Con tè e pasticcini il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel nel fine settimana ha ricevuto il suo „amico“, il Ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, nella sua città natale Goslar.Ma non si tratta di un „nuovo inizio“ nelle relazioni turco-tedesche come si è letto nei media. Sono piuttosto state rattoppate crepe superficiali nella fratellanza d’armi altrimenti in essere da 150 tra le classi dirigenti tedesche e turche.
Perché alla base di „differenze“, „problemi“, „tensioni“ e „escalation“ citate da Çavuşoğlu non c’erano profonde ragioni economiche o politiche nella relazione turco-tedesca. Erano piuttosto il risultato di un’escalation portata avanti dal Presidente turco dopo il fallito golpe del luglio del 2016 e alla vigilia del referendum sull’introduzione di una dittatura presidenziale per ragioni di politica interna per mobilitare il proprio seguito attraverso la polarizzazione e la proiezione di ostilità interna ed esterna.
Segnali di riconciliazione verso Ankara
Di questo era consapevole anche il governo tedesco che agli insulti con i quali Erdoğan ha dato della nazista alla cancelliera Merkel, ha risposto facendo spallucce con sorpresa. Solo a seguito della presa in ostaggio di giornalisti e attivisti per i diritti umani tedeschi sono seguiti avvertimenti più aspri rispetto ai viaggi [in Turchia] e il trattenimento di alcune spedizioni di armi. Minacce più rilevanti dei partiti di governo tedeschi nei confronti di Ankara si sono rapidamente rivelate come fracasso elettorale privo di sostanza. Il governo federale ha anzi mandato ad Ankara segnali concilianti, estendendo i divieti e le limitazioni nei confronti del PKK anche a simboli delle associazioni curdo-siriane YPG/YPJ e PYD e al diritto di manifestare per i curdi.
Tentativo di aggiustare il tiro
Ma il messaggio è arrivato. Perché a causa di un bilancio cronicamente in negativo, la Turchia è estremamente dipendente dal capitale estero. Il crollo della Lira, un tasso di inflazione intorno al dodici percento e l’aumento dei prezzi al consumo fanno apparire il terreno per Erdoğan in vista delle vicine elezioni nel prossimo anno sempre più scivoloso. L’attuale atteggiamento conciliatorio di Ankara nei confronti di Berlino, a fronte della situazione economica desolata della Turchia,
va inteso come un tentativo di aggiustare il tiro.
Erdoğan appare privo di alternative
Erdoğan per Berlino di certo non è il candidato dei desideri per la poltrona presidenziale ad Ankara, ma il regime dell’AKP attualmente sembra non avere alternative. Motivo di irritazione a Berlino sono l’imprevedibilità di Erdoğan, compresa la sua temporanea attenzione verso la Russia, e in particolare la sua politica polarizzante che sta portando la Turchia sull’orlo di una guerra civile. Così vengono messi in gioco la stabilità della Turchia come mercato, luogo di investimenti e per siti produttivi di circa 6000 imprese tedesche, come Paese fornitore di energia e come trampolino militare dell’occidente nel Vicino Oriente.
Non è la guerra contro i curdi a preoccupare il governo federale
Non le velleità dittatoriali di Erdoğan, ma al contrario la crescente incapacità dell’AKP di estendere la sua egemonia all’altra metà della popolazione, appaiono essere un ostacolo per gli interessi economici, politici e geopolitici del capitale tedesco in Turchia. E non è la guerra contro i curdi a preoccupare il governo federale, ma piuttosto l’incapacità del regime dell’AKP di arginare la rivolta curda cresciuta ormai ben oltre i confini nazionali.
Grandi prospettive sul Tigri e sull‘Eufrate
Nell’anno 1902 Paul Rohrbach, il noto stratega coloniale e propagandista del progetto della ferrovia di Bagdad scrisse che: „Solo e soltanto una Turchia forte politicamente e militarmente“ può rendere possibili per la Germania, „le grandi prospettive che si offrono per ingrandire il nostro patrimonio nazionale e il nostro bilancio economico nei Paesi del Tigri e dell’Eufrate“. „Per una Turchia debole non un centesimo, per una forte tanto quanto si desidera.“
Silenzio tedesco sul genocidio degli armeni
Sotto l’alto comando della Germania i soldati turchi hanno combattuto e sono morti nella Prima Guerra Mondiale per le fantasie di potere mondiale del Kaiser tedesco e del capitale finanziario. In cambio il governo del Reich tedesco ha taciuto quando il regime dei Giovani Turchi ha sfruttato lo stato di guerra nel proprio Paese per l’eliminazione degli armeni. „Il nostro unico obiettivo è di tenere la Turchia al nostro fianco fino alla fine della guerra, non importa se per questo gli armeni periranno o meno“, fu la linea dettata dal cancelliere del Reich Theobald von Bethmann Hollweg.
Si marcia di nuovo in sintonia
Nell’orientamento strategico dell’imperialismo tedesco formulato oltre 100 anni fa, fino ad oggi non è cambiato niente. Non democratizzazione o diritti umani, ma stabilità e sicurezza degli investimenti di capitale sono ciò che il governo federale chiede alla Turchia.
È questo che Gabriel ha spiegato al suo omologo turco Çavuşoğlu. Quale sia il prezzo che le forze democratiche in Turchia e gli oppositori in esilio in Germania dovranno pagare perché le classi dominanti dei due Paesi possano ritrovare la sintonia del passo militare, lo riveleranno le prossime settimane.
Attentato a Deniz Naki
Se non altro prossimamente potrebbe essere liberato il giornalista di „Die Welt“ Deniz Yücel che da quasi un anno viene trattenuto in carcere in Turchia senza alcuna imputazione specifica. Questa è la condizione indicata da Gabriel per verificare lo sblocco di esportazioni di armamenti trattenute. Mentre quindi uno dei Deniz ha motivo di avere un cauto ottimismo, l’altro Deniz si è trovato in pericolo di vita. Sono stati sparati dei colpi contro l’auto del capitano della squadra Amedspor Deniz Naki sull’autostrada nei pressi di Aquisgrana. Il sospetto del calciatore perseguitato in Turchia come „terrorista“per il suo impegno contro la guerra in Kurdistan che si sia trattato di un attentato con motivazioni politiche è ovvio.
Avanti così!
Per il numeroso esercito di Erdoğan fatto di migliaia di agenti, spie, troll e picchiatori ottomani in Germania, dal tè a Goslar è partito un segnale in particolare: avanti così! Non avete nulla da temere finché andranno bene i profitti nel business Turchia per Siemens, Deutsche Bank, Rheinmetall & Co.
Nick Brauns
YENI ÖZGÜR POLITIKA
NOTA DELLA REDAZIONE DI RETE KURDISTAN ITALIA:
Anche se questo articolo riguarda la Germania e in particolare i rapporti del governo tedesco con quello turco, abbiamo ritenuto valesse la pena di pubblicarlo, dato che anche il governo italiano ha responsabilità dirette, concrete e non di secondo piano non solo nella vicenda di Abdullah Öcalan, ma anche perché intrattiene correntemente con il governo Erdogan relazioni economiche di grande rilevanza, anche attraverso il gruppo industriale del settore degli armamenti Leonardo-Finmeccanica di cui il governo italiano è azionista.
Ricordiamo infine che una recente indagine della BBC ha seguito il percorso di armi prodotte dalla sede sarda di un’impresa bellica tedesca che sono state vendute all’Arabia Saudita e poi usate contro obiettivi civili in Yemen.
Va infine detto che, seppure con peso e specificità diverse, tutti i governi dei Paesi europei sono corresponsabili del fatto che la Turchia possa continuare indisturbata sia la sua sporca guerra contro il popolo curdo in Turchia e all’estero che la costruzione di una dittatura fascista al proprio.