ISTANBUL – In un nuovo studio l’Associazione degli editori turchi (TYB) riferisce della repressione dell’industria editrice a seguito dello stato di emergenza. Il rapporto sottolinea che la repressione ha preso di mira quotidiani, riviste e i social media e le così come le case editrici, con 30 case editrici che sono state chiuse da luglio.
Il “Rapporto sulla libertà di pubblicazione” dell’Associazione degli editori turchi (TYB) ha esaminato l’industria editoriale nel corso dell’ultimo anno, in particolare sotto lo stato di emergenza dichiarato dopo il colpo di stato del 15 luglio 2016. Il rapporto comprende statistiche sul divieto sui libri, sia pubblicamente che in carcere, l’arresto di scrittori, gli attacchi alle case editrici, restrizioni sui libri di materiali educativi pubblici e l’aumento della repressione sulla libertà di pensiero e di espressione e sui social media.
Secondo il rapporto:
*1,656 persone sono state arrestate a seguito dei loro post sui social media
* La Turchia è il numero a livello mondiale nella censura su Twitter
*16 canali TV, due stazioni radio, 45 giornali, 15 riviste e 29 case editrici collegate a FETÖ sono state chiuse in ossequio al decreto statutario ( KHK) del 27 luglio 2016 e al decreto rilasciato successivamente il 29 ottobre.
*2.200 titoli sono stati confiscati alla case editrici Ekin e Belge in quanto presumibilmente non erano stato contrassegnati da codice a barre. Anche altri 29 titoli supplementari sono stati confiscati.
*72 libri della casa editrice Aram e uno della casa editrice Tekin sono stati ritirati dagli scaffali.
* Il libri distribuiti dal Ministero dell’Educazione Nazionale al 6° e 8° grado scolastico sono stati distrutti per aver presumibilmente incluso “propaganda pro-FETÖ ”.
*A partire dall’8 maggio, ci sono 162 giornalisti dietro le sbarre.Anche molti altri giornalisti e centri stampa sono sotto inchiesta.
Diha