Rassegna Stampa

Ostaggio di Erdogan

Terrorismo di Stato in Turchia, sostegno dalla RFT: a Istanbul continua il processo spettacolo con l’oppositore di sinistra Selahattin Demirtas-  È passato un anno da quando Selahattin Demirtas sarebbe dovuto essere sul palco della Conferenza Rosa-Luxemburg a Berlino. Non è successo. Perché unità speciali della polizia turca hanno arrestato il Co-Presidente del partito di opposizione curdo-turco di sinistra HDP poco prima della sua partenza per Berlino- Demirtas, da tempo uno dei più noti esponenti della resistenza contro la dittatura di Erdogan è stato accusato di appartenenza a una »organizzazione terroristica«, al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che lotta per i diritti della minoranza curda. Un pretesto per mettere il critico a tacere.

Il processo a Istanbul era iniziato ai primi di dicembre, venerdì, 14 mesi dopo il suo arresti, Demirtas per la prima volta è stato davanti a un giudice. L’udienza è durata appena due ore, poi il caso è stato rinviato al 17 maggio 2018. Il ritardo di processi politici è una tecnica ampiamente diffusa in Turchia: L’imputato spesso rimane per molti mesi, a volte per anni, in carcerazione preventiva, rinchiuso e senza il carattere pubblico di un processo.

Lo status giuridico di Demirtas somiglia a quello di una vittima di sequestro, dice il rappresentante europeo dell’HDP. »Finora non è stato nemmeno preparato un atto di accusa contro il Co.Presidente. Anche se è un parlamentare, senza alcuna base giuridica è stato preso in ostaggio su ordine del Presidente«, ha detto Eyüp Doru venerdì a junge Welt, lui stesso perseguitato politico in Turchia.

È del tutto evidente che la Turchia sotto Recep Tayyip Erdogan, così Doro, non è un Paese democratico. »Solo un regime dittatoriale arresta deputati e sindaci eletti e li sostituisce con inviati del partito di governo. Solo in regime dittatoriale rinchiude migliaia di sindacalisti, rappresentanti di organizzazioni della società civile, accademici e impiegati o impone loro il divieto di accesso ai pubblici uffici.«

Insieme a Demirtas, all’epoca non ancora incarcerato, aveva ammonito il governo, nella fattispecie il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel, rispetto allo scivolamento della Turchia verso una dittatura, così Doru. »Ma è palese che Berlino ignora l’arresto ingiustificato dei nostri parlamentari e la perdita di indipendenza della giustizia.«

In Berlino non sembra solo molto distante dall’aumentare la pressione sulla Turchia. Viene piuttosto perseguita una »normalizzazione« delle relazioni bilaterali. »Già quando nella primavera del 2016 centinaia di civili che avevano cercato un rifugio nelle cantine della città curda di Cizre sono stati bruciati vivi dalle forze speciali dell’esercito, questo non ha suscitato in alcun modo l’interesse del governo federale«, ricorda la deputata della Linke Ulla Jelpke. »Dopo una temporanea irritazione per via di giornalisti tedeschi in carcerati, il Ministro degli Esteri Gabriel per calmare le onde organizza un tè con il suo omologo turco Cavusoglu.«

Jelpke non crede che la linea morbida e conciliante con la dittatura di Erdogan in una eventuale nuova edizione della Große Koalition possa cambiare. »Al contrario, il sostegno ai crimini di Erdogan andrà avanti, in effetti si delinea il fatto che SPD e Union vogliano aiutare il dittatore ancora di più.«

Selahattin Demirtas stesso già all’inizio della sua carcerazione non aveva illusioni che appelli allo Stato tedesco potessero ottenere qualcosa. Ma, così nel suo saluto alla Conferenza Rosa-Luxemburg dello scorso anno, c’è un modo per mettere fine al terrorismo di Stato: »Se uniamo le nostre forze vinceremo.«

 

Peter Schaber

Junge Welt

 

Nota della redazione di Rete Kurdistan Italia:

Per dare conto dei risvolti concreti del riavvicinamento del governo tedesco alla dittatura turca, segnaliamo che ieri mattina ad Amburgo è stata perquisita la sede dell’associazione culturale curdo-tedesca a St. Georg. Nel pomeriggio si svolta una conferenza stampa dell’associazione nella quale l’operato della polizia è stata condannata con forza come „cortesia nei confronti di Erdoğan“.

I locali sono stati aperti con la forza nelle prime ore del mattino con un grande schieramento di polizia. Un addetto alle pulizie casualmente presente nell’edificio e che non ha alcun rapporto con l’associazione, è stato invitato dalla polizia a fare da testimone durante la perquisizione. Motivo del raid finalizzato a “individuare prove”, sarebbe stata una bandiera con l’immagine di Abdullah Öcalan esibita mesi fa in occasione di una manifestazione.

Secondo Yavuz Fersoğlu della direzione del „Centro Sociale Democratico delle Curde e dei Curdi in Germania e.V.“ (NAV-DEM), la repressione statale nei confronti di associazioni curde non è una novità, ma avviene su base quotidiana. Ma la perquisizione dell’associazione curda a pochi giorni dopo l’attentato contro Deniz Naki indica la variante tedesca con la quale viene proseguita la politica di Erdoğan. „Non lo tollereremo, Procederemo politicamente e a livello legale contro questa politica di criminalizzazione.“

Al termine della conferenza stampa è stato annunciato che sabato alle ore 13.00 ad Altona si terrà una manifestazione con la parola d’ordine „Fermate il fascismo in Turchia“.

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