Offensiva turca aerea e terrestre contro il cantone curdo nel nord della Siria. Ritirati gli osservatori militari russi. L’esercito turco nel fine settimana ha iniziato un attacco su larga scala sul cantone autogovernato di Afrin nell’estremo nordovest della Siria. Obiettivo dell’operazione »Ramo d’Ulivo« sarebbe di ripulire una »zona di sicurezza« larga 30 km lungo il confine della Turchia da »terroristi«, ha dichiarato domenica il Primo Ministro turco Binali Yildirim. L’attacco è mirato contro le Unità di Difesa del Popolo/delle Donne (YPG/YPJ), sotto la cui protezione la regione abitata in prevalenza da curdi finora è stata risparmiata dalla guerra e negli ultimi quattro anni è riuscita a creare un autogoverno basato sulla democrazia dei consigli.
A seguito di fuoco di artiglieria 72 aerei da combattimento turchi sabato pomeriggio hanno bombardato oltre 100 obiettivi. Sono stati colpiti tra l’altro il centro della città di Afrin e un campo profughi. Nell’attacco hanno perso la vita sette civili e tre combattenti delle YPG.
Accompagnata dagli attacchi aerei, domenica è iniziata l’offensiva via terra dal confine turco e dalla parte occupata dalla Turchia della regione siriana di Sheba contro il territorio curdo. Le truppe di invasione hanno incontrato la strenua resistenza delle YPG nella zona di confine. Secondo quando riferito dalle YG sono stati distrutti cinque carri armati turchi. Secondo quanto riferito dai media turchi, sono entrati in azione anche carri armati »Leopard II« forniti dalla Germania. All’ingresso partecipa l’ »Esercito Siriano Libero« (ESL), nelle cui file si trovano ex appartenenti a Al-Qaeda e »Stato Islamico«.
Il Presidente siriano Bashar Al-Assad domenica ha definito la »brutale aggressione« della Turchia contro Afrin »sostegno al terrorismo«. Senza permesso delle grandi potenze un attacco del genere non sarebbe possibile, ha invece detto il comando supermo delle YPG accusando la Russia di »complicità criminale« con Ankara. Sabato osservatori militari russi si sono ritirati dalla regione per »non esporre a rischi la vita e la salute di soldati russi«, come ha fatto sapere il Ministero della Difesa russo. Mosca vuole costringere Afrin a sottomettersi al regime a Damasco, si dice invece nell’area delle YPG.
Il Presidente russo Recep Tayyip Erdogan domenica ha minacciato il Partito Democratico dei Popoli (HDP) di pesanti conseguenze se dovesse chiamare i suoi sostenitori a scendere in piazza contro la guerra. Nella metropoli dell’Anatolia del sud, Diyarbakir, la polizia ha assaltato la sede dell’HDP per impedire una conferenza stampa. Intanto il capo dell’operazione Kemal Kilicdaroglu parlando con il quotidiano Hürriyet ha promesso il pieno sostegno del partito socialdemocratico kemalista (CHP) per la guerra di aggressione.
L’ente religioso Diyanet, del quale fa parte anche l’associazione islamica DI TIB in Germania, ha dato istruzioni a tutte le moschee di leggere prima di ogni preghiera la cosiddetta Sura della conquista. Parla di guerra, conquista e bottino presso »infedeli«.
»La nostra unica opzione è la resistenza«, ha dichiarato la co-Presidente del governo cantonale di Afrin, Hevi Mustafa, dopo l’inizio degli attacchi. »Non permetteremo alcuna occupazione turca su suolo siriano«. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza nel fine settimana in molte città europee per dimostrare la loro solidarietà con la regione abitata da curdi.
di Nick Brauns