L’esperto di Siria Fehim Tastekin valuta i retroscena della mobilitazione dell’esercito turco nella Siria del nord e il pericolo di un attacco al cantone di Afrin. La Turchia avrebbe concluso la sua operazione Scudo dell’Eufrate, quindi la sua missione in Siria del nord il 29 marzo. Ma invece di ritirare le proprie truppe, Ankara ha perfino allargato le sue attività militari tra Azaz e Al-Bab. Diventa sempre più chiaro che la Turchia ha un nuovo piano per la regione.
La settimana scorsa convogli, principalmente con carri armati, artiglieria e veicoli armati, hanno attraversato il confine tra la Turchia e la Siria da Kilis e si sono stazionate a Azaz, Marea e Tel Rifaat. È molto probabile che queste attività di rafforzamento continuino. Le forze armate turche (TSK) durante l’operazione Scudo dell’Eufrate hanno già costruito basi a Marea, Tuwais, Kel Jibril e Dabrik.
Per prima cosa la Turchia vuole stazionare le sue truppe nelle „zone di de-escalation“, che sono state stabilite durante i colloqui di pace ad Astana. In secondo luogo la Turchia, e questo è molto più importante, vuole avere un vantaggio rispetto alla concorrenza di gruppi rivali a occidente dell’Eufrate. Tra gli Stati Uniti e i curdi da una parte e Russia, Iran e l’esercito siriano dall’altra, la Turchia cerca di vedere realizzato il suo interesse principale in Siria. E questo è di spaccare il corridoio che è stato aperto in combattimento dalle Unità di Difesa del Popolo curde (YPG). Ankara considera questa striscia di terra come una minaccia alla sicurezza nazionale della Turchia.
Secondo prese di posizione ufficiali dalla Turchia è in corso un’operazione per aggiungere Idlib ai territori che sono sotto il controllo della Turchia. Attualmente Idlib è divisa tra Ahrar al-Sham e Hayyat Tahrir al-Sham. Anche se entrambi i gruppi militanti salafiti hanno come obiettivo la caduta del Presidente Bashar al-Assad, allo stesso tempo sono nemici.
Secondo informazioni che sono trapelate da fonti ufficiali di Ankara ai media, l’esercito turco raggiungerà la Siria da tre postazioni per ottenere il controllo su un territorio da 35 a 85 chilometri (da 21 a 52 miglia). Questo corridoio inizierebbe a Daret Izza e si estenderebbe verso Obin e Khirbet al-Joz. Anche un’ulteriore striscia di terra che si estende per 35 km dal confine di Hatay fino a Sahl al-Ghab, sarebbe controllato dal TSK. In questa costellazione di sicurezza intorno a Idlib svolgerebbe un ruolo anche l’Esercito Libero Siriano (ESL), partner della Turchia. Finora sono stati messi in stato di allarme 2000 soldati ESL.
Secondo rapporti dei media turchi, la Turchia si starebbe allo stesso tempo preparando a garantire l’isolamento totale di Afrin con due compagnie di truppe a ovest di Marea e a est di Tel Rifaat.
La Turchia in effetti ha sostenuto che avrebbe spostato le sue truppe sulla linea Azaz-Marea per impedire in questo modo attacchi nelle parti della Siria del nord sotto controllo turco da parte dei territori controllati dalle YPG e dai suoi alleati. I media turchi hanno sostenuto che unità missilistiche mobili, mortai e armamenti antiaerei da 23mm abbiano colpito dalle basi di Menagh e Horbul tenute dalle YPG in direzione dei territori tenuti dalle TSK e che per questo sia stato proclamato uno stato di allarme per le forze turche e dell’ESL.
Un comandante delle YPG ha riferito anonimamente a Al-Monitor che “gruppi controllati dalla Turchia hanno iniziato a combattersi tra loro a ovest dell’Eufrate. La soluzione della Turchia era di aizzarli insieme contro i curdi. Negli ultimi giorni le forze armate turche e i gruppi da loro controllati hanno enormemente rafforzato i loro attacchi contro Tel Rifaat e Afrin. Le YPG hanno risposto a questi attacchi.”
Intanto media curdi riferiscono che gli Stati Uniti hanno abbattuto un aereo da combattimento siriano per proteggere in questo modo le Forze Siriane Democratiche (FSD) a Tabqa, motivo per cui la Russia dal canto suo avrebbe ignorato le operazioni comuni della Turchia e dell’esercito siriano contro Tel Rifaat e Afrin.
Mentre vanno avanti diverse illazioni, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan di recente, dopo che già da un po’ di tempo non prendeva posizione sulla Siria, si è presentato all’opinione pubblica con una dichiarazione contro i curdi locali. „Il PYD e le YPG cercano di ottenere qualcosa. Devono sapere che chiunque stia dietro di loro, la Turchia non accetterà mai la costituzione di uno Stato [curdo] nel nord della Siria”, ha detto. Gli Stati Uniti hanno sostenuto il Partito dell’Unione Democratica (PYD), del quale la Turchia dice che sia la propaggine siriana del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). La Turchia considera il PKK un’organizzazione terroristica.
Gli stazionamenti dell’esercito turco nei villaggi di Dodian, Kere Mazraat e Shava intorno al territorio di Azaz fanno pensare che qui nel mirino ci sia Afrin. Ma Afrin, dove il PKK è attivo fin dagli anni ‘90, finora ha respinto gli attacchi di coloro che sono stati sostenuti con armi dalla Turchia.
Gli sviluppi sul terreno indicano un’operazione che sarà molto più complessa e di portata più ampia di un’operazione riferita solo a Idlib. La Turchia quindi ora, dopo che ha tagliato i corridoi curdi di Kobani e Manbij verso Afrin, vuole completare il suo mezzo successo nell’operazione Scudo dell’Eufrate, facendo di Idlib la sua prossima meta. Dopo che ha riconquistato al-Bab a febbraio, l’esercito turco si è rivolto verso Manbij, ma questa operazione è stata impedita dagli Stati Uniti innalzando le loro bandiere sulla città. Se la Turchia come prossima cosa si concentra su Afrin, i russi invieranno una piccola missione militare che dovrebbe garantire una tregua. I curdi non sono sicuri di fino a che punto possono fare affidamento sulla difesa russa e statunitense.
Nell’ultimo periodo per la Turchia è stato un po’ più semplice, dato che ci sono stati sviluppi che hanno portato a speculazioni sul fatto se la Russia ora cerchi di mettere dei limiti ai curdi dando alla Turchia semaforo verde a Tel Rifaat e Afrin. Questi sviluppi riguardavano: il passaggio delle FSD nella Siria del nord a ovest dell’Eufrate e la presa della città di Tabqa per posizionarvi delle truppe; il tentativo delle FSD di impedire all’esercito siriano di raggiungere Raqqa e Deir ez-Zor; e le tensioni che sono seguite all’abbattimento di un aereo siriano da parte degli Stati Uniti. I curdi sono convinti del fatto che l’esercito siriano collabori con la Turchia in questa operazione per ordine della Russia. Ma non ci sono vere prove del fatto che i russi e l’esercito siriano vogliano reprimere i curdi. Al contrario, l’umore a Damasco è che la Russia e la Siria terrebbero piuttosto i curdi come partner.
Questa analisi è stata originariamente pubblicata il 26.06.2017 con il titolo “Turkey’s real target on way to Idlib: Kurds” su al-Monitor.