Iraq

Per modificare lo status quo ci vuole serietà…

Nihat Kaya sul significato regionale della richiesta di Barzani di un referendum sul distaccamento della Regione Autonoma del Kurdistan dall’Iraq- Mancano pochi giorni alla liberazione definitiva di Mosul da IS. Prossimamente verrà annunciata la liberazione completa di Mosul. Poi seguiranno Tal Afar e Hewice. Al confronto con Mosul questi non sono territori grandi di insediamento. Le operazioni di liberazione non dovrebbero durare molto a lungo. Ma la domanda principale è: cosa succederà dopo? Ci sarà una stabilità politica in Iraq e in Medio Oriente dopo la distruzione di IS, o no?

Prima ancora che sia stata neutralizzato del tutto il pericolo di IS, con l’annuncio del referendum sull’indipendenza della Regione Autonoma del Kurdistan si è mostrato ancora una volta quanto sia difficile garantire la stabilità in Iraq e in Medio Oriente. La fine di IS è conclamata, ma dopo sarà ancora possibile garantire una stabilità politica?

L’attuale crisi in Medio Oriente e soprattutto in Iraq è una prosecuzione dell’invasione degli USA nel 2003, se non addirittura della Guerra del Golfo nel 1991. Con l’intervento degli USA nella regione sono stati rotti gli equilibri costruiti nella Prima Guerra Mondiale e lo status quo, è emersa una creazione curda. Dall’altro lato in Iraq è stato fondato un predominio sciita. Perché se non si contano gli anni fondativi degli Abbasidi, nella geografia dell’Iraq per la prima volta il potere è passato dalle mani dei sunniti agli sciiti. Gli schemi di ragionamento millenari della regione sono collassati. Questa situazione per la politica e l’equilibrio regionale e anche per le persone nella regione, non sono stati facili da digerire. Questi sono comunque stati i fattori principali per lo sviluppo di IS.

Che IS sia diventato una minaccia regionale, forse perfino globale e che la lotta vengano condotta su un terreno equivalente ci mostra che le modifiche nella regione non possono essere considerati da nessuno come problemi interni privi di influenza. Oggi modifica dello status ha effetti regionali, se non perfino globali.

In questo contesto vanno collocate anche le realtà che riguardano i curdi. Così come la caduta del dominio sunnita in Iraq e la costruzione di una potenza sciita e il tentativo di costruire una forza sunnita-islamista simile a IS hanno effetti regionali e globali, uno status autonomo di una delle quattro parti del Kurdistan ha un effetto altrettanto forte.

Le seguenti parole del capo dei servizi segreti del KDP Mesrur Barzani, che è anche il figlio di Massud Barzani, sono una prova del fatto che non ha affatto capito la realtà qui descritta: ” Il referendum per l’indipendenza del Kurdistan non è pensato per toccare i confini tra il Kurdistan del sud e i suoi vicini, esistono solo per fissare il confine tra la Regione Kurdistan e l’Iraq.“

Il problema non riguarda la modifica dei confini del Kurdistan del sud con la Turchia o con l’Iran. Solo la modifica dello status dei curdi in Iraq avrà un effetto regionale. Le parole del figlio di Massud Barzani possono essere valutate o come una scarsa comprensione della serietà della situazione o rappresentare il tentativo di far passare per stupido il suo interlocutore. Ma Barzani probabilmente non è consapevole del fatto che con Turchia e Iran ha di fronte Stati con una tradizione statuale e diplomatica millenaria. Ciononostante arriva a dire a Turchia e Iran che si tratta solo di un problema con il governo a Bagdad.

La verità in fondo sono questi i veri pensieri del KDP e di Mesrur Barzani. Pensano che la fondazione di un piccolo Stato nel Kurdistan non avrà effetti sui Paesi vicini. Piuttosto fanno promesse che non sosterranno i curdi sotto il dominio dell’Iran, della Turchia e della Siria, che collaboreranno perfino con i Paesi contro questi curdi. In realtà il problema non è così semplice come credono. Perché uno Stato nel Kurdistan del sud, quale che ne sia la forma, significa il crollo dello status quo nella politica regionale. Uno Stato nel sud significa che anche il Kurdistan occidentale, settentrionale e orientale chiederanno uno Stato. Il problema non è limitato semplicemente ai curdi. Ogni modifica dello status dei curdi avrà un effetto domino sulla regione. La separazione dei curdi dall’Iraq significa che gli arabi sunniti non vivranno più sotto il dominio di arabi sciiti e vorranno separarsi. Uno sfaldamento dell’Iraq secondo confessioni e etnie influenzerà la regione in generale, primi tra tutti la Turchia, l’Iran, la Siria e lo Yemen.

La Turchia e l’Iran come forze dello status quo sono contrari alla più piccola modifica per quanto riguarda lo status dei curdi. Il tutto arriva fino al punto che questi due Stati, nonostante grandi contraddizioni e conflitti su altre questioni, sul tema dei curdi e dello status quo nella regione sono amici e alleati.

Per queste ragioni un referendum nel Kurdistan sud non è né facile come si aspettava il KDP né è facile ingannare gli Stati regionali così facilmente.

Per questo la modifica dello status quo non è possibile ingannando le forze esterne ed interne, ma solo attraverso il rafforzamento dell’unità nazionale dei curdi e lo sviluppo della loro forza.

Questo editoriale è stato pubblicato in originale il 28.06.2017 con il titolo “Statü değişikliğinin ciddiyeti” sul quotidiano Yeni Özgür Politika.

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