Kobanê è stata liberata quasi quattro mesi dopo la rivolta del 6-8 ottobre. Questo periodo temporale è stato uno dei più sanguinosi della guerra contro le bande di ISIS. Ad ottobre 2014 tutti gli occhi erano puntati su Kobanê
Le bande di ISIS si stavano avvicinando alla città da sud, uccidendo centinaia di civili, decapitando chiunque catturavano. I combattenti non avevano posto per ritirarsi, nè volevano farlo. Essi dovevano combattere una guerra impossibile con una possibilità apparentemente minima di trionfare o di sopravvivere. La rivolta del 6-8 ottobre nel Kurdistan settentrionale è stata una delle più sanguinose rivolte della storia moderna del Kurdistan. La rivolta ha raggiunto il suo picco quando il presidente turco aveva dichiarato che “Kobane sta per cadere”.48 civili e due poliziotti sono stati uccisi a Diyarbakir, Mus, Batman, Antep , Van. Urfa, Siirt, Mardin, Bingöl, Istanbul, İzmir e Adana. Più di 700 persone sono rimaste ferite e 4.291 poste in detenzione.
Il contesto
Il 19 luglio 2012 la città del Rojava di Kobanê aveva dichiarato la sua autonomia. È stata seguita da Cizr ed Afrin. Era passato quasi un anno da quando era iniziata la guerra civile in Siria e la popolazione curda era preoccupata dalla crescita dei gruppi radicali terroristi come Al-Nusra, ISIS e di alcune fazioni dell’Esercito Libero Siriano. I curdi e altre gruppi etnici nei cantoni di Kobanê, Afrin e Cizire cantons sapevano che dovevano organizzarsi contro la minaccia dei gruppi radicali.
Dei tre Cantoni Kobanê era il più vulnerabile. Era circondato da ISIS e Al Nusra e aveva personale e una riserva limitate. La Turchia non stava solo imponendo un embargo contro il cantone di Kobanê, stava anche cooperando con ISIS e Al-Nusra per distruggere la rivoluzione del Rojava. Il 10 settembre 2014 ISIS ha avviato un attacco da sud del cantone. e aveva incominciato ad avvicinarsi rapidamente alla città. Migliaia di persone dei villaggi di Kobane avevano trovato rifugio nel centro della città.
Il 20 settembre il primo mortaio di ISIS aveva colpito il centro della città di Kobanê e ne aveva seguito un pesante fuoco di artiglieria. Centinaia di migliaia i civili avevano attraversato il confine e avevano lasciato la città. Come il primo giorno dell’Ottobre 2014, in città c’erano solo i combattenti delle YPG-YPJ e alcune centinaia di sostenitori.
Le ultime parole di Arin Mirkan
Poi un eroina della battaglia di Kobanê prese il palcoscenico. Il 5 ottobre una combattente curda Arin Mirkan corse verso le posizioni di ISIS nei pressi del colle di Minestur ,aprì il fuoco e alla fine si fece esplodere con una granata a mano. Diversi membri di ISIS rimasero uccisi nell’attacco e era stato un colpo psicologico per ISIS. Le sue ultime parole sono state: “Devo farlo per la mia gente. Ci incontreremo in un futuro in cui il nostro popolo e il leader saranno liberi”. Mirkan era stata una delle 15 combattenti delle YPG che avevano perso la vita quel giorno. E quel giorno è stato un punto di svolta fondamentale per la battaglia di Kobanê.
Dichiarazioni provocatorie di Erdogan
Il 6 ottobre c’erano state alcune proteste, in particolare a Diyarbakir e a Varto, un distretto della provincia di Mus. Ma la più violenta ondata di proteste giunse dopo le dichiarazioni di Erdogan ad Antep il 7 ottobre 2014. Fino ad allora Erdogan si era rifiutato di dare il permesso per il passaggio di rinforzi a Kobane e aveva ripetuto che il PYD, le YPG e le YPJ erano organizzazioni terroristiche. Ma una frase era stata più che sufficiente per accendere un fuoco che avrebbe poi richiamato decine di migliaia di persone nelle strade: “Kobane sta per cadere”.
Le parole di Erdogan hanno suonato la campana per i curdi nel Kurdistan settentrionale
La notte del 7 ottobre c’erano state violente proteste nelle città curde. Manifestanti arrabbiati avevano bruciato edifici governativi e assalito le stazioni della polizia a Diyarbakir, Diyarbakır, Muş, Van, Mardin, Batman, Siirt, Bingöl e Antep. La polizia e i soldati turchi si erano chiusi completamene nelle loro guarnigioni. La richiesta fondamentale dei manifestanti era l’apertura di un corridoio umanitario tra Cizre e Kobane in modo che i curdi sarebbero stati in grado di inviare rinforzi nella città assediata. Il leader curdo Abdullah Öcalan aveva rilasciato una dichiarazione il 9 ottobre, e aveva chiesto ai curdi di porre fine alla loro protesta e aveva dato l’ultimatum al governo dell’AKP. Öcalan aveva sottolineato che il processo di negoziazione sarebbe cessato se il governo dell’AKP non avesse agito contro l’assedio di ISIS a Kobanê. Nonostante le dichiarazioni di Ocalan lòe proteste erano proseguite per un altro giorno. L’esercito turco aveva dispiegato carri armati e veicoli nelle città dove il governo turco aveva dichiarato il coprifuco nella ragione curda.
Le conseguenze
Secondo le informazioni fornite dalla Direzione Generale della Sicurezza turca, si erano verificati 2.398 incidenti correlati alle proteste per Kobane in 36 città. 50 persone , inclusi due poliziotti erano stati uccisi durante la rivolta. Molti di loro erano stati uccisi dalle forze di sicurezza turche. Più di 700 erano rimaste ferite. La Coalizione Internazionale aveva incominciato a fornire sostegno aereo ai combattenti a Kobane a seguito delle rivolte. Con la rivolta Kobane era stata inserita nell’agenda internazionale. Le Nazioni Unite avevano chiesto alla Coalizione Internazionale di fare tutto quello che potevano per salvare Kobane. C’erano stati messaggi di sostegno dall’Unione Europea e dal consiglio d’Europa.
La liberazione
Kobanê era stata liberata almeno quattro mesi dopo la rivolta del 6-8 ottobre. Questo lasso di tempo è stato è stato uno dei più sanguinosi nella guerra contro le bande di ISIS. Nell’ottobre del 2014 con il sostegno della Turchia, le bande di ISIS si erano organizzate per assumere il controllo di almeno 2/3 della città. Ma alla fine del mese la Turchia era stata costretta a dare il permesso ai peshmerga curdi di trasferire armi pesanti a Kobanê. Questo era stato possibile solo grazie alla rivolta del 6-8 ottobre.
A Novembre il vento era cambiato e le forze curde avevano cominciato a guadagnare terreno contro ISIS. Dopo aver fallito ripetutamente gli attacchi contro il valico di confine, le forze di ISIS non erano state più in grado di proteggere le loro posizioni nel centro della città. Alla fine il 19 gennaio 2015 i combattenti delle YPG avevano pienamente riconquistato il colle di Minestur dove Arin Mirkan e altre 14 compagne avevano sacrificato la loro vita il 5 ottobre. E la città è stata pienamente riconquistata il 27 gennaio. Durante la battaglia di Kobane circa 1200 combattenti curdi e più di 100 membri delle FSA hanno perso la loro vita. Più di 2000 membri di ISIS sono rimasti uccisi.Il numero delle vittime civili non può essere verificato, ma l’Ammistrazione di Kobanê a quel tempo aveva indicato il numero a più di 400.
ANF