Dopo che il club calcistico della seconda lega Amedspor (Amedspor SK) il 31 gennaio 2016 (all’epoca ancora in terza lega) nella coppa turca aveva battuto la squadra Bursaspor di prima lega nella partita in trasferta per 2:1 ed era entrato nei quarti di finale, la Lega Calcio turca TFF aveva emesso una pena nei confronti del giocatore di Amedspor Deniz Naki.
Naki per via di una pubblicazione nei „social media“ veniva rimproverato di fare „propaganda ideologica”. Le sue dichiarazioni sarebbero state „non più conciliabili con lo spirito sportivo”, per questo la Lega Calcio turca lo ha escluso per complessivamente 12 partite. Inoltre Naki ha dovuto pagare una pena pecuniaria di 19.500 Lire turche.
Dato che i tifosi di Amedspor il 17 aprile 2016 durante la partitya tra Amedspor e Keçiörengücü di seconda lega avrebbero gridato „slogan di incitamento ideologici”, l’arbitarto ha deciso di togliere tre punti al club curdo.
Soran Haldi Mızrak e Neşet Girasun, avvocati della squadra Amedspor, hanno presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) per discriminazione di Naki per via delle sue opinioni e l’ingiusta pena comminata alla squadra.
CEDU fissa il termine entro il 1 marzo
La Corte Europea per i Diritti Umani ha confermato il ricorso e si aspetta una presa di posizione della Turchia entro il 1 marzo 2018.
La CEDU ha posto alla Turchia i seguenti quesiti:
Sono stati violati i diritti dei ricorrenti ai sensi del diritto fondamentale a un processo equo secondo l’articolo 6 della convenzione europea sui diritti umani?
Sono stati violati i diritti dei ricorrenti rispetto al diritto fondamentale alla libertà di espressione secondo l’articolo 10 della convenzione europea sui diritti umani?
C’è stata discriminazione nei confronti dei ricorrenti nonostante il divieto previsto all’articolo 14 della convenzione europea sui diritti umani?
I ricorrenti, come descritto nell’articolo 13 della convenzione europea sui diritti umani, hanno avuto il diritto a un reclamo efficace?
ANF
