La Turchia ha registrato il più netto declino della libertà nel mondo nel 2018 secondo un nuovo rapporto, e il suo status è stato declassato da “parzialmente libero” a “non libero”. Freedom House ha rilasciato martedì (oggi ndr) il suo rapporto 2018 ed ha esaminato lo stato delle cose in Turchia per tutto l’anno precedente. Ha spiegato che il cambio di status è stato a causa dei diritti politici e delle libertà civili che hanno visto un netto declino attribuito a un “ referendum costituzionale profondamente sbagliato che ha centralizzato il potere nella presidenza.
Il Rapporto ha menzionato che “la sostituzione di massa di sindaci eletti” con commissari designati da Ankara, la “l’azione giudiziaria degli attivisti dei diritti e altri nemici percepiti dallo Stato” e le continue “epurazioni dei dipendenti pubblici”, hanno contribuito ad un senso di insicurezza e di autocensura.
Uno stato di emergenza è stato dichiarato nel 2016 dopo il famigerato fallito colpo di stato contro il presidente turco Recep Tayyip Edogan. È stato successivamente esteso ogni tre mesi e ha permesso al governo di “legiferare attraverso decreti”.
La repressione è proseguita per tutto il 2017, con migliaia di persone arrestate e incarcerate, ed in alcuni casi, scomparse. La condizione della rete e della libertà di stampa in Turchia è rimasta negli utlimi due anni “non libera”.
Lo stato della rete e della libertà di stampa in Turchia è rimasta negli ultimi due anni “non libera”, con le libertà civili classificate come le più basse nel paese nel paese che attualmente è concentrato nella lotta che Ankara descrive come “minaccia terrorista ai propri confini”, riferendosi al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e agli alleati siriani delle Unità di protezione del popolo (YPG).
La Turchia ha registrato il peggior calo nell’ultimo decennio di 34 punti in termini di libertà di stampa, con la Repubblica Centrafricana arrivata seconda, e ora segna solo un punto sopra l’Iraq.