonoma democratica della Siria settentrionale e orientale ha affermato che gli attacchi dello Stato turco occupante, in corso dalla notte del 23 ottobre,...

Interviste

Hatip Dicle, un eminente politico e attivista curdo, discute della campagna internazionale in corso per la libertà di Abdullah Öcalan, tracciando parallelismi con la...

Siria

Nella dichiarazione finale della conferenza dell’Accademia di Jineoloji si legge: “La nostra conferenza ritiene che sia suo dovere primario trasmettere le opinioni del leader...

Rassegna Stampa

LETTERA DAL CARCERE. L’attivista curdo-iraniana accusata di essere una scafista racconta il suo viaggio verso l’Italia: dalle persecuzioni del regime all’arresto Mi chiamo Maysoon Majidi,...

Exit mobile version